La Funzione pubblica Cgil lancia l’allarme sulla carenza di assistenti sociali nella gestione delle sospensioni del reddito di cittadinanza. «Il governo ha deciso – scrive il sindacato in una nota – di lasciare senza reddito 160mila famiglie e di scaricare gli effetti di questa scelta sul personale, in particolare sui servizi già molto in difficoltà, degli enti locali. Si tratta di un atto profondamente sbagliato. Soprattutto nel Meridione si rischia letteralmente l’esplosione di una bomba sociale. Gli assistenti sociali che mancano, secondo una nostra elaborazione, sono almeno 15.000, sui 30mila totali che sarebbero necessari».
La mancanza di copertura – sottolinea la Fp-Cgil – «si attesta, dunque, intorno al 50%. Da oggi al 2030 il personale complessivo dei servizi sociali diminuirà di 10.000 unità, compresi amministrativi, psicologi, educatori e altre figure. Le risorse finalizzate alle assunzioni ci sono, ma sono stati spesi solo il 40% degli stanziamenti messi a disposizione degli ambiti territoriali sociali per raggiungere il Livello essenziale di prestazioni sociali (Leps) di un assistente sociale ogni 5.000 abitanti, con enormi differenze territoriali, secondo i dati del ministero del lavoro».
«Nelle Regioni del Sud – conclude la nota – si partiva con criticità maggiori ma i fondi messi a disposizione sono stati spesi meno proprio in quelle Regioni che avevano ancor più bisogno di potenziare i servizi. Anche per questo ribadiamo la necessità di investire in un Piano straordinario per l’occupazione pubblica che metta in sicurezza i servizi pubblici e garantisca le risposte ai cittadini».