La globalizzazione, le politiche economiche e monetarie mondiali hanno messo in crisi le aziende europee, un dato di fatto che la Bce conferma con gli ultimi dati relativi alle imprese finanziariamente deboli. Nella zona euro il tasso di precarietà aumenta e, tra i quattro grandi Paesi, l’Italia e la Germania registrano la quota più alta di aziende vulnerabili (9%).
In entrambi i Paesi si è «osservato di recente un aumento notevole di tale quota, che riflette quella, relativamente elevata, delle imprese industriali». Nel secondo e terzo trimestre del 2023 l’indice delle dichiarazioni di fallimento nell’Eurozona ha superato i livelli pre-pandemia, raggiungendo il livello più elevato dal 2015, quando l’indicatore Ue è stato reso disponibile per la prima volta.
“I governi dovrebbero continuare a revocare le misure di sostegno connesse alla crisi energetica per evitare di sospingere al rialzo le pressioni inflazionistiche a medio termine”, scrive la Bce nel suo ultimo bollettino mensile. Per Francoforte, bisogna portare avanti “politiche strutturali e di bilancio” che abbiano “l’obiettivo di accrescere la produttività e la competitività dell’economia dell’area dell’euro e ridimensionare gradualmente gli elevati rapporti tra debito pubblico e Pil”.