Mentre il governo delle destre e TeleMeloni ci raccontano un giorno sì e l’altro pure che la barca va, anzi veleggia col vento in poppa, il 58esimo rapporto del Censis, pubblicato oggi, ci mostra un’Italia sempre più in difficoltà, triste, sfiduciata, a tratti disperata.
Qualche dato. Negli ultimi vent’anni i redditi degli italiani sono calati mediamente del 7% e la ricchezza pro-capite è scesa del 5,5%. Quella della classe media, s’intende, perché i ricchi sono sempre più ricchi, il numero dei miliardari è aumentato del 10% nell’ultimo anno e il loro patrimonio del 23%, sfiorando i duecento miliardi di euro.
Per gli altri, su tasso di occupazione e stipendi rimaniamo agli ultimi posti in Europa, con forti disparità tra le paghe degli uomini e quelle delle donne (inferiori in media del 30%) e con un aumento del precariato che dispensa contrattini da fame ai nostri giovani. Non è un caso se negli ultimi 10 anni 352mila giovani, di cui il 37% laureati, sono espatriati per cercare un lavoro decentemente retribuito e migliori condizioni di vita. Più della metà di quelli che restano (il 51,8%) soffrono di stati d’ansia o depressione, e un terzo sono vittima di attacchi di panico o disturbi del comportamento alimentare.
A crescere sono soprattutto le disuguaglianze, la sfiducia (l’85,5% degli italiani è convinto che ormai sia molto difficile risalire la china) e l’ignoranza. Gli italiani leggono poco (oltre la metà non ha letto nessun libro nell’ultimo anno e la media, che pure è in crescita, è di sette libri pro-capite), i lettori di quotidiani negli ultimi 15 anni sono scesi dal 67,0% al 22,0%, la maggioranza si informa alla tivù, in rete e sui social. La conseguenza è che la metà della popolazione ignora che Benito Mussolini sia stato arrestato nel 1943, un italiano su quattro pensa che Giuseppe Mazzini sia stato un personaggio politico della prima Repubblica, uno su tre non conosce l’anno dell’Unità d’Italia, mentre il 28,8 per cento tra gli intervistati dal Censis ignora quando sia entrata in vigore la Costituzione.
In compenso, più della metà, il 57,4%, ha paura di chi è portatore “di regole e abitudini contrastanti con il nostro stile di vita”, il 38,3% si sente minacciato dall’immigrazione e tra il 20 e il 30% considera con ostilità gli omosessuali e chi professa un’altra religione.
Per molti, soprattutto giovani, il patrimonio delle generazioni passate è l’unico baluardo nei confronti di un sistema che offre una protezione sempre meno importante nei confronti delle malattie e della vecchiaia. Negli ultimi dieci anni la spesa sanitaria privata pro-capite ha registrato un balzo del 23% e il 62,1% degli italiani ha dovuto rinviare almeno una volta un accertamento o una visita specialistica perché le liste di attesa erano troppo lunghe, e l’alternativa privata troppo costosa. Il 75,7%, poi, pensa che non avrà una pensione adeguata, un tasso che tra i più giovani sale all’89,8%.
Intanto la povertà aumenta. I poveri assoluti, cioè le persone che “non possono permettersi le spese minime per condurre una vita accettabile” (mediamente significa un reddito medio da 1.150 euro in giù per una famiglia di due persone) , sono 5,7 milioni (il 9,7% della popolazione) e il 27% degli italiani è a rischio di diventarlo.