Nucleare: non si sa dove seppellire le scorie
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Nucleare: non si sa dove seppellire le scorie

500 tonnellate di plutonio radioattivo depositate in tre continenti, frutto della corsa agli armamenti dei due blocchi negli ultimi decenni del XX secolo.

Nucleare: non si sa dove seppellire le scorie
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redazione Modifica articolo

11 Maggio 2012 - 10.28


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La corsa agli armamenti del XX secolo è finita, ma le conseguenze sono ancora a portata di mano, purtroppo. Ce abbastanza plutonio per costruire centomila bombe nucleari, sufficienti a far esplodere il pianeta, luna compresa, ed avvolgere quel poco che resta in una coltre radioattiva per qualche milione di anni. Secondo il Comitato Internazionale dei Materiali Fissili (quelli cioè derivati da processi di fusione nucleare), il potenziale delle 500 tonnellate di plutonio radioattivo depositate in tre continenti.

Secondo una ricerca pubblicata su Nature di questa settimana, la soluzione sta nel trovare un posto dove seppellire il tutto. Così infatti sostengono i fisici Frank von Hippel e Richard Garwin insieme agli scienziati ambientali Rodney Ewing e Allison Macfarlane, secondo i quali il plutonio, trasformato in dischi di ceramica, potrebbe essere calato in fondo a pozzi scavati nella profondità della terra o in caverne naturali altrettanto profonde.

In realtà ci sono anche delle alternative, la Gran Bretagna infatti sta seguendo l’esempio della Francia e pensa di trasformare le sue 100 tonnellate di plutonio in MOX, un combustibile nucleare che combina ossidi di uranio e plutonio. Di contro c’è che il prodotto che si ottiene è difficile da gestire ed il processo di lavorazione costa moltissimo. L’anno scorso Londra ha speso 2,3 miliardi di dollari ma il tentativo di trasformazione si è concluso con un sostanziale fallimento.

Gli Stati Uniti dichiarano di avere in stock 34 tonnellate di plutonio e di avere investito 13 miliardi di dollari per trasformarlo in MOX, utilizzandolo in un impianto nel Sud Carolina. 126 dovrebbero essere invece le tonnellate prodotte dall’Unione Sovietica dagli anni 50 fino al 1995. Il resto è in Cina, India , Pakistan e Giappone che pur non avendo ordigni nucleari sul suo territorio, ha prodotto con le sue centrali, l’ultima spenta da qualche giorno, circa 50 tonnellate di plutonio 239.

Un’altra opzione è quella di usare il plutonio per alimentare i così detti ‘reattori veloci’. Il problema qui però è che per raffreddarli non basta l’acqua ma ci vuole il sodio liquido, una sostanza che a contatto con l’aria o con l’acqua brucia. Da qui una serie di problemi di gestione che ne sconsigliano l’uso. Alla fine l’unica soluzione è quello della sepoltura in luoghi ‘sicuri’, che naturalmente nessuno vuole. ‘Not in my backyard’ e su questo, tutti sono d’accordo.

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