La Piana di Campaegli, storia di un parco naturale da salvare
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La Piana di Campaegli, storia di un parco naturale da salvare

Un comitato sta conducendo una battaglia contro una delle tante cementificazioni e speculazioni edilizie previste in una delle poche aree Bene Comune incontaminate.

La Piana di Campaegli, storia di un parco naturale da salvare
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9 Luglio 2013 - 21.55


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di Giuliano Girlando

 
Il Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini è la maggiore Area Naturale Protetta del Sistema dei Parchi e delle Riserve Naturali della Regione Lazio, con cime che superano i 2100 metri. Il territorio del Parco dei Monti Simbruini ricade su 7 comuni, a cavallo tra le provincie di Roma e Frosinone.

E nella piana di Campaegli un comitato sta conducendo una battaglia contro una delle tante cementificazioni e speculazioni edilizie previste in area Zps, una delle poche aree Bene Comune incontaminate. Con un video inchiesta la storia che viene denunciata dal comitato ha inizio con un progetto di istituzione di nuove piste di sci, realizzate nel 2012, e che sono diventate nel 2013 strade imbrecciate, integrate inoltre da una recente richiesta di tagli boschivi.

I tagli boschivi in zona Zps o Sic vanno solo fatti per motivi gestionali, cioè che ricadono solo nella spiegazione ecologica del sito. In zona Zps o Sic non si fanno tagli per motivi economici, ma solo per motivi gestionali. Il bene placito lo dovrebbe dare il Comune, che ricade in comunità montana.

Se i tagli superano il 30% della superficie, interviene la Regione tramite Via (che deve giustificare la motivazione bioecologica gestionale). Bisogna vedere se il piano di taglio riporta questo fatto che sono al 30% o sotto il 30%. Sempre però deve rientrare il fatto che si taglia in Zone della Direttiva Habitat.

Solo per motivi bioecologici gestionali e non per motivi economici. L’appello di Gisella Venditti, attivista del comitato, è una vera e proria denuncia: ”Il vasto parco carsico della Piana di Campaegli rischia di scomparire per sempre. Si tratta di un’area parco naturale in quota che corre il rischio di cambiare destinazione: edifici commerciali con ampi parcheggi e piste di sci di fondo agonistiche”.

“Politicamente e storicamente – ha detto – ha sempre rappresentato un’aspirazione per i 2 comuni, di riferimento come produzione agricola per Cervara, come futura area turistica intensiva per Subiaco. E negli anni 70 si tentava di costruire una strada che si estendesse dal monte di Subiaco (Campo dell’Osso) oltre i confini dell’autorità della cittadina capofila, e divenisse impianto territoriale che facesse convergere Cervara, Campaegli e Campo Castell’Amato sui Monti del Livata”.

E continua: “Di fatto i suoli agricoli e verdissimi di origine carsica fanno di questo territorio l’ambiente ideale per una moderna riviviscenza di produzione agricola e pascoliva, per alleggerire l’iniziativa già realizzata dei residence di Campaegli (110 mila mc edificati in quota, 800 abitazioni ancorasenza servizi primari).L’aggressione a questo territorio è quindi da 4 decenni molto forte. Dapprima furono posti vincoli ministeriali (Agricoltura e Foreste) di parco attrezzato inedificabile”.

“Ora l’area dà l’impressione di essere in attesa di essere edificata. L’ultima proposta in ordine di tempo è quella del sindaco di Cervara di Roma che ha voluto rendere edificabili, per nuovi alloggi e attività commerciali, alcune decine di ettari in piena montagna pregiata. Un ennesimo e ingiustificato consumo di suolo protetto Zps, ad alto valore paesaggistico”.

I cambi di destinazione d’uso proposti e avallati dal’ente regionale e Regione Lazio parlano di motel, alberghi, locali commerciali, per regalare non si sa a chi un premio per non avere mai realizzato le opere di urbanizzazione e appianare i debiti a spese della collettività, che sta pagando le opere.

Si profilano quindi sulle piante strade e parcheggi nel parco. La proposta di ristabilire la vocazione agricola sul parco carsico si basa sui valori ancora presenti in un territorio che possiede beni pubblici culturali, storici e paesaggistici di valore.

Forte è inoltre il rapporto di questo territorio con Roma Capitale. Vincolato da decine di leggi locali, nazionali, europee, prioritario rimane il vincolo dato nel 1973 dal Ministro Agricoltura e Foreste e la clausola di risoluzione: ove non si realizzasse il progetto entro 15 anni, il territorio ritornerà al cedente e tornerà ad essere agricolo.

I confini tra parco naturale attrezzato e area agricola sono quindi ininfluenti, purchè l’area non perda con l’edificabilità quella caratteristica di legame con i beni culturali rappresentati dai borghi e dai piccoli centri, i quali vengono valorizzati dai vincoli di tutela e conservazione nella valorizzazione, della montagna in quota chiamata Piana di Campaegli.

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