Sardegna, pale eoliche nei terreni agricoli e siti archeologici
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Sardegna, pale eoliche nei terreni agricoli e siti archeologici

Intervista a Pier Franco Devias, filosofo e indipendentista sardo dopo l’assemblea pubblica di Orani sul progetto della centrale eolica. [Giovanna Casagrande]

Sardegna, pale eoliche nei terreni agricoli e siti archeologici
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26 Marzo 2014 - 15.37


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di Giovanna Casagrande

Sono passate due settimane dall’assemblea pubblica tenutasi ad Orani e che ha visto un confronto fra Gamesa Energia Italia S.p.A. e popolazione sulla opportunità di realizzare il progetto che prevede una centrale eolica in un territorio che ospita attività agricole, siti archeologici e varietà floro-faunistiche che risentirebbero negativamente dell’impatto ambientale.

Pier Franco Devias lei era presente il giorno in cui i cittadini di Orani hanno espresso la totale contrarietà al progetto del parco eolico, anche il sindaco della cittadina ha letto un documento in cui esprimeva il dissenso nonostante Gamesa abbia avuto un lasso di tempo per poter valutare la fattibilità del progetto, svelando che la società abbia beneficiato di autorizzazioni a insaputa della comunità. Lei pensa che la comunità oranese supportata dall’amministrazione abbia la capacità di respingere il progetto sulla realizzazione del cosidetto parco eolico?

Io credo che la comunità oranese possa vincere questa battaglia se non viene lasciata sola. Mi spiego. Una multinazionale che pretende di costruire un parco eolico in un territorio non si muove da sola: ha dalla sua parte la forza del ricatto economico su territori che hanno la disoccupazione alle stelle, e si fa forte delle leggi europee, di quelle italiane e per giunta di quelle sarde, come ad esempio accadrà sempre più nei prossimi mesi a causa del Piano Energetico, che Cappellacci ci ha lasciato come ultimo atto del suo mandato. Allora è bene che in questa lotta ìmpari la comunità oranese venga sostenuta innanzitutto dalle popolazioni dei territori circostanti. E’ necessario che tutte le organizzazioni che difendono i diritti dei cittadini, da quelle indipendentiste a quelle in difesa dell’ambiente, facciano sentire la loro presenza. Una presenza reale, concreta, tangibile, non fatta con i soliti comunicati di solidarietà sul giornale o su internet a cui non segue alcuna attività. Con un vasto coinvolgimento popolare questa battaglia si potrà vincere, ne sono certo.

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Secondo lei è corretto che una multinazionale possa intraprendere delle consultazioni con soggetti privati per l’acquisizione dei terreni utili a realizzare progetti che coinvolgono tutta la comunità?

E’ assolutamente scorretto dal punto di vista morale, dal punto di vista del rispetto della dignità delle comunità ed è addirittura un oltraggio offensivo nei confronti del nostro diritto ad essere sovrani sulla nostra terra di Sardigna. Tuttavia dal punto di vista giuridico vigente è corretto, nel senso che possono fare ciò che hanno fatto, perché oramai basta accampare la storiella della “Pubblica Utilità” e qualsiasi diritto cade davanti ad essa. Ecco, in questi soprusi alla nostra dignità si evidenzia ciò che intendo quando parlo del fatto che siamo sottoposti a due leggi: una è quella sarda, fatta di consuetudini e di una interpretazione precisa del giusto e dell’ingiusto, l’altra è quella degli invasori, la legge del denaro che può comprare tutto e tutti, fatta di sopruso, ingiustizia, imposizioni violente e logiche mafiose. Fondamentalmente la politica in Sardigna si divide su due soli aspetti: tra chi difende una legge e chi difende l’altra. Noi difendiamo la legge sarda, senza dubbio. Gli altri… vedete bene cosa hanno sempre fatto i partiti italiani alla Regione e i loro alleati collaborazionisti.

Lei ha fatto richiesta di una moratoria per tutti i nuovi impianti eolici, fotovoltaici, biomasse, invitando la Regione a una valutazione di impatto socio-economico dei territori interessati, le amministrazioni locali che ruolo hanno in tutto ciò?

La proposta del Fronte Indipendentista è quella di fermare immediatamente questa folle corsa alla speculazione energetica, al fine di ridiscutere a fondo questo fenomeno e valutare l’utilità che esso ha per gli interessi del popolo sardo. Abbiamo necessità di costituire un Piano Energetico Sardo, come proponiamo da tanto tempo, che sia equilibrato e offra la possibilità di una produzione energetica capillare, popolare, democratica, dove i cittadini abbiano non solo voce in capitolo ma un peso determinante. In questo le amministrazioni locali devono avere un peso enorme, perché sono loro che vivono nei territori, loro ascoltano in maniera diretta le necessità della gente e sono loro che rappresentano il diretto interessato alla difesa del territorio. Anche se oggi non è sempre così, purtroppo, e sono tanti i casi di rappresentanti locali che svendono, in cambio di un piatto di lenticchie e due specchietti, la terra e il patrimonio inestimabile lasciato dai loro padri. Noi rappresentiamo una Sardigna nuova, e intendiamo andare a governare nei territori anche per cambiare questo stato di cose, per dimostrare che c’è ancora qualcuno che vuole difendere la Sardigna senza se e senza ma.

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Come spiega che, a parte la presenza di singoli cittadini di Nuoro, l’unica forza politica presente a Orani era Fronte Indipendentista Unidu?

Non so, io non parlo per gli altri. Per ognuno parlano le proprie azioni, per chi non c’era parla la propria assenza, per noi che c’eravamo (e ci siamo) parla la nostra presenza al fianco del popolo sardo, parla la nostra volontà di difendere gli interessi della nostra nazione. Anche a elezioni regionali terminate, a differenza di tanti altri che fanno i paladini solo in periodo elettorale e poi spariscono.

La cronaca recente ha visto Orani protagonista in negativo non solo per il parco eolico, per la crisi del Museo Nivola, ma tanti centri del nuorese soffrono le stesse situazioni che evidenziano , da parte della politica nuorese, la dismissione di una severa tutela del patrimonio storico, ambientale, culturale, quali sono le proposte di Fronte Indipendentista Unidu per rimettere al centro della politica l’interesse collettivo?
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Non si può rimettere l’interesse collettivo al centro di certa politica, la politica degli amici e dei parenti, la politica della speculazione e dell’asservimento agli interessi di chi rifila le bustarelle. Quella politica non potrà mai avere al centro dei suoi interessi il bene collettivo, perché campa e cresce solo sull’interesse particolare a danno del collettivo. Non si può riformare: bisogna cacciarla dal nostro Paese e rimandarla da chi li paga!
Di contro a questa politica c’è la lotta del Fronte, fatta di proposte di ricostruzione armonica della nostra economia, di un nuovo tipo di sviluppo basato sull’equilibrio e sulla valorizzazione delle nostre risorse. Non possiamo, d’altra parte costruire sviluppo economico tralasciando la valorizzazione dell’ambiente, che può diventare uno dei nostri punti di forza se lo si sa destinare alla fruizione e non al saccheggio o peggio allo stupro. Il rapporto tra un’economia compatibile con i territori e la valorizzazione dell’ambiente si completa con una reale rivalutazione della cultura (in tutti i suoi aspetti), che non deve più essere né disprezzata e derisa né – d’altra parte – messa in formalina come nostalgico ricordo di altri tempi, ma deve essere viva nel popolo che se ne riappropria.
Ecco, questi tre elementi sono causa ed effetto di una nuova società: la società dei Sardi liberi che il Fronte intende costruire. Ci vorrà pazienza, sacrificio e tanto tempo, ma sarà tempo speso bene.

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