Il vento sta cambiando sul Passante Nord. Non è più un vento a favore, non è ancora un vento contrario. Diciamo che è diventato freddo, come l’aria dei giorni della merla. Il neo-governatore regionale, Stefano Bonaccini, nel discorso programmatico di insediamento della nuova giunta dell’Emilia-Romagna non l’ha indicato tra le priorità del suo governo. Anzi, non l’ha nemmeno citato.
Poi, interpellato sul tema, ha detto che è Bologna “a dover prendere una decisione”. Perché il problema “ora è in capo alla Città Metropolitana”, che deve decidere “se vuole cogliere o meno questa opportunità”. Della serie, non ce lo ordina mica il dottore di farlo. Una bella correzione rispetto alla giunta Errani, che considerava l’opera “imprescindibile”.
La frenata di Merola e l’aut aut dei sindaci della pianuraIl sindaco di Bologna e presidente della Città Metropolitana, Virginio Merola, che solo poco tempo fa l’aveva definita “un’opera di importanza nazionale” dicendosi sicuro che sarebbe servita “a decongestionare la tangenziale e risolvere i problemi del nodo di Bologna” arrivando addirittura a promettere “scelte urbanistiche tese a ridurre il consumo di suolo e a rinaturalizzare parti di territorio per avere un saldo zero”, ora tira il freno e dice: “Il Passante non è un’opera che si può e si deve fare a qualunque costo”.
I sindaci della pianura, che finora si erano detti a parole contrari alla nuova autostrada ma nei fatti erano già pronti ad allinearsi al sì di Governo-Regione-Pd in cambio di qualche “opera compensativa” nei loro comuni, sentita l’aria che tira, adesso chiedono una pausa di riflessione per ulteriori approfondimenti e lo stop alla progettazione della nuova “bretella”.
E alcuni di essi, a cominciare dal primo cittadino di Castenaso, Stefano Sermenghi, il più renziano dei sindaci bolognesi, che nei giorni scorsi ha emanato una ordinanza per vietare i carotaggi di Autostrade nel suo territorio, si stanno apertamente schierando con le popolazioni, i comitati, gli urbanisti, le associazioni degli agricoltori e ambientaliste, tutti fermamente contrari all’”ecomostro” della bassa.
E a Calderara passa una mozione per lo stop al PassanteNel consiglio comunale straordinario di Calderara di Reno, il 29 gennaio, il sindaco, Irene Priolo, che è stata nominata da Merola assessore alla mobilità della Città Metropolitana e che è da sempre tra le più critiche sull’opera, ha invitato a parlare, assieme all’urbanista della ex Provincia che segue il progetto, Alessandro Delpiano, anche il presidente del Comitato per l’alternativa al Passante, Gianni Galli.
Il Consiglio ha poi approvato due mozioni. Una proposta dalla maggioranza di centrosinistra che chiede alla società Autostrade di fermare la progettazione di massima fino a quando la Città Metropolitana non avrà deciso se sostenere ancora o no la realizzazione della “bretella”. L’altra, proposta e approvata dalle opposizioni con la significativa astensione della maggioranza, che dice un no secco al Passante.
Dieci primi cittadini dettano le condizioni ad AutostradeRisale invece al 26 gennaio scorso la nuova presa di posizione congiunta con cui dieci sindaci della pianura affermano quanto segue: “Il Passante Nord non troverà il nostro assenso se non saranno dimostrati la sua vera utilità in chiave strategica e per ridurre la congestione di traffico per l’intera rete metropolitana, se non ci sarà una condivisione definitiva del tracciato, se non si realizzeranno tutte le opere di mitigazione (ambientali, complementari e di adduzione) indicate dai Comuni e non si sosterrà anche il trasporto pubblico ferroviario”.
Per raggiungere quegli obiettivi, i dieci sindaci firmatari (Claudia Muzic di Argelato, Erika Ferranti di Bentivoglio, Giulio Pierini di Budrio, Irene Priolo di Calderara di Reno, Belinda Gottardi di Castel Maggiore, Stefano Sermenghi di Castenaso, Emanuele Bassi di Sala Bolognese, Isabella Conti di San Lazzaro, Daniela Lo Conte di Granarolo e Stefano Fiorini di Zola Predosa), chiedono che “venga realizzato uno studio attualizzato da parte della Città metropolitana e della Regione, prima che si avvii la progettazione preliminare”.
E concludono: “Diciamo a gran voce a coloro che vogliono il Passante Nord a prescindere dalla dimostrazione della sua utilità, che noi sindaci siamo responsabili, siamo dalla parte dei cittadini e delle imprese, siamo dalla parte della ragionevolezza e dell’equilibrio, dalla parte della lotta allo spreco di denaro pubblico”. Per cui il Passante “lo faremo se e solo se sarà dimostrato che serve e che avrà un valore strategico”.
…che il Passante non l’hanno mai veramente volutoSembra un invito a nozze per la società Autostrade, che il Passante Nord non l’ha mai veramente voluto. Furono Bologna, la Regione e il Ministero delle Infrastrutture, a suo tempo, ad imporgli lo stanziamento per quell’opera. Autostrade rispose prima con la “terza corsia dinamica” dell’A14 nel tratto urbano bolognese, fatta apposta per rendere superflua la “bretella”, poi, nel 2013, con una valutazione tecnica inviata alla Regione e al Comune di Bologna che recitava: “Si conferma la mancanza di elementi necessari a garantire la fattibilità tecnico-economica dell’iniziativa con particolare riferimento alla soluzione prospettata dagli enti locali, la cui scarsa sostenibilità è evidente”.
Autostrade è una società per azioni, anche se la maggioranza è in mano pubblica dentro ci sono investitori privati (come Benetton) che di certo non vedono di buon occhio un investimento di 1,3 miliardi di euro (ci pensate: sono 2.600 miliardi delle vecchie lire) per intercettare il 20% (e forse anche meno) del traffico di attraversamento di Bologna a fronte di una perdita di gettito sulla tangenziale “banalizzata”.
Tanto che Autostrade ha espresso pubblicamente dubbi sul rapporto costo/benefici e sulla remunerazione dell’opera. In uno studio è arrivata ad ipotizzare che solo il 12% del traffico di transito attuale su Bologna userebbe il Passante (e appena il 6% del traffico pesante), e che ci vorrebbero 60 anni per rientrare dall’investimento. E alla fine il compromesso era stato raggiunto su una “banalizzazione” della tangenziale che non sarebbe una vera e propria liberalizzazione, ma una liberalizzazione con raddoppio del sovrapprezzo per percorrerla. In atre parole, una tangenziale a pagamento.
A giorni il tavolo Regione – Città MetropolitanaProbabilmente è stata proprio la posizione critica dei sindaci e la mezza retromarcia di Merola, assieme alle ritrosie di Autostrade, a convincere Bonaccini a riposizionare la Regione sul Passante. Il governatore lo vorrebbe, con “il massimo di mitigazione possibile” e a condizione che sia “non un danno bensì un’opportunità”, ma non vuole essere lui a rimanere con il cerino in mano. Per questo ha deciso di passare la palla agli amministratori della Città Metropolitana.
In un incontro tra Bonaccini e Merola si è poi deciso di “aprire un tavolo la prossima settimana” sulla questione “per analizzare, assieme ai sindaci firmatari del documento sull’opera, i punti da loro evidenziati”. Perché i due “condividono la necessità che l’opera possa essere realizzata a condizione che abbia un’effettiva sostenibilità ambientale, dimostrando l’utilità strategica”.
Poi Merola ha ribadito: “Noi pensiamo che sia un’occasione storica per la nostra area metropolitana, siamo di fronte ad un’opera di interesse nazionale che ha ottenuto importanti finanziamenti. Ma questo non significa farla a qualsiasi costo, indipendentemente da come passa per i nostri territori; significa invece approfondire tutti i temi per verificarne le condizioni di realizzabilità, a cominciare da un recupero di suolo per mantenere l’equilibrio ambientale”.
Intanto Corte dei Conti e Procura indaganoE mentre a Granarolo e Castenaso è iniziata l’affissione pubblica di cartelloni contro il Passante nord, “inutile scempio di terreno e soldi”, in seguito agli esposti presentati dal Comitato per l’alternativa al Passante sia la Procura della Repubblica sia la Corte dei Conti hanno aperto due fascicoli, per ora senza indagati e ipotesi di reato, per verificare la congruità del progetto e la regolarità del suo affidamento diretto ad Autostrade, senza passare per la gara pubblica, dopo le obiezioni sollevate a suo tempo dalla Commissione europea.