Livello dei mari: in 28 secoli mai un innalzamento così veloce
Top

Livello dei mari: in 28 secoli mai un innalzamento così veloce

I più recenti studi sui livelli dei mari e gli eventi climatici registrano un'accelerazione drammatica, senza precedenti per millenni.

Livello dei mari: in 28 secoli mai un innalzamento così veloce
Preroll

redazione Modifica articolo

12 Marzo 2016 - 23.22


ATF

di
Justin Gillis

Le inondazioni sulle coste americane sono per lo più effetto
dei gas serra emessi dalle attività umane e il problema peggiorerà di gran
lunga nei decenni a venire, a quanto riferito da alcuni scienziati.

Le emissioni, dovute in prima istanza all’utilizzo di
combustibili fossili, stanno provocando l’innalzamento degli oceani ad una
velocità mai rilevata almeno dai tempi della fondazione di Roma (VIII secolo
a.C.).  In assenza delle emissioni umane,
le superfici degli oceani si innalzerebbero meno rapidamente o addirittura
potrebbero ritirarsi, hanno sostenuto gli scienziati.

Ormai la regolarità delle inondazioni sta rendendo la vita
un inferno persino in giorni di sole, agli abitanti di località come Miami
Beach; Charleston (South Carolina); Norfolk (Virginia).

Anche se l’innalzamento del livello dell’oceano durante le
maree è modesto, più o meno di mezzo metro, l’acqua salata crea grandi problemi
in molte città: uccide i prati e gli alberi, blocca le strade di quartiere,
intasa le caditoie, inquina le scorte d’acqua potabile e a volte le comunità residenti nelle isole rimangono tagliate fuori
per ore dato che le strade che le collegano con la terraferma sono allagate.

Le ultime ricerche suggeriscono che questi eventi siano solo
delle modeste avvisaglie di quel che succederà in futuro.

«Credo che sarà necessario ripensare alle inondazioni
costiere così come le conosciamo oggi, non dipendono dalle maree né dal vento:
siamo noi infatti la causa del fenomeno cui assistiamo», sostiene Benjamin H.
Strauss, il primo firmatario di uno dei due studi appena pubblicati.

Nel secondo studio gli scienziati hanno ricostruito
l’evoluzione del livello del mare negli ultimi 28 secoli dimostrando che questo
è il momento in cui si registra l’innalzamento più rapido e con un’accelerazione
progressiva negli ultimi 100 anni, per lo più a causa del riscaldamento
provocato quasi certamente dalle emissioni umane.

Si confermano inoltre
le precedenti previsioni secondo le quali, qualora le emissioni continuassero
ad aumentare a questa velocità, nei prossimi decenni il livello dell’oceano salirebbe
di un metro e più entro il 2100.

Gli esperti
sostengono che a quel punto la situazione peggiorerebbe drasticamente a partire
dal XXII secolo, provocando l’inevitabile abbandono di molte città sulla costa.

I dati indicano inoltre che il clima stabile e la presenza
di un oceano dal comportamento
altrettanto prevedibile – che per millenni hanno accompagnato lo sviluppo della
civiltà umana e lo sviluppo delle città costiere – sta per finire.

«Ritengo che possiamo affermare senza timore di essere
smentiti che l’innalzamento del livello del mare continuerà ad accelerare se ci
sarà un ulteriore surriscaldamento, cosa purtroppo quasi certa», afferma Stefan
Rahmstorf, professore di fisica oceanica in Germania presso il Potsdam Institute for Climate Impact Research e coautore di uno dei saggi pubblicati online dalla
rivista americana Proceedings of the National Academy of Sciences.

Su una relazione che accompagna l’articolo pubblicato dalla Climate Central, un’organizzazione di
Princeton (New Jersey) che si dedica alla ricerca e comunicazione sulle questioni
climatiche, i nuovi dati sono stati utilizzati per calcolare che circa i tre quarti delle
inondazioni da marea che colpiscono le città lungo la costa orientale degli USA
non avrebbero luogo se le emissioni umane non avessero provocato l’innalzamento
del livello degli oceani.

L’autore principale del report, il dottor Strauss, ritiene
che l’enunciato sia plausibilmente valido su scala globale e per ogni comunità
costiera che abbia visto un aumento delle inondazioni d’acqua salata negli
ultimi decenni.

Ulteriori relazioni sui cambiamenti climatici

L’innalzamento del livello del mare contribuisce però solo
in maniera limitata alla disastrosa impennata del numero delle tempeste che
accompagnano i tornado come Katrina e Sandy. Ha proporzionalmente un maggiore
effetto, sulle fastidiose inondazioni che possono accompagnare ciò che
chiamiamo comunemente king tides
(maree estremamente alte, NdT).

L’intensificarsi della frequenza di queste maree è impressionante.
Per esempio nel decennio 1955/1964 ad Annapolis (Maryland), uno strumento chiamato
a misurare le maree ha rilevato 32 giorni di maree; nel decennio 2005/2014 ne
ha rilevati 394.

I giorni di inondazione a Charleston sono schizzati dai 34
del decennio precedente ai 219 di quello più recente, mentre a Key West
(Florida), si è passati nel giro di dieci anni da zero a 32 giorni di
inondazione

La nuova ricerca è stata condotta da Robert E. Kopp, geologo
presso la
Rutgers University
che si è guadagnato il rispetto e la stima dei colleghi ideando delle elaborate
tecniche statistiche, in grado di risolvere annosi problemi come la
comprensione della storia ed evoluzione del livello dei mari.

A partire da un’ampia casistica geologica gli
scienziati già sapevano che il livello del mare s’era drasticamente innalzato
alla fine dell’ultima era glaciale di circa 130 metri, determinando il
ritirarsi della linea di costa di centinaia di chilometri.
Inoltre sapevano già che il livello del
mare s’era stabilizzato, così come il resto del clima, in linea di massima
durante le ultime migliaia d’anni, ovvero nel periodo in cui è fiorita la civiltà
umana.

Durante il suddetto periodo ci sono state tuttavia delle
minime variazioni a livello climatologico e di livello del mare; questo nuovo
articolo scientifico è sinora il tentativo più esaustivo di lettura e
spiegazione.

L’articolo sottolinea inoltre che l’oceano è estremamente
sensibile anche alle minime variazioni della temperatura terrestre. I
ricercatori hanno scoperto infatti, che per esempio quando la temperatura
globale si è abbassata di un terzo di grado nel Medioevo, la superficie
oceanica è calata a malapena di otto centimetri in 400 anni. Quando la
temperatura è leggermente risalita il trend s’è invertito.

«La Fisica ci dice che il cambiamento del livello del mare e
il cambiamento delle temperature dovrebbero procedere di pari passo e questo
nuovo record non fa altro che confermare l’assunto» afferma il dottor Kopp.

Nel XIX secolo, quando prese piede la Rivoluzione
Industriale, il livello dell’oceano iniziò ad innalzarsi rapidamente, salendo di circa 20 cm
dal
1880. Sembra cosa di poco conto ma questi pochi centimetri hanno provocato un
importante fenomeno d’erosione che è costato miliardi.

A partire dal XIX secolo e principalmente a causa delle emissioni
umane le temperature sono salite di circa 1 °C. Il livello del mare si sta
innalzando a velocità progressiva, raggiungendo recentemente la stima di circa trenta
centimetri per ogni secolo.

Uno degli autori del nuovo articolo, il dottor Rahmstorf,
aveva precedentemente pubblicato delle stime che lasciavano pensare a un
aumento del livello del mare da circa 1,5 a 1,8 metri entro il 2100. Ma grazie
ai nuovi e più precisi calcoli apparsi sull’articolo la stima maggiore va dai
90 ai 120 cm.

Ciò significa che le stime del dottor Rahmstorf sono oggi
più in linea con i calcoli pubblicati nel 2013 dall’Intergovernmental Panel on
Climate Change (Comitato intergovernativo sul cambiamento climatico, NdT), un organo
dell’ONU, che periodicamente esamina e recensisce le ricerche sul clima. L’ente
in questione ha constatato che le alte e continuate emissioni potrebbero
determinare un innalzamento dei mari da mezzo metro a un metro nel corso del
XXI secolo.

In un’intervista, il dottor Rahmstorf ha sostenuto che
l’innalzamento alla fine sarà di un metro mezzo e ben oltre: l’unico dubbio
riguarda i tempi. Gli scienziati sostengono inoltre che l’accordo sul clima recentemente
raggiunto a Parigi non è assolutamente in grado di frenare il significativo
scioglimento dei ghiacci della Groenlandia e dell’Antartide, ma che se
potenziato potrebbe rallentarne in qualche modo il passo.

«Semplicemente, il ghiaccio si scioglie più velocemente
quando le temperature aumentano» ha affermato il dottor Rahmstorf. «È solo un
concetto di fisica elementare».

Traduzione per Megachip a cura di Marybob Shapiro.

Leggi anche:  TikTok e il suo peso sul clima: inquina più di tutto il Portogallo
Native

Articoli correlati