La recente pace scoppiata tra governo colombiano e Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia attive dal 1964 la difesa delle terre e dei contadini, ha già fatto la prima vittima: le foreste. L’area su cui incide la deforestazione è aumentata del 44% nel 2016 rispetto all’anno precedente, toccando i 178.597 ettari. La maggior parte dell’abbattimento ha interessato zone remote della foresta pluviale una volta controllate dalle Farc, che negli ultimi mesi stanno smobilitando a seguito dell’accordo di pace con il governo.
Accanto alla guerriglia e alle morti, infatti, la storia di questo esercito clandestino racconta di una stringente protezione delle foreste dal disboscamento, anche per conservare intatto un nascondiglio prezioso. Le folte chiome degli alberi tropicali, infatti, rappresentavano uno schermo pressoché impenetrabile per l’aviazione governativa. Così, l”esercito del popolo” aveva imposto ai locali di dedicare almeno il 20% delle loro aziende agricole coperto da alberi.
Ma con il processo di pace e il progressivo abbandono delle aree boschive, le Farc hanno lasciato spazio all’avanzata di gruppi criminali legati al business dell’estrazione mineraria e dell’allevamento di animali. Pratiche che vanno a braccetto con la deforestazione selvaggia, per aprire alle mandrie o alle ruspe le radure in cui potersi muovere.
Tra gli alberi della foresta tropicale, di danni ambientali se ne registravano anche durante il periodo d’oro della guerriglia: gli stessi ribelli non verranno ricordati come un esercito di ambientalisti. Hanno promosso il taglio per fare spazio alle piantagioni di coca o scavare miniere d’oro per finanziare la causa, mentre il sabotaggio degli oleodotti ha riversato milioni di litri nei corsi d’acqua e nell’ambiente. Eppure, essendo armati, riuscivano a regolare la deforestazione nella giungla. Il governo colombiano, al momento, non è in grado di mettere un freno al nuovo boom del fenomeno e il paese è ben lontano dal raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi, secondo i quali dovrebbe portare a zero la perdita di foreste naturali entro il 2030.
La Norvegia ha donato circa 3,5 milioni di dollari in due anni per un progetto pilota che ha lo scopo di frenare la deforestazione offrendo posti di lavoro retribuiti agli ex combattenti delle Farc e alle comunità nella salvaguardia delle foreste. Dovranno segnalare i disboscamenti illegali, adottare tecniche agricole sostenibili e avviando progetti di eco-turismo. Ma per ora si tratta di una goccia nel mare.