L’accordo commerciale che Unione Europea e Canada hanno concluso nel febbraio scorso – e che l’Italia si appresta a ratificare al Senato il 25 luglio – è una minaccia per la salute umana e la sicurezza alimentare. Non usa mezzi termini il Ciel (Center for International Environmental Law) nel descrivere nel suo ultimo rapporto il Ceta (questo il nome del trattato), segnalando che aumenterebbe l’esposizione umana e ambientale a pesticidi pericolosi. Con l’idea di facilitare il commercio, infatti, l’accordo aprirebbe ad una armonizzazione delle norme tra i due paesi fondata sul principio del minimo comun denominatore: per uno scambio di merci più fluido, in sostanza, si rinuncerebbe – seoprattutto in Europa – a regole che tutelano i consumatori e l’ambiente. Per consentire un passo avanti al Canada, infatti, il vecchio continente dovrebbe farne due indietro, dal momento che entro i suoi confini sono in vigore regolamenti e standard molto più cautelativi rispetto al paese della foglia d’acero.
«In un momento in cui tutti i segnali indicano la necessità di una maggiore regolamentazione per proteggere le persone e il pianeta dalle sostanze chimiche pericolose, il Ceta minaccia salute e benessere nell’Unione Europea e in Canada eliminando l’approccio precauzionale dell’Ue alla gestione dei pesticidi», spiega Layla Hughes, avvocato senior del Ciel e principale autrice del rapporto.
Il Ceta poteva essere una occasione per innalzare gli standard internazionali, estendendo agli scambi con il Canada il principio di precauzione. Considerato un cardine della politica europea, mette in capo ai produttori l’onere di dimostrare se una sostanza può costituire un rischio per la salute o meno. Ma in altri paesi, in particolare in Canada e Stati Uniti, così come in ambito WTO (Organizzazione mondiale del commercio) vige l’approccio opposto: prima i pesticidi si mettono sul mercato, poi se i cittadini si ammalano devono dimostrare in tribunale la relazione tra i loro disagi e le sostanze chimiche. In caso di vittoria, avviene il ritiro del prodotto.
Secondo il rapporto, nel 2015 almeno 40 sostanze vietate in Europa erano consentite in Canada, mentre più di 1.000 formulati prodotti nel paese nordamericano contenevano L’ingresso del Canada e dei suoi stakeholder nel processo regolatorio UE, secondo il CIEL rappresenta un forte rischio per l’aumento dei livelli massimi di residui per i pesticidi.principi attivi che in UE sono stati banditi.