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Legambiente punta il dito contro tutte le accuse nate contro le nuove bioshopper, le buste biodegradabili e compostabili, entrati ufficialmente in vigore dal 1 gennaio 2018. C’è stato infatti chi si è espresso in maniera favorebole per questa inziativa che aiuta l’ambiente e fornisce un aiuto efficace al contrasto del marine litter, l’inquinamento dei mari; ma altri, invece, hanno espresso preoccupazione per la cosidetta “tassa occulta” e per la questione del monopolio di Novamont, l’azienda che ha realizzato le bioshopper realizzate con Mater-Bi, un tipo di plastica biodegradabile.
Per quanto riguarda la questione della tassa occulta, Legambiente ha specificato che fino a questo momento si è sempre pagato per gli imballaggi, la differenza è che da questo momento il prezzo di un centesimo sarà indicato sullo scontrino. Per il monopolio, Legambiente definisce l’accusa priva di qualsiasi fondamento, dato che in Italia si possono acquistare bioplastiche da diverse aziende della chimica verde mondiale. Sull’argomento sarebbe il caso di ricordare che per una volta l’Italia è un paese leader nel settore della chimica “green”, grazie ad una società che è stata la prima 30 anni fa a investire in questo settore e che negli ultimi 10 anni ha permesso di far riaprire impianti chiusi riconvertendoli a filiere che producono biopolimeri innovativi che riducono l’inquinamento da plastica. Un problema di cui ormai si parla in tutto il mondo, come emerso chiaramente ad esempio alla Conferenza mondiale sugli oceani che l’Onu ha organizzato nel giugno scorso a New York, a cui Legambiente ha partecipato portando l’esperienza di citizen science sul marine litter con Goletta verde e le campagne di pulizia delle spiagge.
Infine c’è la questione dell’utilizzo dei sacchetti monouso, un problema che si può facilmente superare semplicemente con una circolare ministeriale che permetta in modo chiaro, a chi vende frutta e verdura, di far usare sacchetti riutilizzabili, come ad esempio le retine, pratica già in uso nel nord Europa. “Le polemiche di questi giorni – dichiara Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – sono davvero incomprensibili: non è corretto parlare di caro spesa né di tassa occulta o di qualche forma di monopolio aziendale. Sarebbe utile che ci si preoccupasse dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento causato dalle plastiche non gestite correttamente, e che si accettassero soluzioni tecnologiche e produttive che contribuiscono a risolvere questi problemi, senza lasciarsi andare a polemiche da campagna elettorale di cui non se ne sente il bisogno. È ora di sostenere e promuovere l’innovazione che fa bene all’ambiente, senza dimenticare di contrastare il problema dei sacchetti di plastica illegali. Circa la metà di quelli in circolazione sono infatti fuorilegge, un volume pari a circa 40 mila tonnellate di plastica, e una perdita per la filiera legale dei veri shopper bio pari a 160 milioni di euro, 30 solo per evasione fiscale”.