Su 78 spiagge monitorate da Legambiente nel 2018, un’area pari a 60 campi da calcio, i volontari dell’associazione hanno trovato quasi 50 mila rifiuti, una media di 620 rifiuti ogni 100 metri. Di questi l’80% è plastica e ben un rifiuto su tre è stato creato per essere gettato immediatamente dopo il suo utilizzo e appartiene alle categorie di bottiglie e tappi, stoviglie, buste rinvenuti sul 95% delle spiagge monitorate. Dall’inizio dell’anno a oggi, i volontari di Legambiente hanno pulito almeno 500 spiagge italiane rimuovendo circa 180 mila tra tappi e bottiglie, 96 mila cotton fioc e circa 52 mila tra piatti, bicchieri, posate e cannucce di plastica.
È quanto è stato reso noto nel bilancio conclusivo del viaggio di Goletta Verde, di cui sono stati forniti i risultati finali. Legambiente sull’argomento ha avviato “Usa e getta, no grazie”, una campagna d’informazione e sensibilizzazione per la prevenzione e la messa al bando di alcuni prodotti usa e getta di plastica, per stimolare il cambiamento spontaneo di abitudini dei cittadini e un intervento più deciso dei governi per arginare un problema di portata globale come il marine litter.
Gli usa e getta, se non smaltiti correttamente, non scompaiono mai del tutto, frammentandosi in miliardi di microplastiche che raggiungono facilmente il mare finendo col contaminare la catena alimentare. Per questo, l’associazione chiede al governo italiano di mettere al bando le stoviglie di plastica non compostabile ma anche una serie e capillare campagna informativa sulla sicurezza e sostenibilità dell’acqua del rubinetto per incrementare la fiducia dei consumatori e diminuire così il consumo di acqua imbottigliata.
“Anche quest’anno Novamont ha sostenuto le attività di ricerca e educazione ambientale di Goletta Verde che permettono di acquisire una mole crescente di dati scientifici sulle condizioni ambientali di mari e laghi italiani – sottolinea Andrea Di Stefano, responsabile progetti speciali – e nello stesso tempo di sensibilizzare i cittadini sugli stili di vita che permettono la minimizzazione della produzione di rifiuti, la riduzione degli impatti antropici e l’incremento delle raccolte differenziate di qualità”.
Tra i fattori inquinanti troppo spesso sottovalutati, c’e anche lo scorretto smaltimento degli oli esausti. Proprio per questo, anche quest’anno il Consorzio nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli oli minerali usati è main partner della campagna estiva di Legambiente. Attivo dal 1984 anni, il Conou garantisce la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale.
L’olio usato – che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli – è un rifiuto che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche.
Ma l’olio usato è anche un’importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un’ottica di economia circolare: il 98% dell’olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell’Italia il Paese leader in Europa.
“La difesa dell’ambiente e in particolare del mare e dei laghi – spiega il presidente del Conou, Paolo Tomasi – rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L’operato del Consorzio non solo evita una potenziale dispersione nell’ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l’economia del Paese”.
Con Goletta Verde, Legambiente e Ricrea (Consorzio Nazionale per il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Acciaio) hanno promosso la campagna “Il cuore del Mediterraneo” per promuovere le eccellenze italiane nel campo dell’alimentazione, della cultura e della qualità ambientale che valorizzano il nostro mare e che contribuiscono all’innovazione del Paese, come le conserve ittiche e vegetali spesso confezionate in scatolette e barattoli d’acciaio riciclabili al 100%.