Solo a Roma può accadere che un’area di straordinario valore ambientale come quello di Saxa Rubra possa essere lasciato in abbandono, non curato, raccogliendo, intanto, la tanta spazzatura che costella prato e quelle zione che d’inverno si arricchiscono di acqua ospitando diverse specie di uccelli.
Solo a Roma può accadere che una bellissima archeologia industriale come l’ex Fornace Mariani, che si erge ancora con la sua ciminiera all’interno dell’area, possa essere lasciata senza alcun progetto di recupero e piano piano diventi il baricentro di una discarica. In qualsiasi altra capitale europea la vecchia Fornace Mariani di Roma sarebbe rinata come grande spazio culturale con la fortuna di essere al centro di un parco ineguagliabile, il parco fluviale del Tevere, in quella Roma Nord ripetutamente ferita fin dagli sciagurati anni Sessanta.
Le idee ci sono, basta rileggere, tra le altre, quelle contenute in dettaglio nel progetto “Il parco Tevere Nord” di Italia Nostra, di qualche anno addietro. Nell’attesa, la Fornace, recintata alla meno peggio, nel tempo si è vista accerchiata da brutti padiglioni industriali. La costeggia l’inizio di una pista ciclabile che fiancheggiando il Tevere, arriva in città. Pista ciclabile che potrebbe avere ben altro aspetto, diversa cura, maggiore attenzione. Nel progetto di Italia Nostra si avanzavano proposte per cancellare le bruttezze dell’ultimo mezzo secolo e soluzioni per sanare le cicatrici di scelte viarie che hanno “tagliato” il parco con profonde lame di cemento. Ricongiunzioni e ritessiture. Poco distante, la Rai di Saxa Rubra, che fu pensata ( male ) al centro di un’area naturalistica ed archeologica di grande interesse e unicità, ma che, una volta realizzata, poteva essere ragione per ripensare questa vasta area di Roma Nord come elemento di rinascita, con un parco da fruire, con spazi culturali che “si parlano”.
In città come Berlino, Parigi, Madrid, Londra ed altre, la Fornace Mariani sarebbe motore gioioso della costruzione di un diverso modello di città metropolitana. Guarderebbe al centro e a quell’anello di realtà locali, borghi, che si affacciano sulle strade consolari vicine, via Salaria, la Tiberina, la Flaminia. E invece, niente, degrado su degrado. Abbandono che scivola nella cancellazione totale della memoria.
Eppure, la Fornace Mariani di Castel Giubileo fa parte – pochi lo sanno – dei luoghi del Cinema Italiano. Location più volte utilizzata dal nostro cinema. La Fornace Mariani che sente e respira il vicino Gra, ancor prima fu elemento centrale dell’economia della zona. Il proprietario di un laghetto di pesca sportiva della zona ricorda: “Il mio povero papà ci lavorava…Posso dirvi che all’epoca tutta Prima Porta e Labaro campavano, per la maggior parte, con il lavoro della fornace di Castel Giubileo…”.Grazie all’abbondanza di argilla e all’acqua del Tevere, la “piana” che va da La Celsa al Labaro un tempo era, infatti, la zona industriale prediletta per la produzione di laterizi. E le fornaci Mariani erano quelle più importanti per le loro manifatture. Nacquero intorno agli anni ’40, o anche prima, e tutte finirono la loro attività attorno ai primi anni ’70 per diversi motivi, tra cui le mutate tecniche di costruzione. Poi, il cinema. Quanti film di genere e non in quella fornace, prima dell’abbattimento, alla fine degli anni Settanta e nei primi anni Ottanta…L’ultimo film girato lì fu “Speed Cross”. Proviamo a ricordare gli altri: Il trucido e lo sbirro, Squadra Antiscippo, Squadra antifurto, La banda del Gobbo, Paura in città, Il grande Racket, Squadra antitruffa, Quel maledetto treno Blindato, Il Giorno del cobra Squadra antifurto, La banda del Gobbo, Paura in città, Il grande Racket, Squadra antitruffa, Quel maledetto treno Blindato, Il Giorno del cobra… Praticamente, un intero capitolo del nostro cinema, peraltro rivalutato anche a livello internazionale.
Li ricorda tutti “Il Davinotti”, inserendo fotogrammi di quei film di genere girati in quella fornace prima del parziale, rovinoso abbattimento della straordinaria struttura, alla fine degli anni Settanta e nei primi anni Ottanta…
Forse si potrebbe ripartire da questo suo ruolo per riprenderla ( ci sono foto, film tavole che aiuterebbero la ricostruzione, anche degli splendidi archi delle piattaforme che salivano verso i forni ), per farla rinascere, avviando un grande progetto europeo per il Tevere in quella Roma Nord densa di storia. L’imperatore Augusto, che da queste parti diede il meglio, ne sarebbe felice. Nell’attesa ( probabilmente vana ) domina la spazzatura, simbolo ormai di una Roma alla deriva.
Saxa Rubra, ambiente e tempio del cinema italiano in totale abbandono
Solo a Roma può accadere che una bellissima archeologia industriale come l'ex Fornace Mariani, possa essere lasciata senza alcun progetto di recupero e piano piano diventi il baricentro di una discarica.
Onofrio Dispenza Modifica articolo
13 Febbraio 2019 - 13.09
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