È un inverno così caldo che è già scattato l'allarme incendi
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È un inverno così caldo che è già scattato l'allarme incendi

Il caldo anomalo e la siccità stanno mettendo in difficoltà il settore agricolo. Ed è soprattutto il Mezzogiorno a soffrire

Allarme incendi
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17 Febbraio 2020 - 08.41


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Con il caldo anomalo e la mancanza di pioggia è già scattato l’allarme incendi mentre un numero crescente di regioni sta facendo i conti con la siccità nelle campagne con difficoltà per le coltivazioni e nei pascoli per l’alimentazione degli animali. È quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti sugli effetti dell’andamento climatico anomalo del 2020 che si classifica fino ad ora come l’anno più caldo di sempre sul pianeta facendo registrare una temperatura sulla superficie della terra e degli oceani, addirittura superiore di 1,14 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo sulla base dei dati di gennaio del National Climatic Data Centre (Noaa), che rileva i dati dal 1880.

In Italia le persistenti condizioni di tempo secco, con temperature nettamente superiori alla media, oltre ad alcuni focolai registrati nei giorni scorsi in alcune zone del territorio dell’Emilia Romagna hanno indotto – sottolinea la Coldiretti – l’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile a deliberare l’attivazione della fase di “attenzione” per il rischio incendi nei boschi nel pieno dell’inverno. 

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Nel Mezzogiorno si fanno già i conti con l’allarme siccità in campagna e si riscoprono addirittura le messe con preghiera propiziatoria in provincia di Trapani a Gibellina mentre a Poggioreale, dove non piove da circa due mesi, è stata organizzata una processione del Santissimo Crocifisso e di Sant’Antonio da Padova, protettore del paese. In Sicilia in vaste aree dell’isola i campi sono aridi e i semi non riescono neanche a germinare ma la mancanza di acqua ed il vento minaccia anche le lenticchie di Ustica e problemi nella zona del ragusano ci sono nei pascoli per l’erba è secca e si temono speculazioni sul prezzo del fieno per alimentare gli animali.

L’allarme si estende però lungo la Penisola dove nel Basso Molise – spiega la Coldiretti – i terreni secchi seminati a cereali rischiano di non far germogliare ed irrobustire a dovere le piantine che verranno gelate dal repentino abbassamento delle temperature o peggio spazzate via in caso di piogge violente”. I problemi non si esauriscono con i cereali ma toccano anche gli ortaggi, che già necessitano di irrigazioni di soccorso. In Puglia – continua la Coldiretti – la disponibilità idrica è addirittura dimezzata negli invasi rispetto allo scorso anno secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Anbi, che registra difficoltà anche in Umbria con il 75% di pioggia in meno rispetto allo scorso anno caduta nel mese di gennaio ed in Basilicata dove mancano all’appello circa 2/3 delle risorse idriche disponibili rispetto a Febbraio 2019. 

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Ma difficoltà – continua la Coldiretti – si registrano anche in Sardegna, dove il Consorzio di Bonifica di Oristano ha addirittura predisposto a tempo di record l’attivazione degli impianti per l’irrigazione per garantire acqua ai distretti colpiti dalle grave siccità a causa della mancanza di piogge a seguito alle segnalazioni relative alle colture in sofferenza per il perdurare dell’assenza di precipitazioni.

Il clima pazzo che non aiuta certamente la programmazione colturale in campagna ma espone le piante anche al rischio di gelate nel caso di brusco abbassamento delle temperature con conseguente perdita delle produzioni e del lavoro di un intero anno. La natura è in tilt e a macchia di leopardo lungo la Penisola dove – riferisce la Coldiretti – si sono verificate fioriture anticipate delle mimose in Liguria e dei mandorli in Sicilia e Sardegna dove iniziano a sbocciare le piante da frutto, ma in Abruzzo sono in fase di risveglio, con un anticipo di circa un mese, gli alberi di susine, pesche mentre gli albicocchi in Emilia e in Puglia hanno già le gemme.

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Non solo danni però, sui banchi – conclude la Coldiretti – sono arrivate con oltre un mese di anticipo le primizie per effetto di un inverno anomalo segnato da temperature bollenti che hanno mandato in tilt le colture lungo tutta la Penisola e se nel Lazio gli agricoltori offrono agretti, carciofi romaneschi, erbe spontanee come il papavero e le fave che sono già presenti anche in Puglia insieme alle fragole arrivate prima di alcune settimane e già pronte al consumo, mentre in Veneto ci sono addirittura già le chiocciole risvegliate in netto anticipo dal letargo insieme ai primi asparagi e all’insalata novella.

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