È ora di smetterla con l’uso distorto della Bibbia per fare quel che ci pare. Il Papa della Laudato sì, il Papa dell’imminente enciclica sulla fratellanza, chiama i fedeli a una lettura responsabile (e veritiera) dei testi sacri. Per esempio il racconto di Babele è stato capovolto per secoli, per capire quel che interessava, non il senso evidente, e cioè che siamo diversi per un chiaro disegno di Dio.
Anche il racconto di Sodoma è stato capovolto, essendo evidente che il peccato di Sodoma era l’inospitalità verso lo straniero. Ora Francesco indica il dominazionismo, che deriva da letture sbagliate della creazione dell’uomo. E invece abusare degli ecosistemi ricade tra i “peccati gravi” che la Chiesa condanna. Dunque la Bibbia ci dice tutt’altro, e cioè che l’uomo d’oggi si deve guardare dal cadere in un “antropocentrismo squilibrato e superbo, che sovradimensiona il nostro ruolo di esseri umani, posizionandoci come dominatori assoluti di tutte le altre creature”.
Certo, “una interpretazione distorta dei testi biblici sulla creazione ha contribuito a questo sguardo sbagliato, che porta a sfruttare la terra fino a soffocarla”.
Parla chiaro il Papa della Laudato sì, e durante l’udienze del mercoledì, nel cortile di San Damaso, abbatte preconcetti stantii, vecchi e dannosi. “Per uscire da una pandemia, occorre curarsi e curarci a vicenda. E bisogna sostenere chi si prende cura dei più deboli, dei malati e degli anziani. C’è l’abitudine – ha poi aggiunto il papa di abbandonare gli anziani e questo è brutto”.
Queste persone – ha notato il Papa – ben definite dal termine spagnolo ‘cuidadores’, svolgono un ruolo essenziale nella società di oggi, anche se spesso non ricevono il riconoscimento e la rimunerazione che meritano. Il prendersi cura è una regola d’oro del nostro essere umani, e porta con sé salute e speranza”.
Incardinare la fratellanza nell’ecologia umana integrale è la missione che Francesco richiede per il dopo-pandemia e i riferimenti francescani non possono che essere quelli di Fratello Sole e Sorella luna, in una chiave di moderna responsabilità per la cura del pianeta offeso.
“Questa cura, dobbiamo rivolgerla anche alla nostra casa comune: alla terra e ad ogni creatura. Tutte le forme di vita sono interconnesse, e la nostra salute dipende da quella degli ecosistemi che Dio ha creato e di cui ci ha incaricato di prenderci cura. Abusarne, invece, è un peccato grave che danneggia e che fa ammalare”.
Solo riscoprendo la contemplazione del creato l’uomo potrà imparare a prendersene cura come di un bene che gli è stato affidato, un patrimonio da amministrare, non da dilapidare. Ecco che si capisce come la bellezza ci salverà.
“Quando non si impara a fermarsi ad ammirare e apprezzare il bello, non è strano che ogni cosa si trasformi in oggetto di uso e abuso senza scrupoli”, mentre “la nostra casa comune, il creato, non è una mera ‘risorsa’. Le creature hanno un valore in sé stesse e riflettono, ognuna a suo modo, un raggio dell’infinita sapienza e bontà di Dio. Questo valore e questo raggio di luce divina va scoperto e, per scoprirlo, abbiamo bisogno di fare silenzio, di ascoltare e contemplare”. Certo, possiamo e dobbiamo lavorare la terra per vivere e svilupparci. Ma il lavoro non è sinonimo di sfruttamento, ed è sempre accompagnato dalla cura: arare e proteggere, lavorare e prendersi cura… Questa è la nostra missione. Non possiamo pretendere di continuare a crescere a livello materiale, senza prenderci cura della casa comune che ci accoglie. I nostri fratelli più poveri e la nostra madre terra gemono per il danno e l’ingiustizia che abbiamo provocato, e reclamano un’altra rotta”. Questa custodia del creato, dell’ambiente, ci rende tutti fratelli, parimenti responsabili verso Dio e verso gli altri, e legittima le nostre diversità. Se non si custodisce il creato si andrà incontro a qualcosa di terribile, come lo scioglimento dei ghiacciai può già prefigurare. “ Se abbiamo un rapporto, fatemi dire ‘fraternale’ con il creato, diventeremo custodi della casa comune, della vita, e della speranza. Qualcuno può pensare: ‘ma io così me la cavo’. Ma il problema non è come te la cavi tu oggi ma quale sarà la vita futura dei tuoi figli e nipoti. Cosa sarà se oggi sfruttiamo solo.”