Con R2M l'Europa sceglie la Sardegna come sito pilota per la transizione energetica
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Con R2M l'Europa sceglie la Sardegna come sito pilota per la transizione energetica

L’isola di San Pietro potrebbe diventare la prima piccola isola energeticamente autosufficiente. Nel paese in provincia di Sassari si sperimenta una vera “smart grid”

Sardegna: foto di Gabriella Don Lorenzo Milani da Pixabay .jpg
Sardegna: foto di Gabriella Don Lorenzo Milani da Pixabay .jpg
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21 Maggio 2021 - 16.07


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L’isola di San Pietro diventerà la prima piccola isola energeticamente autosufficiente: si sperimenterà una vera e propria “smart grid”.
Horizon 2020 avrebbe finanziato quattro progetti di ricerca nell’Isola su temi legati alla rivoluzione verde ricevendo risorse per 28 milioni di euro.
Il Green deal italiano non si fa attendere e parte dalla Sardegna. L’Isola è stata scelta, con ben 4 progetti finanziati dalla Comunità Europea attraverso Horizon 2020 (programma di ricerca e innovazione) come luogo perfetto per far partire la transizione energetica nel nostro Paese.
L’intuizione è venuta grazie all’attività di R2M Energy (con sede anche a Cagliari), spin off di R2M Solution che, con Pavia, sono gli uffici italiani della società di consulenza e ingegneria che firma interventi finalizzati a migliorare l’efficienza energetica, facendo leva sulla ricerca e l’innovazione.
Tema attualissimo, visti gli obiettivi destinati a influenzare, in chiave sostenibile, l’evoluzione dell’economia e della società nei prossimi anni e la missione 2 del Pnrr dedicata proprio a rivoluzione verde e transizione ecologica. In Sardegna più di 28 milioni dall’Europa per programmi di ricerca a Carloforte, Berchidda e Cagliari.
Uno dei programmi, React ha l’obiettivo di fornire all’isola di San Pietro la capacità di prevedere, controllare e gestire l’approvvigionamento energetico adattato ai profili di carico variabili stagionali.
Nel programma si ricercavano almeno 3 isole “pilota” aventi caratteristiche ben definite (dimensione del territorio, oscillazione delle presenze stagionali, caratterizzazione della domanda di energia nell’arco dell’anno, disponibilità di impianti di fonti energetiche rinnovabili) disposte ad esser coinvolte come sito dimostrativo per applicare concretamente le soluzioni innovative sviluppate con il progetto.
Il sindaco di Carloforte, Salvatore Puggioni, si è dimostrato da subito entusiasta dell’iniziativa, per cui ha accolto la proposta di candidatura dell’Isola come pilota, offrendo tutta la necessaria disponibilità.
Il consorzio è fatto da 23 partner di progetto, provenienti da tutta Europa e che vede coinvolte Università, Centri di ricerca, Fondazioni, Municipalità e fornitori di tecnologie. Nel caso specifico, il team di R2M ha contribuito alla scrittura dei contenuti tecnologici della proposta del progetto REACT, oltre a occuparsi del coordinamento delle attività tecniche da sviluppare sull’isola di San Pietro.
Il Comune di Carloforte, una volta vinta la candidatura, si è adoperato per rendere possibile l’attuazione del progetto, che consiste nell’individuazione delle “prime” 30 case campione (selezionate tra edifici pubblici e privati), che sono produttrici e consumatrici di energia dell’isola.
Queste abitazioni, dotate di smart meter, batterie di accumulo al litio (cobalt free) e pompe di calore ad alta efficienza, saranno connesse alla piattaforma React, in grado di “documentare” l’utilizzo dell’energia e attivare dei servizi innovativi di flessibilità dell’uso energetico, trasformando di fatto gli abitanti di Carloforte in pionieri di questa comunità dell’energia, avviata a trasformare tutta l’isola in una comunità energeticamente autonoma.
A Berchidda, uno dei pochi Comuni italiani “titolari” di una propria rete di distribuzione di energia elettrica, con il progetto LocalRes si punta a utilizzare sistemi energetici locali innovativi coordinati all’interno di una comunità di energia rinnovabile per una trasformazione energetica socialmente equa che metta l’energia rinnovabile nelle mani delle comunità e delle persone.
Sempre per Berchidda il progetto Hestia ha come fine quello di mettere a disposizione del centro pilota, e di altri due comuni europei, una piattaforma tecnologica in grado di consentire un uso più efficiente dell’energia.
Questo permetterà la trasformazione della rete elettrica in una “smart grid” grazie a sistemi digitali di gestione intelligente e dei carichi degli utenti.
Altri risultati arriveranno dal coinvolgimento attivo degli utenti che diventeranno sia produttori che consumatori, grazie a pannelli solari e saranno incentivati a un uso attento attraverso app e siti sui carichi della rete e il suo migliore utilizzo.
Questo migliorerà l’equilibrio all’interno della rete elettrica locale portando a un risparmio energetico che si tradurrà in risparmio economico (con una riduzione di almeno il 20 per cento sulla bolletta finale), nell’aumento di produzione da fonti di energia rinnovabile e maggiore sostenibilità ambientale.
«I progetti che facciamo con la Comunità Europea – ha raccontato Omar Caboni, ingegnere esperto in progettazione eco-sostenibile e gestione dell’energia e managing director di R2M Energy ESCo – attraverso il programma Horizon 2020 si sono focalizzati sulle isole perché sono la potenziale locomotiva della transizione energetica, perché nel controllo di gestione e di costi energetici sono campi di prova eccellenti. Infatti, di per sé sono “isole energetiche”. L’esito della richiesta di finanziamento è tutt’altro che scontata, però. Il nostro punto forte è il lavoro di squadra. Il cambio di paradigma energetico è possibile solamente attraverso un coinvolgimento di tutti gli stakeholder, dai cittadini alle istituzioni, dai centri di ricerca ai partner tecnologici, quindi, è fondamentale innescare una efficace sinergia di azione tra pubblico e privato», conclude.
In linea anche agli altri progetti, il programma Lightness a Cagliari esperimento fatto in un condominio che presto diventerà una comunità energetica.
Si darà la possibilità agli abitanti di poter condividere energie rinnovabili e pulite in uno scambio equo.
Queste comunità rappresentano un modello innovativo per la produzione, la distribuzione e il consumo di energia proveniente da fonti rinnovabili con un modello che basa i propri valori sulla lotta allo spreco e sulla condivisione di un bene fondamentale.
«Noi lavoriamo per migliorare l’efficienza energetica, facendo leva su ricerca e innovazione. Se produciamo solo energia pulita e non la combiniamo con l’innovazione, allora salvaguardiamo l’ambiente, ma sprechiamo una grande opportunità di sviluppo. Un problema da affrontare è come produrre e utilizzare l’energia rinnovabile a livello locale in modo ottimale bilanciando gli interessi di tutte le parti interessate nella rete. Ciò che si produce con le rinnovabili è intermittente: sole, vento o mare ne siano la fonte, non è facile mettere questa energia nelle reti. Le reti intelligenti sono necessarie per garantire che il consumatore finale disponga di energia in modo continuo, utilizzando l’approvvigionamento ottimale bilanciando prezzo, sostenibilità e altri fattori. Lavoriamo anche per questo e i progetti dell’UE diventano uno strumento importante per sviluppare, testare e portare alla realtà tali innovazioni», spiega Thomas Messervey, founder e ceo di R2M.
Tutto in linea con la strategia europea che prevede degli indirizzi precisi per arrivare alla de-carbonizzazione entro un arco temporale definito, ovvero il 2050. Un buon segno se tutto questo parte dal Sud.

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