Il vice-presidente Ue Timmermans: "Il Green Deal o è anche sociale o non è"
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Il vice-presidente Ue Timmermans: "Il Green Deal o è anche sociale o non è"

Il responsabile Ambiente della commissione europea: "Bisogna sapere che a quel traguardo devono arrivare tutti. Nessuno può essere lasciato indietro. Serve un nuovo contratto sociale"

Frans Timmermans
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11 Luglio 2021 - 12.22


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Parole sagge, ossia che in questo pianeta non solo c’è una questione di rispetto del creato e di cambio rispetto ad un modello di sviluppo predatorio, ma c’è una questione sociale che vede poveri più poveri e ricchi più ricchi.
“Stiamo affrontando un compito importante. Il nostro obiettivo finale è il 2050. Raggiungere la neutralità climatica. Ma serve un percorso. Significa ridurre prima le emissioni di inquinamento del 55 per cento in nove anni. E per farlo dobbiamo sostanzialmente cambiare tutto. Perché con le norme in vigore adesso, arriveremmo al 40 per cento di riduzione”. 

Lo ha sottolineato il vicepresidente della Commissione europea e responsabile Ambiente, Frans Timmermans parlando del Green Deal che varerà la Ue.

“Bisogna sapere che a quel traguardo devono arrivare tutti. Nessuno può essere lasciato indietro. Serve un nuovo contratto sociale”, aggiunge il vicepresidente della Commissione Ue che parla del pacchetto di aiuti per sostenere i più deboli in questa sfida. 

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“I ricchi una soluzione la trovano sempre. Gli altri no. Queste misure le stiamo adottando proprio per chi non ha le possibilità dei benestanti. Il Green Deal o è anche sociale o non è”.

Una delle sfide per un’Europa più verde sarò quella di avere sempre più auto elettriche. “Quando incontro i costruttori, tutti i costruttori europei e non, mi rendo conto che hanno capito. Loro stessi pensano che a partire dal 2035 costruiranno solo macchine elettriche o a idrogeno – prosegue – Già oggi usare una macchina elettrica costa meno di quella a combustione. Costa di più comprarla. Ma dal 2027 inizierà a non essere più così. Certo, noi dobbiamo fare in modo che ci siano le infrastrutture”.

Per non penalizzare le famiglie “ci sarà un nuovo fondo ad hoc, il Fondo Sociale per l’Azione Climatica. Saranno però gli Stati membri a scegliere le modalita’”, sarà stanziata “una cifra importante. Sono ottimista. In questa nuova economia, ci sono 2 milioni di posti di lavoro – conclude – La sfida di questa rivoluzione, come accadde con il vapore e poi con i carburanti fossili, è dare ai cittadini la possibilità di riconvertirsi. Di riqualificarsi. Proprio per offrire più posti di lavoro. Nuove competenze”. 

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