Un altro triste primato che si deve principalmente al fascista e nemico del pianeta Jair Bolsonaro: il ritmo della deforestazione nell’Amazzonia brasiliana è aumentato tra l’agosto 2020 e il luglio 2021 del 22 per cento rispetto all’anno precedente, con un primato negativo senza precedenti dal 2005: lo indicano dati dell’Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais (Inpe), un ente statale che si occupa anche di rilevazioni satellitari.
Secondo le stime, parte di un programma denominato Prodes, la superficie devastata dai disboscatori tra il 2020 e il 2021 è stata equivalente a 13.235 chilometri quadrati. Tra il 2005 e il 2006 era stata di 14.286 chilometri quadrati.
Nonostante le accuse rivolte dalle organizzazioni ambientaliste al governo del presidente Jair Bolsonaro, il Brasile figura tra gli oltre cento Paesi che si sono impegnati ad arrestare la deforestazione entro il 2030. L’occasione è stata la Cop26, la conferenza sul contrasto ai cambiamenti climatici che si è tenuta nella città scozzese di Glasgow tra il 31 ottobre e il 13 novembre.