Inceneritore di Roma: perché c'è stata la rivolta dei sindaci della provincia contro Gualtieri
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Inceneritore di Roma: perché c'è stata la rivolta dei sindaci della provincia contro Gualtieri

Venti sindaci hanno chiesto che Gualtieri, presidente della Città metropolitana di Roma Capitale riconsideri la scelta di realizzare un inceneritore in contrasto il piano regionale del Lazio. Dal Campidoglio nessun dialogo con la provincia

Inceneritore di Roma: perché c'è stata la rivolta dei sindaci della provincia contro Gualtieri
Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri
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Tommaso Verga Modifica articolo

6 Marzo 2023 - 12.50


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I sindaci di Roma Sud hanno chiesto che Roberto Gualtieri, presidente della CMRC (Città metropolitana di Roma Capitale), «riconsideri la scelta di realizzare un inceneritore per il trattamento di 600 t/a (tonnellate per anno) di rifiuti, in contrasto con le previsione del piano regionale del Lazio». 

A sollecitare la protesta di Albano Laziale, Aprilia, Ardea, Ariccia, Castelgandolfo, Ciampino, Colonna, Frascati, Genzano di Roma, Grottaferrata, Lanuvio, Lariano, Marino, Montecompatri, Monte Porzio Catone, Nemi, Rocca Priora, San Cesareo, Velletri, Zagarolo, è la decisione di costruire un termovalorizzatore a Santa Palomba, nel Comune di Pomezia (ora governata da commissario prefettizio). Progetto a iniziativa del sindaco di Roma, oltreché tale, anche della Città metropolitana, ente che ha sostituito le amministrazioni provinciali secondo la legge dell’ex ministro Graziano Delrio. 

La presa di posizione dei 20 Comuni si unisce a quella degli altri del nord-est capitolino, Fontenuova, Sant’Angelo Romano, Guidonia Montecelio in particolare, la seconda città della provincia, alla quale Roberto Gualtieri ha «rifilato» altre 500/600 tonnellate al giorno di «indifferenziata». Ciò dopo aver sottoscritto, il 12 ottobre 2022, un contratto tra la società pubblica «AMA spa», di proprietà del Campidoglio (fornitrice della «materia prima»), e «Ambiente Guidonia», srl del gruppo Cerroni, corredata di interdittiva antimafia, titolare dell’impianto TMB (trattamento meccanico-biologico) costruito nel 2014 all’interno del parco archeologico regionale dell’«Inviolata» dal «Supremo dei rifiuti», con il consenso dell’ex sindaco di Guidonia Montecelio Eligio Rubeis, di Forza Italia.

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L’«utilizzo» della provincia da parte della Capitale ha sempre rappresentato un problema per i Comuni ritenuti idonei a ospitare le scelte della CMRC, quali che siano. Con l’avvento di Roberto Gualtieri a sindaco di Roma, lo stato delle relazioni tra centro e periferia s’è decisamente aggravato a casa dei “toni” adottati dalla Città metropolitana.

Perché il sindaco non dialoga né si confronta. Con nessuno (salvo i suoi consiglieri). Se decide che a Pomezia dev’essere costruito un termovalorizzatore per i rifiuti della Capitale, Adriano Zuccalá, ex sindaco della città, ne viene a conoscenza dalla propagazione della notizia sui mezzi di informazione. Ancor peggio a Guidonia Montecelio dove il sindaco Mauro Lombardo, contrario all’utilizzo del TMB, è stato silenziato mediante «ordinanze» del sindaco della Città Metropolitana di Roma Capitale, emesse il 20 luglio 2022, manco fosse fosse uno scolaretto indisciplinato.  

Al quale interessa punto che l’impianto per i rifiuti di Roma sia stato costruito in un Parco archeologico, artatamente dichiarato «centro abitato» dal dirigente dell’urbanistica di Guidonia Montecelio. Un certificato che ha permesso la costruzione del TMB a una distanza di 30 metri anziché dei 60 obbligatori dall’autostrada del Sole come detta la legge. 

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Costruzione abusiva quindi, con i Carabinieri delle Forestale che hanno notificato la presunta violazione del codice alla procura di Roma. Il procedimento penale è in corso, è possibile che l’impianto venga abbattuto  

Un sistema che solleva Roberto Gualtieri dal dover mettere in ballo il grado del proprio consenso, certamente in discesa se, ad esempio, intendesse realizzare tra i romani una seria ed efficace campagna sulla «raccolta differenziata», anche in ossequio alle direttive europee. Nella Capitale, i residenti forniscono mediamente una “differenziata” pari al 45 per cento della «monnezza» prodotta. Vicini al doppio i «Comuni ricicloni» del Lazio: Velletri, Tivoli, Fiumicino: nell’ordine, nel 2022. Tutti nella «prima cintura» della Capitale. 

Le conseguenze della «linea politica» di Roberto Gualtieri creano divisioni fino a innescare potenziali crisi istituzionali nei Comuni della Città metropolitana. Con i residenti che potrebbero respingere decisioni dell’ente locale magari non condivise ma che i loro sindaci sono obbligati-costretti ad applicare per volontà della CMRC. Differenza sostanziale: in ogni Comune il sindaco viene eletto; nella Città metropolitana la nomina è «meccanica», indipendente dal controllo e dai sentimenti degli elettori.  

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La protesta dei 20 Comuni a sud-est di Roma, è stata raccolta dal capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra in commissione Affari costituzionali alla Camera, Filiberto Zaratti. Il quale, in una interrogazione alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ai ministri Pichetto Fratin e Calderoli, insieme al co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, ha chiesto che «anche alla luce delle forti preoccupazioni espresse da 20 sindaci dei comuni dell’area metropolitana di Roma Capitale, il Governo intervenga sul Commissario straordinario Gualtieri affinché venga riconsiderata la scelta di realizzare un inceneritore per il trattamento di 600 t/a (tonnellate per anno) di rifiuti, in contrasto con le previsione del piano regionale del Lazio». 

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