Finanza e servizi segreti: ecco il gruppo di Marco Milanese
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Finanza e servizi segreti: ecco il gruppo di Marco Milanese

I legami del parlamentare del Pdl coinvolto nel caso P4. Visco anni orsono aveva visto giusto ma fu lasciato solo. [Gianni Cipriani]

Guardia di Finanza
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Gianni Cipriani Modifica articolo

20 Luglio 2011 - 03.55


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Essere amici di Marco Mario Milanese, ex colonnello della guardia di Finanza, deputato del Pdl nonché stretto collaboratore del ministro Tremonti, non è reato. E non è detto che frequentare chi è sotto accusa significhi, automaticamente, essere suoi complici.
Premessa doverosa che, però, non può mettere in secondo piano l’accusa della procura di Napoli, la quale ritiene che il “potere” acquisito da Milanese e che gli avrebbe consentito di pilotare o rallentari indagini della Finanza, oppure far passare nomine, promozioni e assunzioni derivi proprio da un reticolo di rapporti di alto livello che il parlamentare del Pdl ha saputo abilmente tessere all’interno di molti apparati dello Stato.
Perché se è vero – come sostiene l’accusa – che Milanese poteva rivelare notizie riservate e condizionare inchieste, significa, inevitabilmente, che da qualche parte ci dovrà essere uno spifferatore di notizie o un investigatore compiacente a chiudere un occhio.

Tema per le Procure, ovviamente. Da un punto di vista più strettamente giornalistico e politico è interessante esaminare alcuni stretti legami che Milanese ha dentro alcuni apparati e quali siano stati i rapporti che l’ex finanziere ha coltivato negli anni.
Emerge così – e chissà se emergerà anche dai tabulati telefonici – che Marco Mario Milanese è molto legato al generale della Finanza Mario Forchetti, un nome sconosciuto ai più, che però a qualcuno dice molto, anzi moltissimo.
Forchetti, attualmente è capo del reparto economico-finanziario dell’Aise, ex Sismi. Ossia il numero uno dell’intelligence economica, incarico che ricopre da marzo 2010. Ma prima di approdare tra gli 007, Forchetti, prima con il grado di generale di Brigata e poi di generale di Divisione è stato comandante della Guardia di Finanza in Lombardia.
Tutto lineare? Non proprio. Perché il generale Forchetti era uno di quegli ufficiali di cui, nel 2006, l’allora vice-ministro dell’Economia, Vincenzo Visco, aveva chiesto il trasferimento convinto dell’esistenza di alcune criticità in alcuni ruoli di comando delle Fiamme Gialle. Una vicenda che aveva determinato uno scontro frontale tra il ministro e l’allora comandande generale della Guardia di Finanza, Speciale, in seguito diventato parlamentare del Pdl ed entrato armi e bagagli nelle truppe berlusconiane. Forchetti, per la cronaca, poi non fu trasferito e fu anzi promosso.
Milanese è poi notoriamente in grandi rapporti con un altro ex ufficiale della Finanza che ha fatto una straordinaria carriera, Marco Di Capua, diventato nel 2008 direttore vicario dell’Agenzia delle entrate, noto per aver recentemente dichiarato che il Fisco utilizzerà perfino Facebook per dare la caccia agli evasori. Oltre ad essere amico di Milanese, Di Capua è considerato così legato a Tremonti che la sua nomina a “direttore dell’accertamento” fatta nel 2006 fu aspramente criticata da Vincenzo Visco (ancora lui…) e giudicata come il risultato di una serie di epurazioni fatte dal nuovo governo
Berlusconi che “scaricò” eminenti professionisti giudicati legati al centro-sinistra.
In quell’occasione Visco (di nuovo lui…) criticò anche la nomina di Marco Milanese in un comitato di gestione dell’Agenzia.
Ma torniamo alla rete di rapporti del parlamentare coivolto nel caso P4: nel suo giro più stretto c’è anche il generale della Finanza, Giuseppe Zafarana. Quello di Zafatana è un nome che compare nell’inchiesta che riguarda Luigi Bisignani e Alfonso Papa. A farlo è stato l’imprenditore Luigi Matacena, che ha raccontato: “Il mio nominativo compare nella lista Falciani. Vi dico ancora che ho scudato nel dicembre 2009 circa due milioni e mezzo che avevo su due conti alla Hsbc di Lugano e poi su un conto acceso presso la Banca Zanardelli, presso la quale ho fatto lo scudo facendo rientrare i soldi. Nell’autunno di quest’anno ho pagato (in occasione della partita Napoli-Milan) un pranzo al
ristorante Mattozzi a cui hanno partecipato il generale Bardi, il generale Adinolfi con la moglie, il generale Grassi, il generale Zafarana, l’ex ufficiale della Guardia di finanza Stefano Grassi (oggi alle Poste), il dottor Galliani amministratore delegato del Milan con un accompagnatrice e un suo amico… In quella occasione ho anche regalato a tutti i signori menzionati dei gemelli comprati da “Marinella”, e per le signore un foulard sempre di “Marinella”. Pagai io il conto che venne a costare meno di mille euro”
.
Milanese, Forchetti, Marco Di Capua e Zafarana, dunque. Ossia tre persone non viste di buon occhio da Visco, più una quarta, commensale di un evasore che aveva beneficiato dello scudo fiscale di Tremonti.
A questo quartetto si deve però aggiungere una quinta persona, anche lui ex ufficiale della Guardia di Finanza dalla brillante carriera: Andrea Di Capua, fratello di Marco, che è diventato caporeparto dell’Aise e svolge la delicatissima funzione di capo del Personale degli 007.
Un quintetto bene assortito che potrebbe spiegare, in parte, il potere accumulato da Milanese e le sue capacità di intervento, che non si sono mai dimostrate millanterie.
Questa storia non ha comunque alcuna rilevanza penale. Però, da un punto di vista politico, il “gruppo Milanese” qualcosa significa e qualcosa dovrà pur significare quando si parla di cordate e ombre nella Finanza e nei servizi segreti.
Restano alcune domande alle quali sarebbe bello avere una risposta: quante persone, tramite la raccomandazione di Milanese e del suo gruppo, sono state assunte negli ultimi anni nei servizi segreti?
Quante verifiche fiscali hanno riguardato Milanese, il cui tenore di vita era noto ben oltre Facebook e le persone e le aziende a lui legate? C’è mai stata qualche fuga di notizie di verifiche fiscali a vantaggio degli amici degli amici di questa cordata? Domande, al momento, senza risposta, anche se è evidente che non c’è bisogno di risposta.
Ma una considerazione la si può fare: Vincenzo Visco aveva ragione e aveva visto lungo. All’epoca fu mediaticamente e politicamente massacrato, presentato come un prevaricatore che non rispettava leggi e regole perchè aveva chiesto il trasferimento di alcuni ufficiali. Aveva scritto Visco per motivare il suo attegiamento: “Le informazioni arrivate al mio Gabinetto da altre fonti interne al Corpo sollevavano ulteriori dubbi sulla permanenza degli stessi ufficiali, nella stessa sede, per l’inevitabile cristallizzazione di amicizie e di conoscenze con ambienti dell’economia, della politica e dell’informazione”. Cristallizzazione, amicizie, conoscenze. Appunto. Milanese e il suo sistema non sono spuntati dal nulla, ma sono frutto di una politica che non vede (quando non è complice) e che si gira dall’altra parte se qualcuno non chiude gli occhi.

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