I crimini di guerra Usa restano sempre affari loro
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I crimini di guerra Usa restano sempre affari loro

Il caso di Bradley Manning, che ha passato a Wikileaks un filmato sull'assassinio a Baghdad di un reporter da parte dei suoi commilitoni. Ora è alla sbarra e rischia l'ergastolo.

I crimini di guerra Usa restano sempre affari loro
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24 Febbraio 2012 - 11.46


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di Pino Bruno

Se un soldato viene a conoscenza di un crimine di guerra commesso dai suoi commilitoni deve denunciarlo oppure no? In fondo questo ha fatto il soldato Bradley Manning, analista informatico in Iraq per il Sensitive Compartmented Information Facility dell’esercito degli Stati Uniti. Il militare ha passato a Wikileaks un video che poi ha fatto il giro del mondo.

Il filmato documenta l’assassinio del giornalista della Reuters Namir Noor-Eldeen e del suo autista Saeed Chmagh. A Baghdad è il 12 luglio del 2007. A sparare è l’equipaggio di un elicottero Apache, i cui mitraglieri si accaniscono anche con adulti e bambini che tentano di soccorrere i feriti. Si trattava di ribelli e, comunque, si è trattato di un incidente collaterale, hanno sempre sostenuto gli americani. Non Bradley Manning, che per questo è accusato di connivenza con il nemico e rischia l’ergastolo.

Il video, conosciuto come Collateral Murder, è uno dei circa 260mila documenti top secret che Bradley Manning avrebbe passato a Wikileaks. Ieri c’è stata l’udienza preliminare, davanti alla Corte Marziale di Fort Meade, in Maryland, dove Manning è in carcere dal maggio 2010. Adesso il militare è formalmente incriminato di ventidue capi di imputazione. Ci sarà un’altra udienza procedurale a metà marzo, poi il processo dovrebbe entrare nel vivo a giugno (come chiede la difesa) o agosto (come vuole il governo americano).

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Intanto prosegue la lunghissima e quasi inedita detenzione preventiva. Bradley Manning è recluso da 636 giorni, in condizioni che molti giudicano poco rispettose dei diritti umani.

Nel dicembre scorso cinquanta parlamentari europei hanno sottoscritto una lettera aperta indirizzata al Presidente Obama e alle più alte cariche del governo americano per denunciare un trattamento illegale e “viziato da evidenti conflitti di interesse”.

“Chiediamo al governo degli Stati Uniti – si legge nella lettera – di consentire al relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, Juan Méndez, di incontrare privatamente Bradley Manning, per verificarne le condizioni di detenzione e accertare se è vero che il signor Manning sia tenuto in isolamento per 23 ore al giorno e costretto a dormire e stare sull’attenti senza vestiti. Il suo avvocato – dicono i parlamentari europei – ha documentato episodi aggiuntivi che indicano la possibilità di altre violazioni dei diritti umani”.

…We have questions about why Mr Manning has been imprisoned for 17 months without yet having had his day in court. We are troubled by reports that Mr Manning has been subjected to prolonged solitary confinement and other abusive treatment tantamount to torture. And we are disappointed that the US government has denied the request of the United Nations special rapporteur on torture to meet privately with Mr Manning in order to conduct an investigation of his treatment by US military authorities… (Dalla lettera aperta di 50 parlamentari europei all’Amministrazione Usa).

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Il governo degli Stati Uniti non ha mai risposto. In compenso, negli ultimi giorni l’Amministrazione Obama ha reiterato la condanna dei crimini di guerra commessi dal governo siriano, dopo l’uccisione dei giornalisti Marie Colvin e Rèmi Ochlik.

E Namir Noor-Eldeen chi lo ha ucciso, nel 2007? Ci sono crimini di guerra e crimini di guerra?

Se vuoi leggere l’articolo con tutti i link [url”clicca qui”]http://pinobruno.globalist.it/2012/02/crimini-di-guerra-wikileaks-e-bradley-manning/[/url].

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