Isis: per sconfiggerla davvero ci vogliono i sunniti moderati
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Isis: per sconfiggerla davvero ci vogliono i sunniti moderati

Sei settimane di raid americani contro lo Stato islamico in Iraq hanno rallentato l'avanzata degli jihadisti: ma non basta.

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23 Settembre 2014 - 16.59


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A mettere in evidenza questo rallentamento dei jihadisti verso Baghdad è stato il New York Times, sottolineando l’importanza del ruolo svolto da alcune influenti tribù sunnite, che restano critiche rispetto alla strategia scelta dall’Occidente per combattere l’Is.

Proprio ieri il governo iracheno ha ammesso di aver perso il controllo della cittadina di Sichar e i contatti con centinaia di soldati che per circa una settimana erano sotto l’assedio dell’Is a nord di Falluja, nella provincia occidentale di al-Anbar. Inoltre ci sono notizie di centinaia di soldati uccisi in battaglia o in esecuzioni di massa. Secondo il deputato dell’Alleanza di governo Ali Bedairi, oltre 300 soldati sono stati uccisi dopo la conquistata dell’Is della base militare Camp Saqlawija.

Ora Baghdad e Washington sperano che le tribù musulmane sunnite possano avere un ruolo decisivo per l’esito dei combattimenti. Anche grazie alla sostituzione del primo ministro Nuri al-Maliki con Haider al-Abadi, che si è impegnato a costruire un governo più reattivo e di ricostruire il sostegno sunnita. Ma, anche se alcuni arabi sunniti stanno combattendo a fianco dell’esercito in luoghi come Haditha, influenti sceicchi che hanno contribuito a guidare il Risveglio sunnita contro al-Qaeda sette anni fa restano scettici e si dicono già scontenti di al-Abadi. Il suo esercito, denunciano, continua a colpire zone civili mentre combatte l’Is.

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«I sunniti ad al-Anbar e in altre province sono oppressi e discriminati dal governo – spiega lo sceicco Mohamed al-Bajjari di al-Anbar, portavoce di una coalizione di tribù, citato dal New York Times – Questo governo deve essere sostituito da uno tecnico con laici non legati a sette. Altrimenti le battaglie e la rabbia del popolo sunnita aumenteranno». Il leader tribale ha poi denunciato le «centinaia di persone in carcere senza un processo» e «i miliziani che uccidono il nostro popolo, mentre l’esercito sta bombardando le nostre città con barili bomba e missili. Se non deponiamo mai le armi, i miliziani avranno la meglio e ci uccideranno tutti».

Wasfi al-Aasi, leader sunnita che guida un consiglio di sceicchi pro governativi a Baghdad, sostiene comunque che le principali tribù hanno firmato un accordo contro lo Stato islamico e stanno creando una «guardia nazionale» in sei province. «Nei prossimi giorni avremo buone notizie», dice. Ma fonti americane citate dal New York Times ammettono che molti degli sceicchi sunniti sono restii a fidarsi del nuovo governo perché «sono stati privati dei diritti civili e sono stati ingannati» dal precedente esecutivo. «Vogliono essere parte della soluzione, vogliono essere inclusi, ma ci vuole un pò di tempo», aggiunge.

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