Casamonica, Brunetta attacca gli 007: per una volta ha ragione
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Casamonica, Brunetta attacca gli 007: per una volta ha ragione

Il capogruppo di Forza Italia punta l'indice contro l'Aisi che deve garantire la sicurezza interna: non ha saputo prevenire un funerale che neanche i narcos del Messico.

Casamonica, Brunetta attacca gli 007: per una volta ha ragione
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21 Agosto 2015 - 20.01


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“Il Copasir deve riunirsi in seduta straordinaria. Lo sfregio di Roma con quei petali di rose dal cielo devasta la reputazione del nostro Paese e dimostra la totale impotenza dei servizi di sicurezza interni”: Questo ha detto Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia. “Che cosa ha fatto l’Aisi? Possibile che non ci sia nessuna penetrazione all’interno dei clan così da impedire un simile strazio di Roma? I Casamonica non hanno fatto alcun reato, probabilmente – prosegue – ma lo Stato, pur avendo un costoso servizio di intelligence, non ha avuto informazioni e non ha saputo prevenire un funerale che neanche i narcos del Messico? Il Copasir si riunisca subito convocando i vertici dell’intelligence per chiedere ragione di questa inaudita defaillance. A proposito: Forza Italia scandalosamente non è rappresentata nel Copasir. Si rimedi temporaneamente invitando a questa seduta straordinaria i suoi capigruppo. O si ha paura di domande scomode?”.

Che tra coloro ai quali si debba chiedere conto della vergogna del funerale malavitoso ci sia anche l’Aisi, è stato scritto in un commento di Globalist. Per un verso o per un altro l’insieme dei nostri apparati si è dimostrato inadeguato: intelligence interna compresa. E quindi Brunetta non ha torto.

Ovviamente, come capita in politica, l’eccesso di polemica contro dirigenti dei servizi segreti che hanno fatto carriera anche sotto Berlusconi ha un’altra motivazione: Forza Italia, tra una scissione e l’altra, è stata esclusa dal Copasir, ossia l’organismo parlamentare che deve vigilare sul comparto. E fino a quando non avrà uno scranno, ogni occasione sarà buona per fare polemica. Ma questa volta, almeno, la polemica è più che fondata. E forse chi ai vari livelli deve vigilare sulle attività dell’Aisi ne dovrà chiedere conto. A meno che non l’abbia già fatto.

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