Uno stazio e la consapevolezza di quali abiezioni sia capace il fanatismo. E cosa significhi il lavaggio del cervello.
Mia cara famiglia, perdonatemi». Sono le ultime parole di Alaa Abd al-Akeedi, 15enne, studente iracheno di Mosul prima di immolarsi per l’Isis in una lettera inviata ai genitori, diffusa dall’agenzia Reuters. «Non siate tristi per me e non vestitevi a lutto. Ho chiesto di sposarmi e, se Dio vuole, sposerò le 72 vergini in paradiso».
Il giovane è poi morto in un attacco suicida contro le forze irachene nel 2016. La missiva è stata scritta nello stile tipico dei kamikaze dello Stato islamico con l’intestazione “Dipartimento dei soldati, la brigata dei martiri” e porta la firma di Alaa Abd al-Akeedi, uno dei tanti giovani che negli ultimi 24 mesi si sono ‘sacrificati’ in nome della jihad.
La sua lettera non è però mai arrivata a destinazione. È rimasta insieme alle altre missive e note lasciate dall’Isis quando i jihadisti hanno abbandonato la zona est di Mosul a seguito della campagna militare delle forze irachene.
Lo Stato islamico ha anche lasciato un registro, scritto a mano, che contiene dettagli personali di una cinquantina di ‘reclute’ adolescenti, con una dozzina di fotografie. Documenti trovati dalla Reuters a Mosul est dopo che le forze armate hanno riconquistato l’area. La maggior parte delle ‘reclute’ erano irachene. Altri provenivano dagli Usa, Iran, Marocco e India.
Un altro caso documentato è quello di Atheer Ali, uno studente eccellente nelle scienze, secondo il padre, e che guardava il canale tv National Geographic, amava nuotare e pescare. Poi la scelta improvvisa di unirsi all’Isis nei primi mesi del 2015, fino al suo martirio. Una macabra fine che ha lasciato senza parole i suoi familiari.
Il kamikaze di 15 anni ai genitori: non siate tristi, ora avrò 72 vergini
Trovate in un covo dello Stato islamico decine di lettere dei combattenti mai fatte arrivare alle famiglie
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27 Febbraio 2017 - 19.18
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