Quando Assad vendette la pelle di Gheddafi per impedire il gasdotto
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Quando Assad vendette la pelle di Gheddafi per impedire il gasdotto

Ecco una storia che nel Nord Africa conoscono anche i granelli di sabbia del deserto del Sahara.

Gheddafi e Assad
Gheddafi e Assad
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David Grieco Modifica articolo

30 Ottobre 2018 - 13.54


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Ora vi riferisco una storia che nel Nord Africa conosco anche i granelli di sabbia del deserto del Sahara. Nella seconda metà del 2011, quando impazzava in tutto il Medio Oriente la cosiddetta Rivoluzione dei Gelsomini, In Libia Gheddafi rimase bloccato a Sirte dall’assedio dei ribelli e contemporaneamente, in Siria, Assad cominciò a dover fare i conti con i suoi, di ribelli. Ribelli armati, addestrati e sostenuti dagli Stati Uniti allo scopo di convincere Assad a far passare sul suo territorio un gasdotto (quello che ora chiamiamo Tap) per fare concorrenza a Gazprom (cioè a Putin) sul mercato europeo. In quel preciso momento, Gheddafi si trovava ormai con le spalle al muro.

Nello stesso momento, Assad si rendeva conto che ciò che stava accadendo al dittatore libico sarebbe presto capitato anche a lui. Gheddafi e Assad in quei giorni si parlavano spesso al telefono. O, per meglio dire, Assad era l’unico al mondo che poteva comunicare con Gheddafi. Nel disperato tentativo di salvarsi dal pericolo incombente, Assad decise di vendere la pelle di Gheddafi agli Stati Uniti e alla NATO. Assad chiamò quindi Gheddafi e gli offrì di mettersi in salvo fuggendo dalla Libia. Gli indicò il percorso da seguire e gli promise che una volta giunto a destinazione in un tratto di costa prestabilito, lo avrebbe tratto in salvo con un’imbarcazione e gli avrebbe poi offerto asilo politico in Siria, come aveva fatto l’Arabia Saudita con il suo omologo tunisino Ben Ali nel gennaio dello stesso anno. Il 20 ottobre del 2011, Muhammar Gheddafi partì dunque ignaro e fiducioso da Sirte con un convoglio di auto al seguito. Lungo la strada venne intercettato e bombardato dai droni americani e dai caccia francesi inviati da Sarkozy. Perché era sicuramente Sarkozy il più interessato alla pelle di Gheddafi, dal momento che il dittatore libico stava raccontando al mondo, nelle infernali dirette televisive dal suo nascondiglio, quanti soldi aveva elargito, a più riprese, al presidente francese. Come tutti sapete, Gheddafi non morì sotto le bombe.

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Il dittatore libico trovò rifugio, per ore, in uno sporco e stretto cunicolo sotto l’autostrada. In quelle ore, la sua posizione venne comunicata ai ribelli libici che accorsero sul posto e lo tirarono fuori da lì per sbeffeggiarlo e strapazzarlo come abbiamo visto i tanti video. In quelle stesse ore, l’Intelligence francese inviò sul posto due suoi emissari incaricati di pungerlo, nella confusione tra la folla, con piccoli strumenti acuminati intrisi di veleno. Gheddafi è andato all’altro mondo in questo modo. E del resto l’autopsia sul suo corpo, esibito al popolo come quello di Che Guevara in Bolivia, non fu mai effettuata. La sua morte fece comodo a tutti. Gli vennero sequestrati ben 200 miliardi di dollari (il suo era il patrimonio numero 8 al mondo), incluse le somme che aveva investito in FIAT, nella Juventus, e in Unicredit. Da tanto, troppo tempo, nel cosiddetto mondo moderno i grandi delitti, i più sanguinosi conflitti, i peggiori genocidi, vengono scatenati sempre dalla lotta senza quartiere e dall’avidità senza limiti di gente senza scrupoli per le risorse energetiche. Ma questo non è certo il ritratto di un mondo moderno.

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Questo è il ritratto di un mondo spaventosamente antico e barbaro. Le energie rinnovabili, a questo punto dovrebbero averlo capito pure i sassi, sono l’unico viatico per un mondo moderno e per una democrazia compiuta e rappresentano anche l’unico salvacondotto per tutta l’umanità inquinata ormai ben oltre i livelli di guardia. Gli esempi virtuosi non mancano. La Scandinavia ha bandito le vecchie fonti di energia, e persino l’illuminazione è ora obbligatoriamente esercitata dai LED, che consumano e inquinano molto meno di tutte le altre lampadine sinora conosciute. Anche in Germania, si stanno facendo grandi passi avanti. Dopo essere stata travolta dallo scandalo delle emissioni contraffatte, un gigante come la Volkswagen ha deciso di produrre soltanto automobili elettriche.

Anche dal punto di vista politico, i risultati sono già evidenti. L’ascesa irresistibile dei Verdi in Germania è ispirata da questo concetto e dal più vasto concetto di rispetto dell’ambiente prima che il pianeta diventi invivibile, prima che tutti gli alberi ci crollino addosso. Questa è la strada, chiara e semplice, per la riscossa della sinistra. Una sinistra progressista e non conservatrice. Una sinistra in grado di capire quali debbono essere i contenuti, non più ideologici, del suo cammino politico. In Italia, invece, abbiamo il Governo della Demenza che vuole farci sprofondare in un conflitto ideologico di altri tempi. Ma le colpe della sinistra, una volta di più, paiono estremamente evidenti.

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In Italia non abbiamo mai avuto una forza politica degna di essere definita Verde o Ecologica. Non a caso, i segretari dei partiti che si sono fregiati di questa definizione erano spesso scarti di altri partiti, come Carlo Ripa di Meana, Grazia Francescato, Alfonso Pecoraro Scanio, Luigi Manconi, e anche lo stesso SEL (acronimo di Sinistra, Ecologia e Libertà) ha sempre fatto ben poco su questo fronte. Spetta alla sinistra, non può che spettare alla sinistra, il compito di condurci sulla retta via per affrontare le problematiche del Terzo Millennio. Ne sarà capace anche la sinistra italiana?

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