Dopo l'assassinio di Soleimani l'Iran ha dichiarato 'terroriste' le forze armate Usa
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Dopo l'assassinio di Soleimani l'Iran ha dichiarato 'terroriste' le forze armate Usa

Rohani ha firmato la legge che classifica come "terroriste" le forze armate Usa e il Pentagono, in risposta alla precedente designazione delle Guardie della rivoluzione islamica come "organizzazione terroristica"

Il presidente iraniano Rohani
Il presidente iraniano Rohani
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13 Gennaio 2020 - 13.20


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Come dire: se l’Iran è uno stato terrorista allora anche gli Stati Uniti sono uno stato terrorista. Con buona pace per chi in tutti questi anni ha lavorato per la distenzione e la ripresa di relazioni amichevoli nel golfo.
Il presidente iraniano Hassan Rohani ha firmato stamattina la legge approvata la scorsa settimana dal Parlamento di Teheran che classifica come “terroriste” le forze armate Usa e il Pentagono, in risposta alla precedente designazione delle Guardie della rivoluzione islamica come “organizzazione terroristica” da parte di Washington.

La mozione d’emergenza era stata votata all’unanimità dopo l’uccisione del generale Qassem Soleimani. Il testo è stato inoltre già approvato anche dal Consiglio dei Guardiani, organismo che controlla la conformità delle norme alla Costituzione della Repubblica islamica. Lo riporta l’Isna.

Primo ministro siriano a Teheran – Il primo ministro siriano Imad Khamis è arrivato a Teheran, accolto dal primo vicepresidente iraniano Eshaq Jahangiri, al Sa’dabad Palace, la residenza presidenziale.

Khamis è accompagnato dal suo vice e ministro degli Esteri, Walid Muallem, e dal ministro della Difesa, generale Ali Abdullah Ayyoub, e avrà colloqui con le autorità iraniane riguardo agli ultimi sviluppi regionali e internazionali.

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La risposta agli Usa «è solo all’inizio» – La risposta dell’Iran all’uccisione del generale Qassem Soleimani è solo all’inizio e gli attacchi contro le basi Usa in Iraq sono solo parte di un «lungo percorso di rappresaglia». Lo ha detto il leader degli Hezbollah libanesi, Hasan Nasrallah, parlando nelle ultime ore in un discorso trasmesso dai media libanesi.

«Quel che è accaduto alla base Ain Assad (in Iraq) è solo uno schiaffo in faccia all’America», ha detto Nasrallah, molto vicino al generale Soleimani ucciso a Baghdad lo scorso 3 gennaio.

«La risposta all’uccisione di Soleimani non sarà una singola operazione ma un lungo percorso che porterà alla rimozione della presenza militare americana nella regione», ha aggiunto.

Negato il tentativo di insabbiamento – «In questi giorni penosi, molte critiche sono state rivolte alle autorità. Alcuni responsabili sono anche stati accusati di menzogne e tentativi di insabbiamento della vicenda» dell’abbattimento dell’aereo ucraino, «ma in tutta onestà non è stato così». Lo ha detto alla tv di stato il portavoce del governo iraniano, Ali Rabiei, promettendo che il caso verrà affrontato con «trasparenza fino in fondo».

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«Non abbiamo sparato contro i manifestanti» – La polizia iraniana nega di aver sparato contro i manifestanti durante le proteste di ieri in diverse città della Repubblica islamica per l’abbattimento del Boeing ucraino. Lo ha detto il suo responsabile nella capitale Teheran, Hossein Rahimi, sostenendo che agli agenti «è stato al contrario ordinato di moderarsi». Lo riporta la Fars.

Diversi video circolati nelle scorse ore sui social media avevano mostrato la repressione delle forze di sicurezza e almeno una donna colpita alla gamba da un proiettile e soccorsa da altri manifestanti. Alcuni agenti avrebbero inseguito armati gruppi di dimostranti, mentre testimoni dei cortei hanno denunciato la presenza di sangue sull’asfalto.

Londra convoca l’ambasciatore – L’ambasciatore iraniano a Londra è stato convocato dal Foreign Office per protesta dopo il fermo temporaneo denunciato due giorni fa dell’ambasciatore britannico a Teheran. Lo rende noto Downing Street, confermando quanto già preannunciato.

Il governo del Regno Unito ribadisce di considerare l’episodio «un’inaccettabile» violazione del diritto internazionale e delle convenzioni diplomatiche e chiede spiegazioni esaurienti e rassicurazioni.

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«Non ci fidiamo di Trump» – «Gli americani hanno esercitato pressioni sull’Iran per realizzare le loro politiche e hanno mandato messaggi sul fatto che sono pronti a negoziare, ma l’Iran non si fida di avere colloqui con il presidente Usa Donald Trump». Lo ha detto il portavoce del governo di Teheran, Ali Rabiei. «Non siamo noi ad aver lasciato il 5+1 (l’accordo sul nucleare, ndr), ma gli americani», ha aggiunto Rabiei.

Familiari pronti a chiedere i risarcimenti – Il governo britannico ha evocato oggi la possibilità di un’azione legale per risarcimento danni contro le autorità di Teheran da parte dei familiari delle vittime del Boeing ucraino che sarebbe stato abbattuto per errore da un missile iraniano la settimana scorsa. Nella tragedia, hanno perso la vita anche alcuni cittadini del Regno Unito.

«Come primo passo – ha detto oggi un portavoce di Downing Street – noi esigiamo un’indagine esaustiva, trasparente e indipendente sull’accaduto. Poi, naturalmente, le famiglie delle vittime britanniche hanno diritto ad avere giustizia e a ricevere riparazioni e noi continueremo a sostenerle perché le ottengano, incluso sull’opzione dei risarcimenti».

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