Xenofobi, antisemiti, seminatori di odio e di morte: radiografia del terrorismo "White Power"
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Xenofobi, antisemiti, seminatori di odio e di morte: radiografia del terrorismo "White Power"

Tobias Rathien, l’autore della doppia strage di Hanau  ha agito da solo ma non è un “lupo solitario” ma parte di un terrorismo non meno pericoloso di quello jihadista: quello dei suprematisti bianchi

Suprematisti bianchi in America
Suprematisti bianchi in America
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

20 Febbraio 2020 - 16.19


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Tobias Rathien, l’autore della doppia strage di Hanau  ha agito da solo ma non è un “lupo solitario”. Non lo è perché, questo cittadino tedesco sostenitore di teorie di estrema destra e mosso dall’odio per gli stranieri, è parte di un terrorismo non meno pericoloso di quello jihadista: il terrorismo del “white power”, quello dei suprematisti bianchi. Stando alla Bild on line, in uno scritto ritrovato dagli inquirenti, lui stesso avrebbe rivendicato il massacro, affermando che alcuni popoli che non si possono più espellere dalla Germania vadano annientati. Tesi razziste e xenofobe sono inoltre contenute in una pagina su internet attribuita all’attentatore che aveva 43anni e diffondeva in internet le sue teorie di destra radicale.

In base alle prime considerazioni di chi ha potuto leggere il “manifesto” lasciato dall’attentatore – un testo di 24 pagine – risultano tutti i tratti tipici del suprematismo bianco: odio per gli stranieri e in generale per i “non bianchi,” eugenetica, retorica incel (confessa di non avere avuto relazioni con una donna negli ultimi 18 anni) e paranoia (sostiene di essere stato sotto sorveglianza da parte dei servizi segreti.

L’attentatore ha postato sei giorni fa un video su YouTube non correlato direttamente con l’attacco ma paranoico. L’uomo rivolge un messaggio in inglese “a tutti gli americani” che informa di essere “sotto il controllo di un’invisibile società segreta” che li sottoporrebbe a moderne forme di schiavitù. Negli Stati Uniti ci sarebbero delle “basi sotterranee in cui torturano bambini da molto tempo”. Il video si conclude con un’incitazione ad agire, a individuare le presunte basi sotterranee e a “lapidarle”.

 L’ultima strage vissuta in Germania è quella del mercatino di Natale del dicembre 2016  a Berlino, dove il tunisino Anis Amri uccise dodici persone travolgendo la folla con un camion.

Lo scorso ottobre ad Halle un uomo ha attaccato una sinagoga e un fast food, uccidendo due persone. Anche in quel caso, quando ad agire fu un ventisettenne neonazista, si è rischiata una carneficina.

La settimana scorsa era stata sgominato un gruppo di terroristi di destra, che avrebbe voluto mettere a segno attentati contro musulmani profughi e politici per scatenare una guerra civile in Germania e sovvertire l’ordine: erano state arrestate 12 persone. Il nucleo del commando era costituito da cinque fanatici che si incontravano e comunicavano regolarmente tra di loro su chat e forum da settembre del 2019. I sospetti erano tredici, il fermo è stato confermato per dodici di loro. Secondo alcuni media, tra i terroristi ci sarebbero dei “Reichsbürger”, fanatici che non riconoscono i confini della Germania attuale, né la Repubblica federale, né la democrazia, e vanno in giro con documenti e targhe autoprodotte. Molti sono armati.

Le teorie di Tobias Rathien riecheggiano quelle di Brenton Tarrant, il suprematista bianco dell’estrema destra militarizzata, di origine australiana, autore del duplice attacco contro due moschee  nella città neozelandese Christchurch, il 15 marzo  2019 (49 morti e centinaia di feriti). Tarrant asseriva in un suo “manifesto”, pubblicato nella rete prima dell’attentato, l’esistenza di un processo di sostituzione della popolazione maghrebina/africana a quella bianca europea. Con il suo atto voleva “mostrare agli invasori che le nostre terre non saranno mai le loro; finché esisterà ancora un solo bianco non riusciranno a conquistare le nostre terre e rimpiazzare i nostri popoli”. Nel suo “manifesto” l’omicida considera «la crisi dell’immigrazione di massa e l’alto tasso di fecondità degli invasori un pericolo contro i popoli europei». Tarrant afferma di essersi ispirato al terrorista norvegese Andres Brievic che nel luglio 2011 sterminò 72 giovani socialisti a Otoya. E accusa la “sinistra” di favorire l’arrivo dei musulmani in Europa e la progressiva islamizzazione del continente.

Internazionale del terrore “bianco” made in Europe

Sul piano teorico/ideologico il boia di Christchurch era ossessionato dalla tesi della Eurabia -sostenuta da molti politici e intellettuali ultra conservatori europei – sviluppatasi una quindicina di anni fa e fortemente divulgata dalla scrittrice inglese Pat Ye’ Or. La tesi ipotizza il pericolo della colonizzazione dell’Europa da parte degli arabi. Tarrant durante un suo soggiorno in Francia fu colpito negativamente dalla presenza di tanti neri e arabi di terza e di quarta generazione. È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e lo ha convinto a passare all’azione. In ciò un’altra tesi gli è stata di supporto: Le Grande Remplacement. Il titolo in copertina del suo manifesto razzista è in effetti The Great Replacement. Si tratta di una teoria elaborata da Renaud Camus, uno scrittore molto apprezzato dalla destra francese: sostiene che i non bianchi conoscono una forte crescita demografica e che perciò finiranno per imporre all’Europa le loro culture e le loro religioni. Gli attentatori agiscono rivolgendosi sempre a un’audience a un pubblico che credono ricettivo alle loro idee, hanno sempre contatti con gruppi più o meno radicali. Le loro idee, le loro parole d’ordine, non sono estranee alle destre sovraniste in crescita in tutto il globo. I suprematisti sono convinti di avere un chance con i vari Trump, Salvini e Bolsonaro al potere, di poter tornare indietro, di ristabilire uno status quo perduto o una nuova epoca d’oro per l’uomo bianco.

In Europa i suprematisti bianchi che si rifanno all’ideologia “ariana”, con idee e programmi islamofobi e in molti casi antisemiti, contano ormai su oltre un migliaio di siti web che incitano non solo alla “caccia all’islamico” ma anche alla  battaglia contro l’aborto e alle politiche sociali di aiuto a profughi e immigrati. In Europa accanto ai movimenti razzisti legati al misticismo nazista o al cosiddetto “separatismo bianco”, è cresciuto negli anni’90 il movimento del “nazionalismo bianco”, distinto dai gruppi razzisti o neo-nazisti perché non afferma una superiorità della razza bianca ma enfatizza il timore che i cambiamenti demografici in provocheranno la sostituzione della cultura bianca con altre culture ritenute inferiori.

Radiografia di un terrorismo in crescita

In Germania  è nato il movimento “Pegida” i “patrioti europei contro l’islamizzazione dei paesi occidentali” (Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes), movimento sta catalizzando l’attenzione di tutti i discorsi riguardanti l’islamismo e l’anti-islamismo in Germania. Nel febbraio 2015, “Pegida” ha reintegrato nel suo comitato di direzione il leader del gruppo Lutz Bachmann, che si era dimesso il 21 gennaio dello stesso anno dopo che il giornale tedesco Bild aveva pubblicato una sua foto in cui mostrava un taglio di capelli e di baffi che ricordava quello di Hitler. “Gli estremisti di destra – si legge nel rapporto – hanno scoperto come condurre la loro guerra via Intemet, come usare la “elecronic warfare”. Simili tattiche hanno indotto le autorità di alcuni Stati a mettere in guardia contro le derive terroristiche dello spettro dell’estrema destra. In più la potenziale violenza è coltivata dai peggior tipi di giochi elettronici, diventati arma politica vera e propria utilizzata abilmente dai neo-nazi. Questi siti hanno un pubblico fedele e ampio, costituito non di semplici curiosi, ma di persone che sull’odio hanno costruito il proprio rapporto col mondo e usano Internet per ritrovarsi, scambiarsi informazioni, infiammarsi reciprocamente, creare steccati, alzare barriere, scavare fossati. E assaltare moschee. E’ l’internazionale del separatismo. Internazionale del terrore bianco. “La guardia è stata pericolosamente abbassata, il Mein Kampf si vende liberamente in tante librerie europee o si può acquistare via internet. Partiti che si ispirano al nazifascismo vengono tollerati con la motivazione  che rientrando nel gioco democratico possono essere contenuti”, afferma Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal di Gerusalemme. “In realtà – aggiunge – da una tale questa legittimazione, questi movimenti traggono forza, si presentano come forze nazionali, estendono la loro propaganda, additando i diversi da sé come dei nemici contro cui fare fronte”. Per i servizi di sicurezza i neonazisti possono contare su circa 22 mila militanti, 7 mila dei quali appartengono a piccoli gruppi e cellule clandestine. “Stiamo assistendo a una recrudescenza evidente dei fenomeni di intolleranza, xenofobia e antisemitismo in tutta Europa e in particolare in Germania”, sottolinea Filippo Focardi. Lo storico ricorda che soloqnel 2019 si sono verificati almeno due episodi molto gravi di violenza finiti in omicidio. Lo scorso giugno un estremista di destra ha ucciso Walter Lübcke, politico tedesco di centro-destra del partito Unione Cristiano-Democratica di Germania (Cdu), sostenitore della politica di apertura ai rifugiati della Merkel. A ottobre un giovane neonazista ventenne, dopo aver tentato di fare irruzione nella sinagoga di Halle, ha provocato la morte di due persone. L’obiettivo era di mettere in atto una strage nel giorno di Yom Kippur, la maggiore festività ebraica.

Dalla Germania alla Gran Bretagna. Nel Regno Unito, l’estrema destra (suprematista, razzista, isolazionista, anti-migranti) fa proseliti e ha un seguito crescente. Materiale estremista è disponibile ovunque sulla Rete. Un gruppo come National Action, quello che è nato per “celebrare” la morte della deputata laburista Jo Cox, conta su un centinaio di militanti, ma i suoi video su YouTube hanno quasi 2800 adepti.

Proclamano una “White Jihad”, una guerra santa bianca, che significa rendere omogenea e aderente “ai valori tradizionali inglesi” questa terra che oggi invece ospita persone provenienti da ogni angolo del mondo ed è un crogiolo di culture. “I rifugiati non sono i benvenuti”si legge in uno dei loro proclami che va di pari passo alla proclamazione che “Hitler aveva ragione, i rifugiati devono tornare a casa”.  Thomas Mair, 54 anni, l’assassino (16 luglio 2016) di Cox, era legato al gruppo suprematista bianco Springbok Club, visceralmente ostile all’Europa e simpatizzante del vecchio apartheid sudafricano. Le prove emerse al processo, conclusosi con la condanna all’ergastolo dell’assassino della quarantunenne deputata laburista, hanno dimostrato che Mair ha ucciso Jo Cox sulla spinta di un’ideologia neonazista, razzista e suprematista bianca. La polizia aveva trovato nella sua abitazione simboli e libri sul Terzo Reich, sul Sudafrica dell’apartheid e su movimenti razzisti di altri Paesi. Prima di Mair, ad entrare in azione (nel 2013) era stato Pavlo Lapshin, neonazista ucraino trapiantato a Birmingham, che uccise un anziano musulmano. e si preparava a piazzare esplosivi in varie moschee. Lapshin era un suprematista, così come David Copeland, l’uomo che ha ucciso tre persone in una serie di attacchi dinamitardi e voleva dare inizio ad una guerra civile nel Paese.

Un altro dinamitardo – Ryan McGee –  era un estimatore del Ku Klux Klan. McGee è stato fermato in tempo per evitare una strage. Come Ian Forman, che stava pianificando di attaccare una moschea, e passava  ore nella sua camera da letto indossando cimeli nazisti e postando messaggi razzisti sul web.  Il ministero dell’Interno britannico ha dichiaro fuori legge un gruppo dell’ultradestra inglese denominato “National Action”, accusato di progettare e istigare atti di violenza razzisti.

I soldati di Odino

Un fenomeno che si è propagato anche nel Nord-Est dell’Europa. Un esempio, sono iSoldati di Odino”, un gruppo di estremisti di destra che pattuglia le strade della Finlandia con l’obiettivo di “proteggere gli abitanti del posto dagli immigrati”: una pratica che  si sta iniziando a diffondere in altre nazioni scandinave e baltiche, suscitando preoccupazione nelle autorità. Questi autoproclamati “patrioti”, che prendono il proprio nome dal re degli dei della mitologia nordica, aspirano a diventare “gli occhi e le orecchie” dei poliziotti, i quali – secondo loro – farebbero oggi sempre più fatica a portare a termine i compiti assegnati.

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