“E’ stato un lavoro di squadra. Un lavoro complesso, svolto sul campo e che ha visto impegnata la nostra diplomazia e gli uomini dei servizi. E il risultato sperato, la liberazione di Silvia è anche il frutto dei buoni rapporti che l’Italia ha mantenuto con i Paesi dell’area”. Così a Globalist una autorevole fonte della Farnesina commenta a caldo la notizia della liberazione di Silvia Romano.
“Volevo darvi una buona notizia. Silvia Romano è libera. Lo Stato non lascia indietro nessuno”, scrive il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che manda poi “un abbraccio alla sua famiglia” e “un grazie alla nostra intelligence, all’Aise in particolare, alla Farnesina e a tutti coloro che ci hanno lavorato”, scrive il ministro. E in una nota il presidente del Copasir, Raffaele Volpi, scrive che Silvia “sta bene ed è in forma”, anche se è “provata ovviamente dallo stato di prigionia ma sta bene”.
I complimenti, continua, “vanno al Generale Carta, agli uomini e donne dell’Aise che con il loro incessante lavoro, mai alla luce della ribalta, hanno permesso questo importantissimo risultato. Grazie ragazzi e ben tornata a casa Silvia”. Un’operazione scattata nella notte tra l’8 e il 9 maggio quella dell’Aise, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna diretta dal generale Luciano Carta, che portato alla liberazione di Silvia Romano a 18 mesi dal rapimento.
Il blitz dell’intelligence è stato condotto con la collaborazione dei servizi turchi e somali. In Somalia, infatti, Ankara gestisce una grande base militare dove soldati turchi addestrano militari locali. Silvia Romano si trova ora in sicurezza nel compound delle forze internazionali a Mogadiscio: blindata, non è entrata in contatto con nessuna delle persone presenti nel campo.
Subito dopo il suo rilascio, stando all’agenzia Adnkronos che cita fonti di intelligence, la ragazza “ha avuto un lungo colloquio telefonico con la madre e con il premier Giuseppe Conte”.
”Lo Stato non lascia indietro nessuno”. L’affermazione del titolare della Farnesina non è una frase di circostanza, ma è sostanziale. Perché dietro quel “non lascia indietro nessuno” c’è l’approccio italiano nell’affrontare il delicatissimo tema delle trattative per riportare a casa nostri connazionali vittime di rapimenti. Nessuno lo ha mai ammesso e non lo ammetterà neanche in questa circostanza.
Ma, a quanto consta a Globalist, l’operazione di salvataggio della volontaria milanese è stata possibile per una ragione fondamentale: Silvia Romano non era più nelle mani di un gruppo jihadista ma era tornata di “proprietà” di una banda di criminali comuni il cui unico interesse erano i soldi. Ossia un riscatto. Anche se la parola “riscatto’ non poò essere mai confermata.
E i soldi sono parte della trattativa a lietissimo fine. Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Roma e dai carabinieri del Ros, la volontaria italiana fino a poco tempo fa era tenuta prigioniera in Somalia da uomini vicini al gruppo jihadista al-Shabaab, l’organizzazione somala affiliata ad al-Qaeda, ed era considerata “ostaggio politico”. Ma l’ultimo passaggio è stato decisivo.
Tre dei responsabili del rapimento erano stati arrestati e dalle indagini, portate avanti in Italia dalla Procura di Roma, era in effetti emerso che la ragazza potesse essere stata trasferita in Somalia subito dopo il sequestro: un trasferimento lampo organizzato da un gruppo islamista legato al Al-Shabaab che aveva fornito alla banda di criminali comuni kenyoti, autori materiali del sequestro, denaro e mezzi. Queste informazioni erano emerse un anno dopo il sequestro, nel novembre scorso, e da quel momento non era trapelato più nulla. Una pista che adesso viene accreditata dal fatto che Romano è stata liberata a soli 30 chilometri dalla capitale della Somalia.
“Sono stata forte e ho resistito. Sto bene e non vedo l’ora di ritornare in Italia”. É il primo commento di Silvia dopo la sua liberazione. Su Twitter intantto la notizia della liberazione di Silvia Romano è dirompente. In meno di un’ora dall’annuncio di cconte, i tweet con l’Hastag #SilviaRomanoè balzato in testa alle tendenze con 15 mila tweet. La solidarietà e la gioia per un evento atteso da tanto, troppo tempo, non sono andate in quarantena.