Noury (Amnesty): "La vendita di armi all'Egitto è uno sfregio per Giulio Regeni e Patrick Zaki"
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Noury (Amnesty): "La vendita di armi all'Egitto è uno sfregio per Giulio Regeni e Patrick Zaki"

Ad affermarlo, nell’intervista concessa a Globalist, è Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, uno dei più attivi protagonisti della campagna per chiedere verità e giustizia per Regeni.

Il murale per Patrick e Giulio
Il murale per Patrick e Giulio
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

10 Giugno 2020 - 09.43


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“Quella che passerà alla storia come la ‘commessa del secolo’, dovrà essere più opportunamente chiamata la ‘vergogna del secolo’. Ad affermarlo, nell’intervista concessa a Globalist, è Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, uno dei più attivi protagonisti della campagna per chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni.

Ci sentiamo traditi. Ma anche offesi e indignati dall’uso che si fa di Giulio”, dicono a Repubblica Paola e Claudio Regeni, insieme al loro avvocato, Alessandra Ballerini. E ancora: “Le navi e le armi che venderemo all’Egitto serviranno per perpetuare quelle violazioni dei diritti umani contro le quali abbiamo sempre combattuto”. Qual è la sua valutazione su questa vicenda?

La mia valutazione è che quella che passerà alla storia come la “commessa del secolo”, dovrà essere più opportunamente chiamata la “vergogna del secolo”. Le cronache ci hanno raccontato nei giorni scorsi di una sofferenza all’interno del Governo rispetto alla decisione di autorizzare la fornitura delle 2 fregate all’Egitto. A me pare invece che questa decisione sia stata rapida, preannunciata da una telefonata di Conte ad al-Sisi, durante la quale sarebbe stato fatto, per l’ennesima volta in modo strumentale, il nome di Giulio Regeni. Abbiamo dato all’Egitto una ulteriore conferma dell’attualità delle parole dell’ex ministro degli Esteri Alfano: “L’Egitto, nostro partner ineludibile”. Tutto questo in spregio dei diritti umani che sono sempre più violati in Egitto, in spregio alla verità per Giulio Regeni e alla sofferenza di Patrick Zaki, che è entrato nel suo quinto mese di detenzione.

Con questa “vergogna del secolo” che messaggio dà l’Italia agli autocrati, dittatori, di mezzo mondo?

Che siamo disposti a tutto. Basta scorrere l’elenco degli Stati cui l’Italia ha venduto armi nel 2019. Ai primi posti ci sono Stati che violano sistematicamente i diritti umani. L’Egitto, che era già al primo posto nel 2019, lo sarà evidentemente anche nel 2020 e, se è vero che le due fregate sono solo l’antipasto di una fornitura assai più ampia, rischia di esserlo per gli anni a venire.

Nei giorni scorsi, riferendosi al tema dei migranti, Amnesty International ha affermato, documentandolo, che non esistono differenze sostanziali tra il Governo Conte 1 e il Conte 2. La vicenda egiziana conferma questo giudizio?

Decisamente sì. Stiamo parlando di una mancata discontinuità nei rapporti tra Italia ed Egitto che attraversa molti governi e di vari anni.

Le parole dei genitori di Giulio Regeni riflettono indignazione, dolore ma anche grande dignità e determinazione. La battaglia continua?

Le battaglie per i diritti umani continuano sempre, fino a quando non si ottiene l’obiettivo. Purtroppo oggi quell’obiettivo, verità e giustizia per Giulio, appare più lontano e a renderlo più lontano è anche il comportamento del Governo italiano.

Se dovesse sintetizzare in un concetto cosa sia l’Egitto di al-Sisi…

Un sistema autoritario, basato sulla repressione dei diritti umani, che si regge sull’impunità interna e sull’accondiscendenza esterna. 

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