Un reportage del Guardian ha affrontato il rifocillamento delle forze armate Isis: a quattro anni dalla sconfitta nella battaglia per Mosul, lo Stato Islamico sta raggruppando i suoi militanti in Iraq. Un grave allarme lanciato nel paese arabo.
Secondo un leader tribale che ha combattuto contro il califfato, anche se sono ancora pochi, gli jihadisti stanno lavorando a ricreare le condizioni per riconquistare aree del paese.
L’allarme arriva due settimane dopo la riunione a Roma della coalizione globale anti Daesh, durante la quale era stato sottolineato come l’Isis resti una minaccia in Siria e in Iraq, nonostante la sconfitta territoriale nel marzo di due anni fa.
“Piccole bande di combattenti attaccano i checkpoint militari e della polizia, assassinano leader locali e assaltano linee elettriche e impianti petroliferi”, racconta il giornale. Il loro numero, riferiscono fonti d’intellgence e leader tribali, è ancora “una frazione di quando il califfato governava grandi porzioni d’Iraq e Siria”, sono ridotti ad una “esistenza quasi nomade” e hanno risorse economiche gravemente ridotte.
I militanti dell’Isis “cercano rifugio fra gole e montagne e si muovono in continuazione fino a quando non hanno raccolto sufficienti uomini e risorse per sferrare un attacco”. Il gruppo considera molto importante il triangolo di territorio fra Kirkuk, Baiji e Samara.
“E’ il centro dell’Iraq, collega le montagne e le colline dell’est, un luogo perfetto per nascondersi, ai deserti dell’ovest che portano in Siria. Non se ne andranno mai da quest’area”, sottolinea una fonte d’intelligence di stanza nella regione.
Ma anche se sono pochi, i militanti dell’Isis non vanno sottovalutati.
“L’Isis è ora nella stessa situazione di al Qaeda dopo la sua disfatta nel 2009. Andarono in clandestinità per raggrupparsi e riorganizzarsi, in meno di tre anni tornarono più forti”, avverte un leader tribale che ha sempre combattuto contro l’isis. Del resto, continua, ci sono ancora le stesse condizioni che permisero all’Isis di manipolare la rabbia della popolazione locale e ottenere sostegno.
“C’è poca o nessuna fiducia nel governo e le comunità locali vengono punite collettivamente e trattate come membri dell’Isis sin quando non riescono provare la loro innocenza”,