Oggi è il primo giorno di una nuova era per Kabul e l’Afghanistan, con un nuovo emirato islamico proclamato con la presa della capitale.
Chi continuerà a lavorare come ha sempre fatto sarà Emergency, che non fa distinzioni e continuerà a curare chi ne ha bisogno.
Al Centro per vittime di guerra di Emergency nella capitale afghana continuano ad affluire feriti – in tanti dopo gli scontri a fuoco di ieri all’Hamid Karzai International airport – e si attende il contatto con i Talebani, “confidenti che possiamo proseguire a fare il nostro lavoro, come abbiamo sempre fatto anche con loro”, dice Alberto Zanin, coordinatore medico dell’ospedale.
“Abbiamo – spiega Zanin in un briefing su zoom dal Centro – buone aspettative sul futuro: i Talebani stanno prendendo il posto dei leader governativi sia nella micro che nella macro gestione dei vari settori. Non ci sono stati episodi di resistenza al loro ingresso in città e ci aspettiamo un miglioramento della situazione nei prossimi giorni. Speriamo di avere presto contatti con i nuovi leader. Questa mattina – aggiunge – si è presentato all’ospedale un nuovo esponente del distretto di polizia locale. I Talebani ci conoscono da 20 anni e ci aspettiamo che ci lascino continuare a lavorare”.
Nell’ospedale la vita continua. Negli ultimi giorni si è registrata un’impennata nell’afflusso di feriti e, dopo gli scontri dell’aeroporto, in tanti si sono presentati al ‘gate’ di accesso alla struttura per sapere se c’erano loro parenti ricoverati. “Abbiamo ricevuto – fa sapere il coordinatore medico – persone ferite da
proiettili in aeroporto. Ci sono stati conflitti a fuoco perchè molti cercavano di salire sugli aerei senza visti nè passaporti. Anche noi abbiamo avuto notizia di
vittime”.
Questa mattina, continua Zanin, “sono 115 i pazienti ricoverati nel nostro ospedale, rispetto ad una capienza di 100 posti. Abbiamo utilizzato anche le barelle. Stiamo cercando di liberare posti letto per eventuali altri feriti ed abbiamo chiesto supporto ad altri ospedali per il trasferimento dei pazienti stabili. Dello staff internazionale siamo rimasti in 7, di 13 che eravamo”. Le condizioni di sicurezza si sono infatti sempre più precarie nelle ultime settimane e gli operatori fanno solo il breve tragitto quotidiano tra il Centro e le case, che si trovano proprio di fronte. Nell’altro ospedale afghano di Emergency a Lashkar-gah, osserva “stanno tutti bene. La città è passata sotto il controllo talebano da un giorno all’altro, non ci sono stati scontri a fuoco ed il nostro staff, dopo settimane di isolamento nell’ospedale, è riuscito a rientrare nelle proprie case”.
Ora si tratterà di convivere con il nuovo-vecchio regime degli studenti coranici. Non una novità per la ong fondata da Gino Strada, che opera in Afghanistan dal 1999, quando il Paese era in mani talebane. “Siamo neutrali, non prendiamo posizioni politiche e ci occupiamo soltanto di curare chi ha bisogno”, sottolinea Zanin.