A Kabul l'unica "musica" è sempre quella del terrore
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A Kabul l'unica "musica" è sempre quella del terrore

Mentre i talebani ribadiscono che la musica sarà vietata in Afghanistan torna la musica delle bombe

Feriti dell'attentato a Kabul all'ospedale di Emergency
Feriti dell'attentato a Kabul all'ospedale di Emergency
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26 Agosto 2021 - 18.51


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Afghanistan, la musica è finita. In tutti i sensi.

La musica sarà di nuovo vietata in Afghanistan. Lo annuncia Zabihullah Mujahid, portavoce dei talebani. “La musica è proibita nell’Islam – ha detto al New York Times – ma speriamo di poter persuadere le persone a non fare queste cose, invece di fare pressioni”. Sotto il governo dei talebani negli anni ’90, ricorda la Bbc, musica, televisione e cinema erano severamente vietati e infrangere le regole poteva mettere le persone in guai seri. 

Niente musica e Tv sotto attacco. Il giornalista dell’emittente afghana Tolo News, Ziar Yaad, e il suo cameraman, Bayes Majidi, sono stati picchiati ieri dai talebani a Kabul, mentre stavano girando un reportage. I due, riferisce la stessa Tolo, stavano filmando alcuni disoccupati e lavoratori in piazza Haji Yaqoob, nella zona di Shahr-e-Naw nella capitale, quando i talebani li hanno aggrediti per ragioni non specificate. Il reporter lavorava a un pezzo sull’aumento della disoccupazione a Kabul. «Mentre stavamo riprendendo», ha raccontato Yaad, «sono arrivati i talebani e senza chiederci nulla hanno iniziato a fare confusione, hanno preso il mio cellulare e la telecamera; abbiamo mostrato il tesserino da giornalisti, ma ci hanno schiaffeggiati e colpiti con le loro armi».

Terrore all’aeroporto

I timori delle intelligence mondiali sono diventati realtà. Mentre si lotta contro il tempo per evacuare il numero più alto di personale, cittadini e, successivamente, militari dall’Afghanistan, un doppio attentato kamikaze è stato compiuto all’aeroporto internazionale di Kabul. Dalle prime notizie circolate si parla di almeno 13 vittime, tra cui alcuni bambini, e diversi feriti, tra cui almeno tre marines americani e, secondo la Bild, anche militari britannici, oltre a un alto numero di miliziani Taliban. Non c’è ancora stata la rivendicazione, ma il primo indiziato sembra essere, sia per le informazioni raccolte nelle ore passate dai servizi segreti occidentali che per le dinamiche dell’attacco, lo Stato Islamico nel Khorasan.

Secondo le prime ricostruzioni, infatti, un attentatore kamikaze si è fatto esplodere proprio vicino al Baron Hotel, dove alloggiano truppe e giornalisti britannici a Kabul, in un canale di scolo lungo la strada dove molte persone si erano accalcate nell’acqua bassa per farsi esaminare i documenti ed entrare nell’aeroporto. Questa prima esplosione ha così aperto la strada ad altri complici che hanno aperto il fuoco contro i presenti. Successivamente, poi, si è registrata una seconda esplosione. Un modus operandi, questo, più volte usato dai gruppi terroristici presenti nel Paese, compreso proprio Isis, per poter mietere il maggior numero di vittime, anche tra i soccorritori. “Possiamo confermare un’esplosione all’esterno dell’aeroporto di Kabul”, si legge in un tweet del portavoce del Pentagono, John Kirby, precisando che “ulteriori dettagli verranno forniti appena potremo” e che “al momento non c’è chiarezza sulle vittime.

Intanto i militari addetti alla sicurezza dello scalo della capitale afghana hanno ordinato la chiusura di tutti i gate dell’aeroporto, di fatto isolandolo contro possibili altri attacchi terroristici. Mentre l’ambasciata americana a Kabul ha invitato i propri cittadini a “lasciare immediatamente gli ingressi” dello scalo. Secondo fonti d’intelligence, infine, tutto il personale italiano è stato portato al sicuro nei bunker di sicurezza.

L’ospedale di Emergency sta accogliendo e prestando le prime cure alle persone rimaste ferite nell’attentato all’aeroporto di Kabul. Lo riferiscono all’Agi fonti dell’associazione fondata da Gino Strada.

Fotografie e video dalla zona dell’attentato presso l’aeroporto di Kabul – rilanciate da al-Arabiya e Tolo News – mostrano persone ferite, coperte di sangue, e ambulanze che li caricano. In altre foto i feriti vengono trasportati su delle carriole.

.Gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Australia avevano avvertito poche ore prima i loro cittadini di allontanarsi dall’aeroporto a causa del pericolo di un imminente attentato dell’Isis.  Qualche ora prima, momenti di panico si sono avuti a bordo di un C130 dell’aeronautica italiana, dopo che i talebani hanno sparato colpi di mitragliatrice per disperdere la folla. La pilota, un capitano, ha effettuato manovre diversive per evitare di entrare nella linea di fuoco durante la fase di decollo dall’aeroporto di Kabul.  Lo hanno spiegato fonti di intelligence, secondo cui nessun colpo è stato diretto verso l’aereo, su cui si trovavano i giornalisti e 98 civili afghani. Secondo quanto hanno riferito le fonti, un pick up afghano equipaggiato con mitragliatrici e situato lontano dalla pista, ha sparato alcuni colpi di mitragliatrice calibro 14.5 in alto per disperdere la folla che stava pressando verso il gate. La pilota del C130 italiano ha quindi effettuato un decollo tattico per sottrarsi a una potenziale minaccia.  

Il tutto mentre gli Studenti coranici continuano l’avanzata nelle poche aree ancora non conquistati e dal Panshir arriva notizia che i miliziani abbiano già occupato la residenza di Ahmad Massoud, capo della resistenza tagika e figlio dell’ex leader Ahmad Shah Massoud, il Leone del Panshir. Tanto che è stato trovato, si apprende, l’accordo per una tregua tra le parti.

Modello Iran

E alcune novità emergono anche riguardo alla formazione del nuovo governo dell’autoproclamato Emirato Islamico. Da quanto si apprende, ci sarà un presidente eletto a suffragio universale con i suoi ministri in parte scelti dal presidente stesso e in parte da una Guida Suprema religiosa, al vertice dell’assetto istituzionale, con il compito di indirizzare tutti gli organi dello Stato e che si avvale di un Consiglio Superiore costituito da 12 notabili. Questa guida verosimilmente nominerà direttamente alcune cariche relative ai settori della sicurezza, dell’intelligence e della giustizia. Un modello molto simile a quello della Repubblica Islamica dell’Iran. Il Parlamento dovrebbe essere invece articolato come quello attuale, con due camere e rappresentanti eletti dal popolo.

 Il 31 si avvicina

Con gli ultimi voli è stato superato il muro delle 100mila persone evacuate da Kabul, in uno dei ponti aerei più grandi della storia. Nelle ultime 24 ore, infatti, sono state imbarcate circa 13.400 persone, di cui 5.100 su 17 voli militari americani e 8.300 tramite 74 voli della coalizione. Da fine luglio, sottolinea la Casa Bianca, sono state portate via dal Paese 101.300 persone, di cui 95.700 dal 15 agosto, giorno dell’ingresso dei talebani nella capitale afghana. 

È previsto per domani l’ultimo volo del ponte aereo tra Kabul e Roma per portare in Italia gli afghani evacuati e quanti altri hanno chiesto di lasciare il Paese asiatico. Lo rieriscono all’Agi fonti locali nella capitale afghana che non hanno indicato al momento né l’ora del decollo né con quale velivolo — se militare o di altra compagnia — sarà effettuato il trasferimento, come pure lo scalo intermedio. In questi giorni ci sono stati voli diretti con aerei militari C130J italiani tra Kabul e la base di Al Salem, in Kuwait, dove c’è un assetto dell’aeronautica italiana, e da qui il trasferimento a Roma con i «giganti» dell’aria K767 della stessa aeronautica. Ma ci sono stati anche voli con altre compagnie da Kabul a Roma via Tashkent, in Uzbekistan, e via Francoforte. 

 Se ieri la Germania aveva detto ufficialmente di voler concludere le operazioni domani, venerdì, secondo indiscrezioni riportate dai media internazionali i quattro voli di oggi potrebbero essere gli ultimi. Anche la Francia metterà fine ai voli per le evacuazioni da Kabul venerdì sera: lo ha detto parlando a radio Rtl il primo ministro francese Jean Castex. “Da domani sera non potremo più evacuare persone dall’aeroporto di Kabul” a causa del ritiro americano fissato al 31 agosto, ha affermato. 

La Francia ha fatto evacuare dall’Afghanistan oltre 2.000 afghani e un centinaio di francesi da quando sono iniziati i voli, la scorsa settimana.  Il governo olandese ha invece reso noto che interromperà oggi i voli, su richieste delle forze Usa, che devono completare le loro operazioni. “I Paesi Bassi sono stati informati oggi dagli Stati Uniti che devono partire e con ogni probabilità effettueranno gli ultimi voli entro oggi”, hanno affermato i ministri degli Esteri e della Difesa olandesi in una lettera al Parlamento. Anche la Polonia ha completato la sua missione di evacuazione da Kabul “per motivi di sicurezza”, dopo aver trasportato più di 1.300 persone: lo hanno reso noto oggi le autorità polacche. “Più di 1.300 persone sono state trasportate in Polonia”, ha detto ai giornalisti il viceministro degli Esteri Marcin Przydacz, sottolineando che la missione “organizzata per i polacchi e per i collaboratori dalla Polonia” si è conclusa “per motivi di sicurezza”. Conclusa anche la missione della Danimarca, mentre ieri era stato il Belgio ad annunciare lo stop.

Sarebbero circa 250 mila i collaboratori afghani degli Stati Uniti — e i loro familiari — che ancora non sono riusciti a lasciare il Paese: hanno tutti diritto a una procedura di visto rapida, ma sono troppi per le forze e i tempi a disposizione degli americani. Gli Stati Uniti stanno evacuando circa 20 mila persone al giorno, un ritmo che non permetterebbe di mettere in salvo tutti i collaboratori. Il numero è basato su stime effettuate analizzando i documenti del dipartimento della Difesa e del governo afghano. 

Ordini di armi dai Paesi dell’Asia centrale 
La Russia seguirà da vicino gli sviluppi in Afghanistan prima di decidere se riconoscere il governo dei talebani. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, sottolineando che Mosca osserverà i «futuri passi» dei talebani “per garantire ordine e sicurezza dei cittadini del Paese e fornire sicurezza ai diplomatici russi”. Il portavoce del presidente russo Vladimir Putin ha sottolineato che la Russia vuole vedere pace e stabilità in Afghanistan e spera che verranno adottati sforzi per fermare la droga che arriva dal Paese.

Mosca  ha anche detto di aver ricevuto nuovi ordini di armi ed elicotteri dalle repubbliche dell’Asia centrale, che confinano con l’Afghanistan, dopo la presa del potere dei talebani nel Paese. Gli ordini arrivano mentre i Paesi della regione ex-sovietica, dove Mosca possiede basi militari, hanno sollevato preoccupazioni per la sicurezza. “Stiamo già lavorando su una serie di ordini dai Paesi della regione per la fornitura di elicotteri russi, armi da fuoco e moderni sistemi di protezione delle frontiere”,  dichiara  Alexander Mikheev, il capo dell’esportatore statale di armi Rosoboronexport, all’agenzia di stampa Ria Novosti. Se la Russia rimane cautamente ottimista sulla nuova leadership a Kabul, ha al contempo avvertito che gli estremisti entrano nei Paesi vicini come rifugiati. L’Uzbekistan e il Tagikistan all’inizio di questo mese hanno tenuto esercitazioni militari congiunte con la Russia vicino ai loro confini con l’Afghanistan.

.La “dottrina Biden” e l’Europa con le spalle al muro

Annota Pierre Haski, direttore di France Inter, in una sua interessante analisi su Internazionale: “Biden non si ritira dall’Afghanistan per concentrarsi esclusivamente sull’America, come accaduto dopo la prima guerra mondiale, ma per affrontare la sfida cinese, in un mondo tornato a essere instabile e conflittuale. Questa ‘dottrina Biden’ che purtroppo sta prendendo corpo a scapito della società civile afgana, significa che Washington ha ormai un unico criterio: l’interesse diretto degli Stati Uniti. E di interessi, in Afghanistan, non ce n’erano, dunque gli Stati Uniti si ritirano. 

 L’onda d’urto di questa constatazione è immensa, in particolare per gli alleati europei. Molti speravano che la vittoria di Biden su Trump avrebbe segnato un ritorno allo statu quo ante, a un’America in versione da dopo guerra fredda, grande potenza benevola e affidabile. Ora hanno scoperto che le cose non stanno così, anche se Biden ha riaffermato il suo impegno rispetto alla Nato e all‘“articolo 5” che vincola gli Stati Uniti. È significativo che il paese dove lo shock si è sentito di più sia il Regno Unito, che subito dopo aver tagliato i ponti con l’Unione europea ha scoperto che la ‘relazione speciale’ con Washington è solo uno slogan. Londra, infatti, è stata messa davanti al fatto compiuto del ritiro dall’Afghanistan, esattamente come gli altri. Il dibattito alla camera dei comuni all’indomani della caduta di Kabul aveva l’aria di un risveglio doloroso. Gli europei, intanto, sono con le spalle al muro. Per l’ennesima volta, verrebbe da dire”.

Spalle al muro. Fuga nel caos armato. L’Isis che sfida i Taliban con l’arma del terrore. Un presidente americano che crolla nei sondaggi per la disastrosa gestione di un ritiro annunciato. La “musica” che risuona oggi a Kabul è una sinfonia di morte. E nel mondo quella della vergogna. 

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