Salah Abdeslam rivendica la strage di Parigi: "Abbiamo inferto alla Francia il nostro stesso dolore"
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Salah Abdeslam rivendica la strage di Parigi: "Abbiamo inferto alla Francia il nostro stesso dolore"

Il terrorista dello Stato Islamico ha deciso di parlare con una dichiarazione politica: ""Gli aerei francesi che bombardano lo Stato islamico non fanno distinzione fra uomini, donne e bambini".

Nella foto: gli U2 davanti al Bataclan dopo la strage
Nella foto: gli U2 davanti al Bataclan dopo la strage
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15 Settembre 2021 - 18.43


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Una rivendicazione politica, detta con grande cinismo e spietatezza ma che ripercorre le motivazioni che già allora i terroristi dell’Isis avevano reso note per ‘celebratre’ la strage di Parigi.

“Gli aerei francesi che bombardano lo Stato islamico non fanno distinzione fra uomini, donne e bambini”. Sono le parole di Salah Abdeslam al processo per gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015. “Abbiamo voluto far subire alla Francia lo stesso dolore che noi subiamo”, ha affermato l’attentatore. Per Salah i “terroristi, jihadisti radicalizzati” ai quali ci si è riferiti finora in aula sono in realtà “dei musulmani”.

“Non c’era niente di personale” – “Abbiamo attaccato la Francia, preso di mira la popolazione, dei civili, ma non c’era niente di personale”, ha proseguito l’imputato principale. “So che le mie frasi possono scioccare soprattutto delle anime sensibili. Il mio obiettivo non è però di girare il coltello nella piaga, ma di essere sincero con chi sta provando un enorme dolore”.

Le parole contro l’ex presidente Hollande – Quando l’allora presidente francese Francois Hollande “prese la decisione di attaccare lo Stato islamico, sapeva che la sua decisione avrebbe comportato dei rischi. Sapeva che prendendo quella decisione, dei francesi sarebbero morti”, ha dichiarato Salah. “Il nostro – ha sottolineato – è un Islam autentico. Hollande ha detto che noi abbiamo combattuto la Francia a causa dei suoi valori, ma è una menzogna”.

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Un “processo storico” – Salah Abdeslam aveva parlato praticamente per la prima volta dal suo arresto, avvenuto nel marzo del 2016, solo l’8 settembre scorso in occasione dell’apertura di quello che è stato definito dagli addetti ai lavori uno storico processo. “Non c’è “altro Dio all’infuori Allah”: erano state le sue prime parole davanti alla corte d’Assise Speciale.

“Non c’è altro Dio al di fuori di Allah” – All’imputato era stato chiesto di declinare la sua identità, quella dei genitori e la sua professione. “Innanzitutto voglio testimoniare che non c’è altro Dio all’infuori di Allah e che Maometto è il suo messaggero”, aveva detto prima di rispondere: “Mi chiamo Abdeslam Salah. I nomi di mio padre e di mia madre non hanno niente a che vedere qui. Ho rinunciato a ogni professione per diventare un combattente dello Stato Islamico”.

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