Russia-Ucraina, i venti di guerra si spingono nel Mediterraneo
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Russia-Ucraina, i venti di guerra si spingono nel Mediterraneo

Una flotta russa attraversa il canale di Sicilia nell'ambito di annunciate esercitazioni navali nel Mediterraneo, suscitando qualche preoccupazione

Russia-Ucraina, i venti di guerra si spingono nel Mediterraneo
La flotta russa nel Mediterraneo
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

1 Febbraio 2022 - 12.16


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Al Palazzo di Vetro si “muovono” le parole. Nel Mediterraneo, le navi da guerra.

Il fiume della crisi ucraina sfocia con forza nel Mediterraneo. Nelle stesse ore in cui si consuma lo scontro fra Stati Uniti e Russia nella prima riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu, dedicata alla minaccia di un’invasione in Ucraina, una flotta russa attraversa il canale di Sicilia nell’ambito di annunciate esercitazioni navali nel Mediterraneo, suscitando qualche preoccupazione. La Difesa stronca però ogni timore sul nascere, affermando che le sei navi di Mosca “non violano la sovranità e le acque italiane”.

Sorvegliati speciali 

 La formazione russa “sta effettuando un transito in acque internazionali e non viola la sovranità degli Stati rivieraschi”, sottolinea il ministero aggiungendo che la Nato continua a seguire la navigazione del gruppo sin dalla partenza ed escludendo “comportamenti o volontà escalatorie” da parte dell’Alleanza e della flotta di Mosca.

 Le sei navi russe sono partite a metà gennaio dal Mare del Nord, dai porti di Severomorsk (Flotta del Nord) e da Baltijsk (Flotta del Baltico). Sono progettate per trasportare e far sbarcare circa 60 carri armati e oltre 1.500 soldati. La flotta ha varcato Gibilterra e domenica ha cominciato ad attraversare il canale di Sicilia. Il timore è che si stiano dirigendo verso la Crimea, al confine con l’Ucraina. Negli ultimi giorni Mosca ha avviato esercitazioni di tutte le sue flotte a livello globale, in coincidenza con l’aumento delle tensioni con l’Occidente per la crisi ucraina.

 I timori dell’Onu 

 “La situazione che stiamo fronteggiando in Europa è pericolosa e urgente e la posta in gioco per l’Ucraina, e per ogni Stato membro dell’Onu, non potrebbe essere più alta”, ha accusato senza mezzi termini l’ambasciatrice americana alla Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield. “Le azioni di Mosca colpiscono il cuore della Carta delle Nazioni Unite e sono una minaccia chiara alla pace e sicurezza. Ora è il momento di un dibattito pubblico”. La rappresentante americana ha chiesto agli altri membri anche come si sentirebbero se avessero centomila soldati al loro confine e ha messo in guardia che Mosca intende aumentare a 30mila i suoi militari nel Paese alleato della Bielorussia, con la possibilità di “arrivare in meno di due ore a nord di Kiev”.

Il rappresentante permanente russo alle Nazioni Unite, Vasily Nebenzya, ha escluso la possibilità di un’invasione dell’Ucraina anche se i colloqui sulle garanzie di sicurezza chieste da Mosca dovessero fallire. “Posso escludere una invasione dell’Ucraina anche se i nostri negoziati sulla sicurezza europea e globale dovessero fallire”, ha detto Nebenzya ai giornalisti. Ma i militari russi ammassati alla frontiera con l’Ucraina sono ora 130mila, ha denunciato l’inviato di Kiev all’Onu, Sergiy Kyslytsya. “La domanda è perché ci sono tutte queste forze lì?”, ha aggiunto, nel suo intervento alla riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu dedicata alla minaccia alla sicurezza posta dalle azioni di Mosca.

Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in una video intervista al Washington Post, intanto sottolinea: “Quello che sappiamo è che c’è un continuo accumulo militare, il più grande ammassamento di forze in Europa dalla Seconda guerra mondiale, e queste sono forze equipaggiate in modo pesante. Le vediamo dal sud della Crimea, a Est nella vera Russia, ma anche nel Donbass e le vediamo, ovviamente, anche nel nord della Russia. E non c’è alcun segno che l’accumulo stia rallentando, in realtà continua”. Secondo Stoltenberg, “questo è un fatto, una realtà. E poi possiamo leggere tutte le dichiarazioni molto minacciose e gli ultimatum che la Russia sta lanciando alla Nato, che richiede cose che per la maggior parte non possiamo fornire”, ha aggiunto il segretario generale.

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Sanzioni vo cercando

la Casa Bianca ha confermato la preparazione di sanzioni contro “la cerchia ristretta” del Cremlino, da attuare in caso di invasione russa dell’Ucraina. “Posso confermare che abbiamo sviluppato pacchetti di sanzioni mirate sia alle élite russe che ai loro familiari se la Russia invaderà ulteriormente l’Ucraina”, ha detto la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki nel briefing con la stampa, aggiungendo che le misure sono state messe a punto “in coordinamento con alleati e partner”. Secondo Psaki, gli individui identificati “sono nel circolo più ristretto del Cremlino e hanno un ruolo nelle decisioni del governo o sono per lo meno complici del comportamento destabilizzante del Cremlino”. Molti di questi “verrebbero isolati dal sistema finanziario internazionale perché “hanno profondi legami finanziari con l’Occidente”.

Joe Biden nel frattempo definiva la riunione al Palazzo di Vetro come “un passo cruciale nel radunare il mondo per prendere posizione con una sola voce” contro l’uso della forza e a favore del dialogo. “Se la Russia sceglie di allontanarsi dalla diplomazia e di attaccare l’Ucraina, ne porterà la responsabilità e subirà conseguenze rapide e severe”, ha ammonito, ricordando che gli Usa e i suoi alleati “continuano a prepararsi per qualsiasi scenario”. Come le sanzioni in caso di invasione, su cui repubblicani e dem sono vicini a un accordo al Congresso per colpire l’entourage di Vladimir Putin.

Preoccupazionici sono state nelle stesse ore per un gruppo navale russo che attraversava il canale di Sicilia nell’ambito di annunciate esercitazioni navali nel Mediterraneo. Ma lo Stato Maggiore della Difesa ha rassicurato che “la formazione sta effettuando un transito in acque internazionali e non viola la sovranità degli Stati rivieraschi”, aggiungendo che la Nato continua a seguire la navigazione del gruppo navale sin dalla partenza ed escludendo “comportamenti o volontà escalatorie” da parte dell’Alleanza e della formazione navale russa.

Al lavoro per Ucraina in Ue

In Ucraina “stiamo facendo riforme che non sono facili. Stiamo tentando di costruire un Paese europeo solido e stabile. Vorremmo sentire in risposta una data” nella quale “l’Ucraina potrà diventare un Paese partner dell’Ue e una data nella quale potrà accedere all’Ue come membro a pieno titolo”. Lo sottolinea il premier ucrainoDenys Shmyhal, in una conferenza stampa a Kiev, trasmessa dai servizi audiovisivi dell’Ue, insieme al vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis, con il quale è stato fatto “un punto per coordinarci sulle sanzioni” che l’Ue ha assicurato che imporrà nei confronti della Russia, qualora dovesse attaccare l’Ucraina. 

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La Russia sta usando il tema delle forniture del gas all’Europa come “un’arma”. Ha detto dal canto suo Valdis Dombrovskis. “Nonostante la domanda di gas in Europa sia alta, Mosca non sta aumentando le forniture e i depositi del gas sono pieni al 50%. Non è una situazione del tutto nuova, la Commissione è stata chiara sul fatto che il progetto Nord Stream 2 non è in linea con le nostre regolamentazioni e ogni nuovo progetto non develedere la posizione dell’Ucraina di Paese di transito del gas”, ha aggiunto. 

No alla richiesta russa di bloccare la discussione Onu

La Russia ha chiesto di ricorrere al voto per tentare di evitare la riunione del Consiglio di sicurezza Onu sulla questione ucraina, richiesta dagli Stati Uniti.

La posizione di Mosca però è stata bocciata con 10 voti a favore della riunione (Usa, Regno Unito, Norvegia, Emirati, Albania, Brasile, Ghana, Francia, Irlanda, Messico), due contrari (Russia e Cina) e tre astensioni (Gabon, India, Kenya). Mosca avrebbe avuto bisogno di nove voti per lo stop.

La Russia aveva chiesto il voto procedurale per bloccare la riunione del consiglio di sicurezza, riunione che l’ambasciatore russo presso l’Onu, Vassily Nebenzia, aveva definito un tentativo degli Stati Uniti di fuorviare la comunità internazionale sulla situazione al confine con l’Ucraina.

“Il dispiegamento di truppe russe in territorio russo” è indicato come “minaccia alla pace e sicurezza internazionale”, ha detto l’ambasciatore, sottolineando che Washington tenta di scatenare l’isterismo e usa la “diplomazia del megafono”.

Gli Stati Uniti intanto chiedono al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di “valutare non solo le dichiarazioni della Russia, ma anche le loro azioni e i rischi che pongono non solo all’Ucraina e agli ucraini ma per tutti noi” e a “esprimersi chiaramente” in favore della diplomazia piuttosto che del conflitto.

Nel suo intervento nella riunione del Consiglio di sicurezza per discutere della minaccia posta dalla Russia con il dispiegamento di militari “in territorio russo, ma a poca distanza dal territorio ucraino, un Paese che la Russia ha già invaso”, la rappresentante di Washington Linda Thomas-Greenfield ha ribadito che “se la Russia rifiuta di sedersi al tavolo con noi e rimanerci, allora il mondo saprà chi è responsabile”.

Kiev: dialogo senza concessioni

Kiev è favorevole allo sviluppo di un dialogo costruttivo con Mosca, ma non prevede di fare concessioni. Lo ha sottolineato il ministro degli Esteri ucraino, Dmitri Kuleba, citato dall’agenzia Sputnik. “L’Ucraina è disposta ad avere negoziati costruttivi con la Russia, ma nessuno ci farà pressioni o ci costringerà, perché l’Ucraina ha già fatto abbastanza per la pace. Ora tocca alla Russia”, ha detto Kuleba, aggiungendo che Kiev non farà più concessioni “se Mosca non cesserà prima la sua escalation militare”.

Colloquio telefonico Macon-Putin

Il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha parlato nuovamente oggi per telefono con il presidente russo Vladimir Putin. Ne danno notizia fonti dell’Eliseo. Il colloquio “fa seguito alle conversazioni del presidente della Repubblica con i suoi omologhi russi e ucraini di venerdì scorso e si iscrive nella stessa logica di de-escalation”, aggiungono le fonti. I due presidenti hanno “accolto favorevolmente i progressi” della riunione Formato Normandia ed “auspicano di proseguire il dialogo” per un’applicazione degli accordi di Minsk relativi alla situazione nel Donbass.

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Erdogan a Kiev

Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, è atteso questa settimana a Kiev per una visita ufficiale. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri ucraino, Dmitri Kuleba, in un briefing. In queste settimane in più occasioni Erdogan ha dichiarato pubblicamente di voler mediare nella crisi tra Russia e Ucraina, sostenendo di voler organizzare un faccia a faccia in Turchia tra i leader dei due Paesi. Proposta, tuttavia, bocciata dal Cremlino, secondo cui Kiev non adempie agli obblighi previsti dagli accordi di Minsk. Il ministro Kuleba ha poi confermato che nelle prossime due settimane sono attesi a Kiev i primi ministri di Regno Unito, Paesi Bassi e Polonia, mentre il ministro degli Esteri greco, Nikos Dendias, si trova già in Ucraina.

Orban a Mosca

Il premier ungherese Viktor Orban sarà domani in visita a Vladimir Putin, ufficialmente per mettersi d’accordo su un consistente aumento delle forniture di gas russo, della produzione del vaccino Sputnik in Ungheria, della centrale nucleare che il colosso pubblico russo Rosatom sta costruendo nel Paese e persino di comuni progetti di esplorazioni nello spazio. Ma la questione Ucraina potrebbe far parte della discussione con il capo del Cremlino. 

Berlino su sanzioni

Il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, vuole che il governo tedesco adotti “misure ferree” in caso di aggressione russa all’Ucraina. “Non devono esserci dubbi quanto al fatto che la Germania difende il diritto internazionale”, ha dichiarato all’emittente Welt. “Se il Cremlino viola le frontiere, e con questo intendo tanto quelle territoriali quanto quelle giuridiche e politiche, Mosca deve sapere chiaramente che siamo pronti ad adottare misure ferree”. Il leader del partito liberale tedesco – membro della coalizione di governo – si è detto “del tutto a favore della ricerca di un percorso di cooperazione con la Russia, il grande popolo russo e la sua tradizione meritano rispetto, ma i suoi leader, i leader del popolo russo devono attenersi alle regole in Europa”.

Ue: sanzioni coordinate con Nato

“L’Unione europea attualmente sta cercando di risolvere i problemi con la Russia attraverso il dialogo, ma se la diplomazia dovesse fallire ovviamente siamo pronti a usare strumenti di deterrenza e misure restrittive” sulle quali “il lavoro è già molto avanzato” e “ci stiamo coordinando e consultando da vicino con la Nato e altri partner”. Lo ha dichiarato Peter Stano, portavoce della Commissione europea per gli affari esteri, nel briefing quotidiano con la stampa. “Stiamo considerando tutte le opzioni possibili sulle sanzioni in reazione a potenziali azioni russe contro l’Ucraina”, ha aggiunto il portavoce. 

La diplomazia batte i colpi. Ma i venti di guerra continuano a spirare. E a estendersi.

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