Puntare alle tasche dei super oligarchi: nel mirino l'inner circle dello Zar Putin
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Puntare alle tasche dei super oligarchi: nel mirino l'inner circle dello Zar Putin

Le sanzioni riguardano le due maggiori istituzioni finanziarie: la Veb (la più grande corporation di Stato, con un patrimonio di 50 miliardi di dollari) e la banca militare (Promsvyazbank, riconducibile agli oligarchi Dmitry e Aleksey Ananyev).

Puntare alle tasche dei super oligarchi: nel mirino l'inner circle dello Zar Putin
Vladimir Putin
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

23 Febbraio 2022 - 17.09


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Puntare alle tasche dei super oligarchi: nel mirino l’inner circle dello Zar.

Portafogli indeboliti

Scrive Domenico Di Cesare su Rainews24: “L’obiettivo per evitare un “conflitto su larga scala” è colpire l’economia russa. Gli Usa intendono fare terra bruciata attorno all’entourage che sostiene Vladimir Putin. Una stretta che inevitabilmente ricadrà anche sui cittadini russi. Le sanzioni riguardano le due maggiori istituzioni finanziarie: la Veb (la più grande corporation di Stato, con un patrimonio di 50 miliardi di dollari) e la banca militare (Promsvyazbank, riconducibile agli oligarchi Dmitry e Aleksey Ananyev). Congelati beni di cinque banche russe coinvolte nel finanziamento dell’occupazione dell’Ucraina. Tra queste Bank Rossiya, Black Sea Bank for Development and Reconstruction, IS Bank, Genbank e appunto Promsvyazbank, la banca sulla quale fa affidamento il settore della difesa russo. Sanzioni penalizzano il debito sovrano con la Russia che sarà tagliata fuori dai finanziamenti dell’Occidente e non potrà accedere al mercato europeo per finanziare il suo debito.

Tra gli oligarchi sanzionati ci sono Gennady Nikolayevich Timchenko, Boris e Igor Rotenberg, ritenuti amici e collaboratori di Putin nonché finanziatori della politica aggressiva di Mosca nei confronti dell’Ucraina.

Timchenko, azionista della Rossiya Bank, era già stato colpito dalle sanzioni per l’annessione della Crimea nel 2014. Secondo il governo britannico è stato uno dei “protagonisti” dietro le quinte a spingere per il processo di annessione della Crimea alla Russia nel 2014. Timchenko, 69 anni, nato a San Pietroburgo come Putin, è suo amico fin dagli anni Novanta. Disporrebbe, secondo Forbes, di un patrimonio stimato in 20,7 miliardi di euro distribuiti tra la compagnia del gas Novatek, la petrolchimica Sibur e la proprietà di una holding che investe in energia, infrastrutture e trasporti.

Boris Rotenberg, amico d’infanzia di Putin, disporrebbe di un patrimonio stimato, sempre da Forbes, in oltre 1 miliardo di euro. I due si conoscono da bambini e da sempre condividono la passione per il Judo. Con il fratello Arkadij, Boris possiede SMP Bank che, secondo il governo di Londra, avrebbe beneficiato di contratti miliardari con Gazprom e con le Olimpiadi invernali di Sochi. Anche Boris era già stato colpito da sanzioni in seguito all’annessione della Crimea. Nell’elenco delle sanzioni c’è Igor Rotenberg, nipote di Boris e figlio di Arkadij, che controlla la compagnia di estrazione petrolifera Gazprom Bureniye (Azienda stimata in oltre un miliardo di euro). Il 48enne è anche presidente della National Telematic Systems, azienda azionista di RT-Invest Transport Systems (Rtits). A detta degli analisti, società strategiche per Putin.

Tra le altre persone raggiunte da sanzioni ci sono il capo degli 007 russi legato alla morte di un ex agente, il vice responsabile dello staff del presidente russo, accusato di aver tentato di avvelenare un dissidente, e il presidente di una banca di Stato: Alexander Bortnikov, Sergey Kirienko e Petr Fradkov. In particolare Bortnikov, che ha militato nel Kgb e poi nella Fsb, il Federal Security Service, è ritenuto responsabile dell’operazione che portò all’avvelenamento di Aleksandr Litvinenko, l’ex 007 russo ucciso a Londra nel 2006. Originario di Perm’, ex Unione Sovietica, condivide con Putin l’adorazione per Iosif Stalin”.

Vista da Di Maio

“Stamattina ci siamo coordinati con il Presidente Draghi circa i prossimi passi da compiere per favorire una soluzione diplomatica” della crisi sull’Ucraina. “Siamo impegnati al massimo nei canali multilaterali di dialogo. Riteniamo tuttavia chenon possano esserci nuovi incontri bilaterali con i vertici russi finché non ci saranno segnali di allentamento della tensione, linea adottata nelle ultime ore anche dai nostri alleati e partner europei”. Così il titolare della Farnesina in un’informativa al Senato sulla crisi attorno all’Ucraina.

“Condanniamo la decisione di Mosca di inviare nei territori delle due repubbliche separatiste un contingente di truppe con sedicenti funzioni di ‘peace-keeping’. E’ un gesto che rischia di esacerbare una situazione già molto tesa”, rimarca Luigi Di Maio. “Si stima – ha aggiunto – una presenza russa lungo i confini con l’Ucraina tra 170 e 190 mila unità”. “La questione sul tavolo non può essere limitata a una mera disputa territoriale: ad essere in gioco non è solo il pur importante quadro di sicurezza europeo ma in discussione sono i nostri stessi valori fondamentali. Mostrarci arrendevoli oggi significherebbe pagare un prezzo molto caro domani. La nostra volontà di dialogo nella fermezza si basa proprio su questo convincimento”, ha sottolineato Di Maio

Per il ministro degli Esteri, “in questa situazione, che potrebbe degenerare con gravissime conseguenze per la sicurezza del nostro continente, ritengo necessario continuare a compiere ogni sforzo possibile per preservare gli spiragli esistenti per una composizione pacifica della crisi. Dobbiamo evitare una guerra nel cuore dell’Europa. Come ha detto il presidente Draghi, ‘la via del dialogo resta essenziale'”. Tuttavia, “l’Italia respinge il tentativo russo di ristabilire nel continente europeo sfere di influenza”.

“L’Italia sta lavorando da mesi in ambito europeo e insieme agli Stati Uniti per adottare un impianto di possibili sanzioni di varianatura e intensità, che siano improntate a efficacia e fermezza nel segnalare a Mosca gli elevatissimi costi e le conseguenze che una sua offensiva recherebbe”, ha dichiarato Di Maio al Senato. “La posizione italiana nei confronti della Russia – ha sottolineato – è anche volta a preservare un giusto equilibrio fra le esigenze di deterrenza e fermezza e la disponibilità a un dialogo costruttivo e genuino, volto a negoziare seriamente temi di comune interesse, per disinnescare le tensioni”. “Per essere efficaci – ha detto ancora Di Maio – le sanzioni devono fungere da deterrente contro ulteriori azioni militari ed essere quindi sostenibili, proporzionate e graduali, e direttamente collegate a sviluppi concreti e oggettivi sul terreno”.

E ancora: “Sappiamo che i nostri imprenditori, dal 2014 ad oggi, hanno sofferto pesanti perdite come conseguenza delle sanzioni e lavoreremo per contenere il più possibile l’impatto sui nostri interessi strategici ed economici. Consapevoli di pagare un prezzo importante per la tutela di valori e principi comuni non negoziabili, siamo anche consci del valore deterrente delle misure restrittive volto a impedire che la Russia alimenti ulteriormente la tensione sul terreno. Ciò comporterebbe un prezzo ancora più alto per tutti gli attori in gioco”.

 Infine, ha concluso il ministro degli Esteri, “abbiamo chiesto ai connazionali di lasciare immediatamente l’Ucraina con i mezzi commerciali disponibili. Ad ogni modo abbiamo deciso, in coordinamento con i nostri partner europei, di lasciare la nostra Ambasciata a Kiev pienamente operativa”.

Vista da Mosca

“Si lavora” ancora alla possibile visita a Mosca del presidente del Consiglio, Mario Draghi, per colloqui con il leader russo, Vladimir Putin. Lo sostiene il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, interpellato dall’Agi sull’argomento, dopo che l’escalation sul campo in Ucraina ha fatto pensare che l‘ipotesi della missione del premier in Russia fosse ormai accantonata. Alla domanda se l’evoluzione della situazione in Donbass, col riconoscimento delle due repubbliche separatiste ucraine da parte di Mosca, rendesse non più attuale la visita del premier, Peskov ha risposto che “la questione è in fase di lavorazione”.

In un primo momento, si pensava che Draghi sarebbe potuto volare a Mosca già questa settimana, ma la questione sembrava congelatadopo la decisione di Putin di inviare i peacekeeper in Donbass  e il varo delle nuove sanzioni europee contro Mosca.

Vista da Kiev

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato netto: “L’Ucraina conferma le sue ambizioni di aderire all’Ue e alla Nato”. Parole che non lasciano spazi a equivoci, nonostante l’ultimatum lanciato ieri da Vladimir Putin affinché Kiev rinunci a far parte dell’Alleanza atlantica. “È arrivato il momento di reagire, di reagire con forza. Il destino dell’Europa si decide sul campo, in Ucraina” ha detto Zelensky in una conferenza stampa con il suo omologo polacco, in risposta alle ultime dichiarazioni dello “zar” del Cremlino. Denunciando come “un altro atto di aggressione contro l’Ucraina” la presenza di truppe russe nel Donbass, il presidente-attore si è detto soddisfatto delle sanzioni approvate ieri contro Mosca da Unione Europea e Stati Uniti: “Accogliamo con favore le misure adottate contro la Russia dalla comunità internazionale e ce ne aspettiamo delle altre”, aggiungendo che Kiev si aspetta “una risposta dura, severa e immediata da parte della comunità internazionale nei confronti della Russia”.

Della serie: non ci facciamo mancare niente

 “Per il capo della politica estera dell’Unione Europea, le sanzioni contro la Russia servono a bloccare lo shopping dei russi a Milano e i loro party a Saint Tropez… Siamo al ridicolo. O forse al tragico». Così il leader della Lega, Matteo Salvini commenta il cinguettio di Josep Borrell, il quarto di una serie (e poi cancellato), secondo sui con le sanzioni non ci sarà più lo shopping dei russi a Milano, le feste a St Tropez e gli acquisti di diamanti ad Anversa.

All’attacco dell’Alto rappresentante Ue per la Politica estera va anche Fratelli d’Italia che, con il senatore Giovanbattista Fazzolari, definisce Borrell «un pagliaccio». E chiede, il partito di Giorgia Meloni, l’intervento del ministro degli Esteri Luigi Di Maio: «Le chiedo di protestare ufficialmente a nome dell’Italia con Borrell, responsabile della politica estera europea, che si permette di fare dei tweet idioti dicendo con le sanzioni niente shopping a Milano per i russi. Lì la gente sta morendo, e noi abbiamo un pagliaccio che dice niente shopping a Milano?».

Al centro di tutto, il gas

Il fronte caldissimo, al di là del conflitto armato, riguarda l’energia: il gas soprattutto. Biden ha promesso che la sua amministrazione sta usando “ogni strumento a disposizione” per limitare l’effetto delle sanzioni sui prezzi interni del gas, riconoscendo che gli americani probabilmente vedranno un aumentodei prezzi alla pompa nei prossimi mesi.“Intraprenderò un’azione decisa per assicurarmi che il dolore delle nostre sanzioni sia mirato all’economia russa, non alla nostra” ha sentenziato. Lo stesso effetto si avrà molto probabilmente anche da noi, in Italia e in Europa.

Il nodo Nord Stream 2: cos’è e perché è così importante

Il gasdotto punta a raddoppiare la portata del Nord Stream dalla Russia alla Germania, inaugurato dieci anni fa. Con una lunghezza di 1.234 chilometri, corre dalla costa baltica della Russia fino a Greifswald, in Germania, poco distante dallo sbocco del gemello già operativo.

Il Nord Stream 2 è in grado di trasportare 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno ed è stato completato a settembre, ma non ha ancora ricevuto la certificazione finale dalle autorità di regolamentazione tedesche. Senza di essa, il gas naturale non può fluire attraverso il gasdotto del Mar Baltico dalla Russia alla Germania.

Nord Stream 2 è il più lungo gasdotto offshore nel mondo, dalla fine del 2021 pronto ad entrare in funzione, come ha assicurato Alexei Miller, il Ceo di Gazprom – colosso in prima linea nel progetto – al presidente russo Vladimir Putin durante un incontro avvenuto il 29 dicembre.

La Russia “ha strumentalizzato l’energia nei mesi e negli anni scorsi e noi siamo davvero determinati a non essere più dipendenti dal gas russo”. E’ quanto afferma il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, aggiungendo che l’Europa “farà la sua parte” sul dossier energia.

“Non ci sono dubbi che Nord Stream 2 non sia un progetto di interesse europeo. In Europa abbiamo le condutture necessarie che hanno il loro percorso e soddisfano le nostre esigenze”, le fa eco  il vice presidente della Commissione Ue, Margrhete Vestager, sottolineando che il gasdotto è “una conduttura attiva, non c’è gas. E’ stato interrotto un processo di approvazione, ma non ci possono essere effetti sul prezzo del gas. Bruxelles deve confrontarsi con le autorità tedesche per vedere se il processo ripartirà, ma sosteniamo le autorità tedesche che hanno detto che, alle circostanze attuali, il processo di approvazione è sospeso”.

Lavrov bacchetta Guteress

Il ministro degli Esteri Russo, Sergey Lavrov, se la prende con il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, sostenendo che alcune sue dichiarazioni non corrispondono al suo mandato e lo accusa di aver “ceduto alle pressioni dell’Occidente”.

Guterres, ha detto Lavrov, “si è rivelato soggetto alle pressioni dell’Occidente e ha recentemente rilasciato diverse dichiarazioni su ciò che sta accadendo nell’Ucraina orientale che sono in contrasto con il suo status e i suoi poteri ai sensi della Carta delle Nazioni Unite”. Lavrov ha anche accusato Guterres di non aver mai alzato la voce a sostegno dell’attuazione degli accordi di Minsk. A Mosca impera la sindrome dell’accerchiamento. Dalla Casa Bianca al Palazzo di Vetro.

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