Guerra in Ucraina, i russi a caccia dei nazisti del battaglione Azov
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Guerra in Ucraina, i russi a caccia dei nazisti del battaglione Azov

Putin ha detto che uno degli obiettivi della Russia era quello di de-nazificare il paese. Il riferimento era al battaglione Azov e a tutti i gruppi di estrema destra anti-russi

Guerra in Ucraina, i russi a caccia dei nazisti del battaglione Azov
Ucraina, il battaglione Azov
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25 Febbraio 2022 - 11.24


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Guerra in Ucraina: uno dei pretesti di Putin è quello di “denazificare” il paese, per far passare Kiev come una capitale che ha dato protezione ai nazisti. Ma come stanno davvero le cose?

Putin fa chiaramente propaganda (di fascisti e stremisti di destra che lo appoggiano si è perso il conto) ma ovviamente in Ucraina un problema di milizie filo-fasciste e filo-naziste c’è.

Del resto è vero che nella guerra civile contro le le autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, formazioni paramilitari di estrema destra spalleggiate da Kiev si sono rese protagoniste di azioni violente, comprese uccisioni, contro i cittadini russofoni.

E infatti in tutti questi anni i russi hanno sempre denunciato la presenza di questi gruppi definendoli i “degni eredi” delle brigate che, guidate da Stepan Bandera, che contribuirono all’attacco all’Urss durante la Seconda Guerra mondiale puntando a creare in Ucraina uno Stato indipendente alleato della Germania di Adolf Hitler. 

Questi combattenti vennero inquadrati nella divisione delle Ss (la 14esima Waffen Ss Galicia), che sventolava l’antica bandiera ucraina gialla e blu, vietata dal regime sovietico.

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Ma poi fu direttamente nel 2014 che i gruppi ultranazionalisti riacquisirono centralità nelle vicende ucraine. Durante le settimane dell’Euromaidan, gruppi come il Settore destro, i Patrioti dell’Ucraina e i Battaglioni di difesa territoriale presero parte alle violenze per spodestare il presidente filorusso Viktor Yanukovich. 

Tra i gruppi neonazisti ucraini il più forte è sicuramente il cosiddetto Battaglione Azov. Il corpo nacque nel maggio 2014 a Mariupol, una città ucraina affacciata sul Mar d’Azov, per opera di Andriy Biletsky, un militare noto con l’appellativo di “Führer bianco” e sostenitore della purezza razziale della nazione ucraina. Si trattava inizialmente di una milizia irregolare composta da ultras neonazisti che combattevano contro i ribelli ucraini filorussi, macchiandosi di numerose atrocità anche contro la popolazione civile, tanto nel settore di Mariupol quanto negli oblast orientali, da Kharkiv a Lugansk. 

Nell’ottobre dello stesso anno il battaglione diventò così imponente da essere inquadrato nella Guardia nazionale, sotto il controllo del ministero degli Interni, per sfruttare al meglio le milizie rivelatesi cruciali per arginare l’avanzata dei ribelli nel Donbass. 

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Ora l’Azov, che conta circa 1.260 effettivi, è un reggimento di forze speciali e viene addestrato da istruttori Nato, ma ha mantenuto le insegne che ricalcano gli emblemi delle Ss naziste sopra al cosiddetto sole nero, un altro simbolo caro a Hitler. 

Ora con l’inizio dell’invasione russa non si sa più nulla del battaglione Azov ma la sensazione è che i russi li cercheranno senza alcuna intenzione di fare prigionieri.

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