Dopo l’invasione russa dell’Ucraina si parla molto di Sergey Shoigu: lui è uno dei volti della guerra di Putin all’Ucraina. Oltre che ministro della Difesa è anche presidente della Società Geografica russa.
Shoigu è lo stesso militare che ha annunciato che le forze missilistiche e le flotte del Nord e del Pacifico sono entrate in allerta di combattimento rafforzata ed è considerato uno strettissimo consigliere di Putin molto ascoltato dal presidente con il quale ha cominciato a collaborare ai tempi della seconda guerra cecena nel 1999. Una guerra che fu un vero e proprio genocidio.
Sergey Shoigu è nato nella regione di Tuva, nel Sud della Siberia al confine con la Mongolia, da un padre di etnia tuvana e da una madre russa, che però viveva a Lugansk, nell’Ucraina contesa.
In queste settimane che hanno preceduto l’invasione ucraina ha assunto toni da duro, definendo «non umani» i «nazionalisti» al governo a Kiev e poi, non più tardi della metà di febbraio, aveva smentito con una gran faccia tosta al suo collega britannico che ci fosse la preparazione per un attacco.
A Sergey Shoigu viene attribuita l’ammodernamento delle strutture dell’esercito con la riduzione del ruolo dei coscritti, la formazione di unità più mobili e con maggiore potenza d’attacco, nonché la conclusione secondo tempi previsti del programma di adeguamento delle circa 5mila testate nucleari che la Russia può schierare. È stato lui a potenziare il Gru, il servizio segreto militare che ha iniziato a occuparsi di operazioni un tempo di pertinenza esclusiva del Fsb (l’ex Kgb)