La guerra e il Piano B di Putin: protettorati russi in Ucraina
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La guerra e il Piano B di Putin: protettorati russi in Ucraina

Senza un Lukashenko di Kiev Putin potrebbe virare verso lo smantellamento di quello Stato unitario, con la creazione di pseudo repubbliche “indipendenti” che, in “autonomia”  chiederanno di federarsi con la Russia.

La guerra e il Piano B di Putin: protettorati russi in Ucraina
Vladimir Putin
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

13 Marzo 2022 - 12.57


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Se non troverà un Lukashenko ucraino o, visto che allo Zar piace tanto rivedere la storia, un Petain a Kiev, ecco allora pronto il Piano B: protettorati russi in Ucraina.

Detto in altri termini: se non riuscirà con la brutale forza delle armi a tenere unito sotto l’egida russa lo Stato d’Ucraina, Vladimir Putin potrebbe virare verso lo smantellamento di quello Stato unitario, con la creazione di pseudo repubbliche “indipendenti” che, in “autonomia”  chiederanno di federarsi con la Russia.

Il Piano B

Una conferma viene da Viktor Zelensky. Il presidente ucraino è tornato a parlare nella notte, un avvertimento e un appello in cui ha dichiarato che la realtà è che la Russia sta cercando di creare nuove “pseudo-repubbliche” in Ucraina per spezzare il Paese. Poi la richiesta alle regioni dell’Ucraina, compresa Kherson, che è stata catturata dalle forze russe, affinché non ripetano l’esperienza di Donetsk e Luhansk.  “Gli occupanti sul territorio della regione di Kherson stanno cercando di ripetere la triste esperienza della formazione di pseudo-repubbliche”, ha detto. “Stanno ricattando i leader locali, mettendo pressione sui deputati, cercando qualcuno da corrompere”, ha aggiunto.  “Gli invasori russi non possono conquistarci. Non hanno abbastanza forza, non hanno abbastanza spirito. Stanno solo contando sulla violenza, solo sul terrore. Solo sulle armi, che hanno in abbondanza”. “Ma gli invasori non sono portati per una vita normale. E la gente può sentirsi felice e sognare. Ma sono biologicamente incapaci di rendere la vita normale. Ovunque la Russia sia andata in terra straniera, i sogni sono impossibili”, ha detto Zelensky, tornando a sollecitare gli “alleati e amici all’estero a continuare a fare di più per il nostro Paese, per gli ucraini e l’Ucraina, perché non è solo per l’Ucraina ma per tutta l’Europa”.

Kiev: “La Lituania sarà il prossimo obiettivo di Putin”

La Lituania sarà il prossimo Paese che il presidente russo Vladimir Putin tenterà di conquistare se dovesse  “vincere” la guerra in Ucraina. Lo ha annunciato Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio nazionale per la sicurezza e la difesa dell’Ucraina, citato dai media locali. “La Federazione Russa non si fermerà. Hanno il prossimo obiettivo: se vinceranno sul nostro territorio, il prossimo Paese che Putin vorrà conquistare sarà la Lituania”, ha detto Danilov.

Messaggio alla Nato…

L’ attacco aereo russo all’alba, vicino Leopoli, aveva nel mirino una base militare ad appena 25 chilometri dalla Polonia e sembra essere un messaggio diretto dalla Russia a Nato e a Ue.    Il Centro internazionale per la pace e la sicurezza (Ipsc, nell’acronimo in inglese) è la base militare dove a settembre si sono svolte le esercitazioni militari ucraine in coordinamento con la Nato, Rapid Trident – 2021, manovre che andarono avanti fino al 1 ottobre. Alle manovre militari, proprio mentre Russia e Bielorussia tenevano le esercitazioni su larga scala che allarmavano l’Occidente, parteciparono 4.000 soldati ucraini e 2.000 stranieri. Da notare che ieri la Russia aveva fatto sapere che i convogli di armi straniere per l’Ucraina sarebbero stati considerati “bersagli legittimi”. Secondo il sito della base, l’Ipsc è stato costituito nel 2007 ed e’ un struttura per la formazione delle forze armate ucraine, in particolare per le missioni di mantenimento della pace e di lotta al terrorismo.

E l’Alleanza risponde

“Ora che sono state prodotte queste accuse false, dobbiamo rimanere vigili perché è possibile che la  Russia stessa stia pianificando missioni con armi chimiche”. A dichiararlo è il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg,  respingendo le affermazioni del governo russo secondo cui gli Stati  Uniti hanno gestito laboratori segreti in Ucraina per lo sviluppo di  armi biologiche.  “Vediamo con orrore il numero crescente di vittime civili e  l’insensata distruzione da parte delle forze russe. Il popolo ucraino  sta resistendo con coraggio e determinazione, ma è probabile che i  prossimi giorni porteranno una sofferenza ancora maggiore”, ha detto  Stoltenberg al quotidiano Welt am Sonntag.  Il segretario generale della Nato ha ribadito l’appello al presidente  russo Vladimir Putin a “porre fine a questa guerra, ritirare tutte le  forze e impegnarsi nella diplomazia”. Stoltenberg, infine, ha di nuovo  escluso che la Nato possa imporre una no-fly zone sull’Ucraina. Ciò  significherebbe attaccare le forze russe con il rischio di “uno  scontro diretto e un’escalation incontrollabile. Dobbiamo porre fine a questa guerra e non estenderla”, ha sottolineato.

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Donald in soccorso dell’amico Vladimir

L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha accusato l’amministrazione Biden per l’invasione russa dell’Ucraina, sostenendo che Vladimir Putin non avrebbe mai fatto un passo del genere con lui alla presidenza. “Non abbiamo nessuno che parli a Putin. Con me, c’era qualcuno che gli parlasse”, ha detto Trump a un uditorio di suoi sostenitori in South Carolina. “Nonostante la debolezza, la codardia e l’incompetenza di Biden, c’è ancora una strada per porre termine a questa tragedia senza coinvolgere gli americani in questa raccapricciante e sanguinosissima guerra”, ha detto ancora l’ex presidente. Anche perché, se questa guerra continuare, “potrebbe portare alla III guerra mondiale”.

E poi la “rivelazione” del tycoon: “Avevate in me qualcuno che poteva parlarci: nessuno è stato più duro di me con la Russia”, afferma Trump definendo il presidente russo Vladimir Putin come una persona motivata a determinata.  “Non sarebbe mai dovuto accadere. Se avesse avuto rispetto per il nostro presidente non sarebbe mai accaduto”, sentenzia l’ex inquilino della Casa Bianca.

Nove ospedali colpiti dall’inizio della guerra

Dalla farsa del golpista americano, alla tragica realtà di guerra,Il Washington Post ha ricostruito la storia degli attacchi russi agli ospedali ucraini. Nove ospedali, tra
cui quello pediatrico di Mariupol, sono stati colpiti e danneggiati dall’inizio dell’offensiva russa in Ucraina. Il giornale americano spiega di aver esaminato più di 500 tra video e foto, rivisto post messi dagli ospedali sui social, parlato con testimoni e dipendenti degli ospedali e confrontato le notizie raccolte con i rapporti delle autorità ucraine, delle Nazioni Unite, dell’Oms, di Human Rights Watch e dell’Acled, un’organizzazione che monitora i conflitti nel mondo. Ci sono state vittime in almeno tre degli attacchi verificati dal Washington Post e tre delle strutture colpite servivano specificamente donne e bambini.

Nella base militare ucraina di Yavoriv, attaccata stamane dai missili russi, si trovavano anche istruttori militari stranieri. Lo riferisce il ministero della Difesa ucraino. A Yavoriv si sono svolte in passato esercitazioni congiunte con gli Stati Uniti e altri paesi della Nato e i soldati ucraini sono stati addestrati all’uso dei lanciamissili forniti dall’Occidente. Il bilancio è di almeno 35 morti e 134 feriti.

Si tratta dell’attacco più a ovest (e più vicino ai confini dell’alleanza) mai effettuato finora. La base si trova a circa 25 chilometri dalla Polonia. Ieri la Russia aveva avvertito che i rifornimenti occidentali di armi all’Ucraina sono “obiettivi legittimi”. Sempre ieri Biden aveva promesso altri 200 milioni di dollari in aiuti militari a Kiev.

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Obiettivo Kiev

Cresce la pressione delle forze russe su Kiev. Il ministero della Difesa di Mosca parla di “incessante spinta sul campo”, riferendo che le forze russe sono avanzate di 12 chilometri (sette miglia) su “un ampio fronte” durante la giornata di ieri, ma senza specificare esattamente dove. Il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko ha affermato che la capitale, descritta venerdì da un alto funzionario ucraino come una “città sotto assedio”, sta rafforzando le difese e accumulando cibo e medicine. “Non ci arrenderemo”, ha aggiunto il sindaco della capitale ucraina in un videomessaggio.
Sia i funzionari ucraini che quelli russi sabato hanno descritto il rapido peggioramento della situazione umanitaria definendola “catastrofica”. Gli attacchi russi hanno distrutto l’aeroporto nella città di Vasylkiv, a sud di Kiev, ha affermato il sindaco della città. I sobborghi nord-occidentali della capitale, tra cui Irpin e Bucha, nei giorni scorsi erano state oggetto di pesanti bombardamenti mentre i veicoli corazzati russi avanzano sul confine nord-orientale della capitale ucraina. Kiev si prepara all’attacco finale, con i carri armati russi che avanzano lentamente ma minacciosamente verso Kiev. 

“Cacciate il despota”

Il collettivo hacker Anonymous ha mandato un messaggio ai cittadini russi sollecitandoli a insorgere contro Putin e a rimuoverlo dal potere.

Lo riporta il Guardian online citando una traduzione di vari commentatori su Twitter.

“Voi siete intrappolati dietro una cortina di ferro di propaganda, con il vostro governo che cerca di tenervi all’oscuro della trattativa internazionale, fuori dalla paura per quello che potreste scoprire. Il regime di Vladimir Putin sta compiendo crimini di guerra con la sua recente invasione dell’Ucraina, che ha causato un’enorme crisi di rifugiati e innumerevoli morti. E’ una situazione terribile in cui siete stati messi, ma la vostra sola possibilità per prevenire il collasso economico imminente e una potenziale guerra mondiale è di agire per resistere alla guerra e al regime di Putin”, afferma Anonymous. “Putin ha esposto la popolazione ad un sacrificio. A questo punto, la via più pacifica in cui questo conflitto può finire è che la gente della Russia insorga contro Putin e lo rimuova dal potere”, aggiunge. 

Una riflessione da incorniciare

E’ quella di una delle firme storiche del New York Times: Thomas L. Friedman, che di guerre ne ha raccontate molte e dal campo. La Stampa ha meritoriamente pubblica (traduzione di Anna Bisanti) ) un editoriale di Friedman per il NYT.

Eccone alcuni passaggi: “Nelle prossime settimane diventerà sempre più evidente che il problema più grande con Putin in Ucraina è che lui si rifiuterà di perdere subito incassando una piccola sconfitta, e quindi l’alternativa sarà perdere con una grande sconfitta molto più avanti. Tenuto conto però che questa è soltanto la sua guerra e che non può accettare la sconfitta, Putin potrebbe continuare a bombardare l’Ucraina arrivando al punto di contemplare l’uso dell’atomica.

Perché affermo che la sconfitta in Ucraina è l’unica opzione di Putin e che in discussione ci sono soltanto le tempistiche e l’entità della sconfitta? Perché l’invasione facile, low-cost e accolta gioiosamente da parte degli ucraini che si era immaginata, si è rivelata niente di più di una fantasia. E ogni cosa deriva da quello.

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Putin ha completamente sottovalutato il desiderio dell’Ucraina di essere indipendente e di essere parte dell’Occidente. Ha completamente sottovalutato la volontà degli ucraini di combattere, anche a costo di perdere la vita, per quei due obiettivi. Ha completamente sottovalutato le sue forze armate. Ha completamente sottovalutato la bravura del presidente Biden nel caldeggiare una coalizione economica e militare globale che permetta agli ucraini di resistere e di combattere e di devastare la Russia in patria: si tratta dello sforzo statunitense volto a costruire la coalizione più efficace dai tempi di George H.W. Bush, che fece pagare a Saddam Hussein la sua follia quando invase il Kuwait. Putin ha completamente sottovalutato anche la capacità di aziende e individui di tutto il mondo di partecipare e amplificare al massimo le sanzioni economiche contro la Russia – ben oltre ciò che i governi hanno appoggiato o ordinato in passato.

Quando sei un leader e commetti così tanti errori, l’opzione migliore a tua disposizione è perdere subito e con una piccola sconfitta. Nel caso di Putin, ciò equivarrebbe a ritirare immediatamente i suoi soldati dall’Ucraina, offrire una menzogna che gli salvi la faccia e giustifichi la sua «operazione militare speciale» – per esempio affermando di aver protetto con successo i russi che vivono in Ucraina – e infine promettere ai confratelli dei russi aiuti per la ricostruzione. L’inevitabile umiliazione che ne deriverebbe, in ogni caso, sarebbe di sicuro intollerabile per quest’uomo ossessionato dall’idea di ripristinare la dignità e l’unità di quella che considera la madrepatria russa. […]- Oltretutto, in che modo Putin potrebbe conservare il controllo di un altro Paese, l’Ucraina, che ha circa un terzo della popolazione russa, e molti residenti ostili a Mosca? Quasi certamente dovrebbe mantenere in Ucraina, per sempre, tutti i 150mila soldati e più che vi ha mandato. In tutta sincerità, non riesco a intravedere una strada percorrendo la quale Putin possa vincere in Ucraina in modo sostenibile, semplicemente perché non è il Paese che pensava che fosse: un Paese che aspettava soltanto una sollecita decapitazione della sua leadership «nazista», così da potersi abbandonare di nuovo all’abbraccio della Madre Russia. Di conseguenza, o taglia subito le sue perdite e ingoia il rospo –- sperando di riuscire a eludere le sanzioni – oppure Putin dovrà affrontare una guerra senza fine con l’Ucraina e buona parte del mondo, che poco alla volta fiaccherà le forze dei russi. Siccome Putin sembra determinato a percorrere la seconda strada, sono molto spaventato. Esiste infatti un’unica cosa peggiore di una Russia forte sotto Putin ed è una Russia debole, umiliata e nel caos, pronta a dividersi o a trovarsi con una leadership in subbuglio interno prolungato, con varie fazioni che si accapigliano per il potere e con tutte quelle testate atomiche, tutti quei cybercriminali e tutti quei pozzi di petrolio e di gas tutto attorno. La Russia di Putin  – conclude Friedman – non è troppo grande per fallire. Nondimeno, è troppo grande per fallire senza sconvolgere il resto del mondo”.

E lo Zar ne è consapevole. 

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