Mosca rilancia la propaganda sull'invasione: "Risposta ai crimini di Kiev nel Donbass"
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Mosca rilancia la propaganda sull'invasione: "Risposta ai crimini di Kiev nel Donbass"

Il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale russo, Nilolai Patrushev, ha spiegato così le ragioni della guerra in corso in Ucraina

Mosca rilancia la propaganda sull'invasione: "Risposta ai crimini di Kiev nel Donbass"
Nilolai Patrushev e Vladimir Putin
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28 Marzo 2022 - 17.11


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La Russia insiste nella propaganda, soprattutto a fini interni, visto che nel paese c’è la censura e la guerra si può chiamare solo missione militare speciale mentre i giornali che non si adeguano alla censura vengono semplicemente chiusi.

L’operazione militare speciale in corso in Ucraina “è stata una mera risposto ai passi criminali di Kiev” contro il Donbass, “è stata una misura tempestiva e preventiva”. Il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale russo, Nilolai Patrushev, ha spiegato così le ragioni della guerra in corso in Ucraina, il cui obiettivo principale, come sostenuto nei giorni scorsi dallo Stato maggiore di Mosca, sarebbe appunto il Donbass.

Patrushev ha parlato di documenti che dimostrebbero come Kiev stesse pianificando un attacco su larga scala nelle ‘repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk’: “L’obiettivo della nostra operazione speciale in Ucraina non è il cambio di regime a Kiev, come l’Occiedente sta cercando di presentarla, ma di proteggere il popolo dal genocidio, demilitarizzare e denazificare l’Ucraina”.

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Il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale ha ricordato come sin dall’inizio dell’anno le autorità ucraine “hanno apertamente rifiutato di attuare gli accordi di Minsk per una soluzione pacifica nel Donbass e hanno annunciato i loro piani per lo sviluppo di armi nucleari”, mentre hanno spostato 100mila militari ai confini orientali del Paese. Creando così, ha continuato, una minaccia seria alle vite delle quattro milioni di persone che vivono nelle regioni di Donetsk e Luhansk, come ai residenti delle regioni russofone, che “sono stati terrorizzati per otto anni dai nazionalisti ucraini”. “In queste condizioni – ha concluso – la Russia non poteva restare indifferente ed era obbligata, in base alla Costituzione, a difendere i compatrioti. Ogni stato avrebbe fatto lo stesso”.

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