Ucraina, il riequlibrio delle armi per un negoziato "alla pari": la strategia
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Ucraina, il riequlibrio delle armi per un negoziato "alla pari": la strategia

Il governo degli Stati Uniti ha deciso di fornire all'Ucraina una serie di apparecchiature di sicurezza militare, inclusi più di 1.000 Stinger e più di 5.000 sistemi Javelin

Ucraina, il riequlibrio delle armi per un negoziato "alla pari": la strategia
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

8 Aprile 2022 - 18.05


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Il riequilibrio delle armi per un negoziato “alla pari”.  E ciò significa rafforzare la resistenza ucraina.  

Forniture americane

Il governo degli Stati Uniti ha deciso di fornire all’Ucraina una serie di apparecchiature di sicurezza militare, inclusi più di 1.000 Stinger e più di 5.000 sistemi Javelin, come si legge in una nota pubblicata online sul sito del Dipartimento della Difesa Usa. “L’assistenza alla sicurezza degli Stati Uniti all’Ucraina comprende: più di 1.400 sistemi antiaerei Stinger; più di 5.000 sistemi anticarro Javelin; più di 7.000 altri sistemi anticarro; centinaia di droni esplosivi Switchblade; più di 7.000 armi leggere e munizioni, più di 50 milioni di proiettili; 45.000 set di giubbotti antiproiettile ed elmetti, sistemi missilistici a guida laser, sistemi aerei senza pilota Puma, quattro radar di sorveglianza di veicoli aerei senza pilota e anti-artiglieria, sistemi di comunicazione sicuri; servizi di imaging satellitare commerciale; dispositivi di protezione per la neutralizzazione di oggetti esplosivi; forniture mediche, compresi i kit di pronto soccorso”.  In totale, dall’inizio dell’invasione russa su vasta scala, gli Stati Uniti hanno impegnato oltre 1,7 miliardi di dollari in assistenza alla sicurezza e 2,4 miliardi di dollari. Martedì l’amministrazione Biden aveva approvato uno stanziamento di altri cento milioni di dollari di armamenti, per un totale di circa 1,7 miliardi di dollari dall’inizio dell’invasione.

Richieste da Kiev

“Ho tre richieste oggi per il Consiglio atlantico: armi, armi, armi”. Così il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ieri al Consiglio atlantico.

“Noi insistiamo nel chiedere l’embargo al petrolio e al gas russo, la piena disconnessione da swift, i porti chiusi. Spero che non si arrivi a una situazione in cui servono altri shock come Bucha per imporre nuove sanzioni, non posso credere che il popolo ucraino debba soffrire così tanto per convincere i politici europei ad agire”. “La guerra per il Donbass vi ricorderà purtroppo la seconda guerra mondiale: migliaia di tank, aerei, artiglierie – ha detto il ministro Kuleba in conferenza stampa alla Nato -. La Russia ha i suoi piani e noi abbiamo i nostri. Ecco perché gli alleati non ci devono dire che ci sono procedure da seguire: o ci aiutate ora, in giorni, o l’aiuto arriverà tardi. Molti civili moriranno, perché l’aiuto è arrivato tardi. Sono moderatamente ottimista sul risultato delle negoziazioni qui al quartier generale della Nato. Sono stato molto chiaro: per vincere una guerra ci vogliono armi”. 

Parlano gli esperti

Di grande interesse è il punto militare fatto Igor Markic su Rid (rivista italiana difesa):” Si stanno delineando – annota – ormai sempre più chiaramente i contorni della Fase 3 della Guerra in Ucraina, con il focus dell’azione russa sul Donbass. Tuttavia, iniziamo con alcune notizie interessanti dal nord e da Sumy.

In tale area, uno degli insediamenti periferici più vicino al confine russo è stato bersagliato da unità d’artiglieria localizzate all’interno del territorio della Federazione Russa. Risulta che rastrellamenti ucraini siano alla ricerca di elementi di forze speciali lasciate indietro con il compito di fungere da osservatori avanzati, e sono stati persino eseguiti arresti di qualche elemento collaborazionista impiegato nella stessa funzione. Inoltre, si è avuto almeno un caso (nel villaggio di Deptivka, nei pressi di Konotop) di un drappello di soldati russi neutralizzato dopo che esso si era attardato ben oltre la ritirata generale da quell’area al fine di mettere in opera un convoglio improvvisato di merce rubata.

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Spostandoci più verso est, a Kharkiv la situazione è più o meno la stessa: la città continua ad essere bersagliata senza sosta da fuoco indiretto e bombardamenti aerei. Persino tiri di carri ad alzo zero sono stati registrati, e particolarmente colpito risulta l’hinterland urbano di Saltivka, Pyatihatka, Oleksiyivka, Kholodna Hora, Derhachi, Barvinkove, e Chuhiv. Almeno 5 Battle Group russi risultano schierati nell’immediato nord-nordest della città, ma, nondimeno, gli Ucraini sono riusciti a liberare l’insediamento di Malynivka, ad est di Chuhuiv.

Ma è nel Donbass dove si sta combattendo la battaglia decisiva per le sorti della guerra. Nell’area di Severodonetsk, gli insediamenti di Stepne, Novotoshkivske, Rubizhne, Solodke, Hirske e Popasna sono teatro quotidiano di durissimi scontri. Papasna da giorni è contesa, fin nel suo centro città, da truppe russe e ucraine. A Rubizhne, invece, sembra che i Russi siano stati nuovamente respinti fuori dall’area urbana, mentre un contrattacco ucraino a Kreminna avrebbe costretto gli occupanti a retrocedere per circa una decina di chilometri dall’insediamento. Pare che questa azione sia stata eseguita dalla 128ª Brigata da Montagna dell’Esercito Ucraino, appena affluita dalla Transcarpazia.

La pressione russa sui 2 grandi centri di Slovyansk e Kramatorsk continua inesorabile, e una porzione della ferrovia che collega le 2 città è stata danneggiata, forse tramite un raid limitato di natura terrestre (oppure un sabotaggio? Ipotesi da non escludere visto l’alto numero di collaborazionisti di cui godono le forze russe in queste aree). L’attenzione rivolta al complesso ferroviario che collega le 2 città con il resto dell’Ucraina è stata confermata con il lancio di missili balistici caricati con testate a grappolo avvenuto nelle ultime ore sulla stazione di Kramatorsk, che ha provocato numerosissime vittime fra i profughi che cercavano di lasciare la città. In ogni caso la maggiore pressione sui due grossi centri urbani viene esercitata alle loro spalle sull’asse di Izyum, e risulta finora contenuta a fatica da forze ucraine attestate dentro Sulhjivka, Dovhenke, Tykoske, tutte contese con combattimenti strada per strada. In questo settore è segnalato l’afflusso di diversi battaglioni e reggimenti corazzati russi. Brazhkivka, invece, nei giorni scorsi data come conquistata dai Russi, sarebbe invece ancora totalmente in mano ucraina.

La minaccia incombente sulle Slovyansk e Kramatorsk, comunque, continua a permanere anche da sud-est, nel settore di Donetsk,con assalti su Avdiivka, Ocheratyne, Kurakhove e Marynka, finora sempre respinti, e oramai anche da sud, visto che da un paio di giorni, per la prima volta, forze russe hanno cominciato a premere su Vulhedar proprio in direzione nord. In ogni caso, altri insediamenti nelle vicinanze, quale l’importante cittadina di Bakhmut, hanno già passato i pieni poteri ai presidi militari ivi presenti, invitando la popolazione civile ad andarsene con tutti i mezzi.

A Mariupol, da un paio di giorni, sono ricominciati anche i bombardamenti navali dopo una pausa di oltre una settimana. Ormai anche il porto risulta direttamente bersagliato. Nostre fonti confermano che forni crematori mobili sono stati portati nelle aree occupate della città per ardere i corpi di civili uccisi. Si vocifera peraltro che potenziali testimoni di questi episodi vengano altresì liquidati. In ogni caso, le precedenti voci circa una supposta resa di un grosso scaglione di truppe della fanteria di marina ucraina si sono rivelate infondate (come anche i video diffusi ad arte). E’ confermata, invece, la conquista del centro città da parte dei Russi, con la principale sacca di resistenza ucraina concentrata nell’area del porto e, in parte, nello stabilimento della AzovStal, colpito duramente negli ultimi giorni con artiglieria e, pare, anche da bombe da 3 t FAB-3000 sganciate da bombardieri a lungo raggio Tu-22. Si è peraltro in grado di confermare una voce che già da qualche tempo correva sui social: i difensori di Mariupol sono di tanto in tanto in grado di ricevere rinforzi, rifornimenti ed evacuare feriti tramite occasionali ponti elicotteristici.

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Più a sud, nell’area di Huliaiopole continuano pesanti bombardamenti russi volti a prevenire avanzate ucraine che, se di successo, avrebbero la potenzialità di sconvolgere il dispositivo di assedio su Mariupol. Su quel settore, che riguarda anche le linee di contatto su Shcherbaki, Komyshuvakha, Novodanylivka, Mala Tokmachka, Lukyanivske, e Preobrazhenka, i Russi stanno portando rinforzi sbarcati dal porto di Berdyansk, peraltro destinati anche agli assedianti di Mariupol.

In ogni caso, qualche avanzata ucraina si sta sviluppando in altri settori. Su quello di Kryvyi Rih, ad esempio, per la prima volta da diversi giorni a questa parte le forze russe sono dovute arretrate di fronte a un’improvvisa pressione ucraina verificatasi nei pressi degli insediamenti di Osokorivka, Dobryanka, Novovoznesenske e Trudolyubivka. Si vocifera che unità sia paracadutiste che della fanteria di marina russa siano circondate a nord dell’area di Kozatke.

Sul fronte di Kherson, la già da giorni in corso lenta avanzata ucraina continua, con la definitiva conquista degli insediamenti di Dobryanka, Novovoznesenske, Trudoliubivka, Tomyna Balka and Sofivka. La ben più strategica Oleksandrivka, invece, continua ad essere contesa con feroci combattimenti che vanno avanti da giorni, e che pare nelle ultime ore stiano volgendo in senso favorevole ai Russi. Questo fronte sembra nel complesso preoccupare i Russi, che stanno mandando non a caso rinforzi consistenti dalla Crimea”.

Così l’analista di Rid.

Attacco a oriente

Scrive su Il Post Elena Zacchelli: “A questo punto l’obiettivo dell’esercito russo, secondo gli analisti militari, è concentrare il proprio attacco nell’oriente dell’Ucraina, dove sono stati fatti gli avanzamenti più consistenti. Da est, le forze russe stanno avanzando nelle regioni di Donetsk e Luhansk, mentre da nord-est, da Kharkiv, si sono spinte molto all’interno del paese, arrivando appunto alla città di Izyum. È probabile che il loro obiettivo sia di congiungere assieme queste due avanzate, in modo da circondare le unità ucraine che stanno ancora combattendo nel Donbass: in questo senso, il loro prossimo obiettivo è quasi sicuramente la città di Sloviansk. Una volta conquistata Sloviansk, secondo un’analisi del  del New York Times, i prossimi obiettivi potrebbero essere Rubizhne, a nord-est di Sievierodonetsk, e soprattutto Horlivka, più a sud.

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Nel Donbass, secondo le stime  del dipartimento della Difesa americano, ci sono oltre 30 formazioni di soldati russi (in totale, secondo alcune fonti indipendenti,la Russia ha ancora in Ucraina circa 80 delle 130 formazioni originariamente dispiegate in Ucraina, con circa 800-1000 soldati ciascuna). Per ora pare che i soldati ritirati dal nord dell’Ucraina siano impegnati soprattutto a prepararsi e rifornirsi per una nuova e futura offensiva e non siano ancora stati utilizzati per altre operazioni.

Rispetto ai tempi con cui una nuova offensiva potrebbe cominciare, è difficile fare previsioni. Secondo fonti anonime del dipartimento della Difesa americano che hanno parlato con alcuni media, l’esercito russo non ci metterà molto a prepararsi, ma secondo l’Institute for the Study of War ci vorrà un po’ di tempo prima che i russi possano realmente ottenere qualche risultato concreto sul campo. Anche soltanto conquistare Sloviansk non sarà facile, se si tiene conto delle controffensive ucraine e del fatto che per i russi ci sono volute settimane di combattimenti per riuscire a conquistare Izyum, che è più piccola e ha metà degli abitanti”.

Mosca ammette

Giovedì, durante un’intervista con l’emittente britannica Sky News, il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha ammesso che l’esercito russo sta subendo grosse perdite in Ucraina: è la prima ammissione di questo tipo, anche se Peskov non ha specificato il numero delle perdite. A una domanda sul ritiro  dei soldati russi nelle zone a nord dell’Ucraina che la Russia non è riuscita a conquistare, Peskov ha detto che sarebbe sbagliato definirla una “umiliazione”, come suggeriva il giornalista, ma ha aggiunto: “Abbiamo significative perdite di soldati e per noi è una tragedia enorme”.

Finora, la Russia è sempre stata molto restia a parlare del numero dei soldati uccisi in Ucraina, anche perché nel paese l’invasione è ancora presentata come una “operazione militare speciale” rapida e vittoriosa per liberare l’Ucraina da un inesistente regime nazista.

L’ultimo dato ufficiale fornito dal governo russo risale al 25 marzo, quando il ministro della Difesa disse che i soldati morti in Ucraina erano 1.351.

In realtà, le perdite russe sono molto più alte: i governi e le agenzie d’intelligence occidentali stimano che in Ucraina siano morti tra i 7.000 e i 15.000 soldati russi.

Mercoledì, dopo settimane in cui la Russia tentava senza successo di conquistare alcune zone a nord dell’Ucraina, l’esercito si è ritirato in Russia, in Bielorussia e in Ucraina orientale, molto probabilmente per essere impiegato nella regione del Donbass e completarne la conquista.

Il governo russo ha cercato in vari modi di camuffare il necessario ridimensionamento dei propri obiettivi, sia sostenendo che il proprio scopo fosse la conquista del Donbass, e non di tutta l’Ucraina, sia presentando il ritiro dei soldati come un gesto di distensione. Lo ha ribadito anche Peskov nell’intervista di giovedì, quando ha detto che il ritiro dei soldati serve a “diminuire la tensione in quelle zone [a nord dell’Ucraina] e per mostrare che la Russia è pronta a creare le condizioni adeguate per il proseguimento dei negoziati”.

La “diplomazia delle armi” al 44° giorno.

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