Silvio Berlusconi & Vladimir Putin, storia di un idillio che una 'semplice' invasione non può troncare
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Silvio Berlusconi & Vladimir Putin, storia di un idillio che una 'semplice' invasione non può troncare

Un dubbio ci assale. Ma il grande idillio è finito davvero? O il futuro ci riserverà sorprese degne di “C’è posta per te”, l’immarcescibile programma dell’inossidabile  Maria  De Filippi?

Silvio Berlusconi & Vladimir Putin, storia di un idillio che una 'semplice' invasione non può troncare
Silvio Berlusconi e Vladimir Putin
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

10 Aprile 2022 - 11.49


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Ora si dice “deluso”, addirittura “addolorato”. Sentimenti che si provano quando finisce un amore. Un grande amore. Come quello che ha legato il Cav e lo Zar, al secolo Silvio Berlusconi e Vladimir Vladimiroviche Putin. Un momento, però… Un dubbio ci assale. Ma il grande idillio è finito davvero? O il futuro ci riserverà sorprese degne di “C’è posta per te”, l’immarcescibile programma dell’inossidabile  Maria  De Filippi?

Il Cav deluso

“Non posso e non voglio nascondere di essere profondamente deluso ed addolorato dal comportamento di Vladimir Putin, che si è assunto una gravissima responsabilità di fronte al mondo intero. Io lo avevo conosciuto 20 anni fa, mi era sempre parso un uomo di grande buonsenso, di democrazia, di pace. Peccato davvero per quello che è successo”. Così Silvio Berlusconi dixit ieri, dal palco della convention di Forza Italia a Roma, che segna il ritorno in presenza del Cav dopo anni.  “Bisogna fare tutto il possibile perché tutto questo finisca al più presto, per mettere fine alla brutalità della guerra e l’Italia deve lavorare a questo scopo, perché si arrivi ad un compromesso accettabile da tutti. Questo significa però che la libertà e l’integrità dell’Ucraina devono essere garantite” ha aggiunto Berlusconi. “Noi auspichiamo che i rapporti fra Russia, Stati Uniti, Europa, tornino ad essere dialoganti. Ma spetta alla Russia adesso fare un passo nella giusta direzione, facendo tacere le armi. Il cessate il fuoco da parte della Russia è fondamentale e prioritario”. Secondo Berlusconi “non siamo in grado di rinunciare, almeno nell’immediato, alle forniture di gas russo, anche se questo deve essere il nostro obiettivo nei tempi giusti”.

Indietro nel tempo. Tre racconti, una storia d’amore.

Lo diciamo seriamente. La lettura dei tre articoli che proponiamo ai lettori di Globalist, raccontano una storia di amorevoli sensi , personali e politici, che ha unito Berlusconi a Puti e viceversa..

La prima chicca è l’articolo (29 settembre 2021) apparso su Il Giornale a firma Roberto Vivaldelli.

“Per i suoi 85 anni, nella giornata odierna Silvio Berlusconi ha ricevuto la chiamata di un caro vecchio amico: il presidente russo Vladimir Putin. Come riporta la nota diffusa dal Cremlino, durante la conversazione telefonica Putin si è congratulato con l’ex presidente del Consiglio e leader di Forza Italia, sottolineando il “grande contributo di quest’ultimo nello sviluppo delle relazioni russo-italiane e augurandogli buona salute e benessere“. Il presidente russo ha anche inviato a Berlusconi un telegramma di auguri, riporta la nota, segnale della profonda amicizia e stima fra i due, che dura oramai da 20 anni e che va al di là della politica. Non manca compleanno o festività che i due leader non si sentano al telefono o si vedano, scambiandosi opinioni e consigli sulla politica internazionale: e quando Putin è in visita ufficiale in Italia, si ritaglia sempre uno spazio per fare visita al Cav. Berlusconi, che ha sempre avuto un occhio attentissimo alle relazioni internazionali, volò a Sochi il 2 aprile 2002 e fu ospite nella dacia di Putin sul Mar Nero. Era uno dei loro primissimi incontri. Dopo aver bevuto il tè russo davanti alle telecamere, i due discussero in una piccola stanza al secondo piano del grande sogno di fondare un nuovo consiglio per riunire la Russia e l’alleanza Nato. Fu proprio Silvio Berlusconi, infatti, il promotore, il 28 maggio 2002, dell’incontro storico a Pratica di Mare che immaginava una nuova era di collaborazione fra  fra la Nato e la Russia alla presenza del presidente russo e dell’omologo statunitense, George W. Bush. Furono gli stessi firmatari, come ricorda anche Sergio Romano, a parlare dell’accordo in termini molto positivi. Vladimir Putin, nel suo discorso a Pratica di Mare, spiegò che “la nuova realtà della nostra relazione riflette la comprensione reciproca a cui siamo arrivati. Credo che gli sforzi che abbiamo fatto per la pace debbano continuare: non abbiamo alternative“. “Immagino che tra tutte le cose che ho fatto nella mia vita, questa potrebbe essere quella di cui sono più orgoglioso“, ha dichiarato il Cav in un’intervista rilasciata al Financial Times nel 2015 rispetto agli accordi di Pratica di Mare. “Questo è stato davvero il momento che ha segnato la fine della Guerra Fredda“. Una visione lungimirante e strategica, che purtroppo non tutti i leader occidentali hanno compreso.

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“Putin è una persona molto sensibile e gentile”

Fu anche merito del Cav se le tensioni tra Russia e Georgia per la crisi in Ossezia nel 2008 non determinarono un “congelamento” delle relazioni fra occidente e Russia. Nel corso degli anni, Berlusconi ha fatto più volte riferimento allo spirito di Pratica di Mare in relazione ai rapporti fra l’Occidente e la Russia che si sono notevolmente incrinati nel 2014 con la crisi in Ucraina e l’invasione della Crimea. Ciò nonostante, la sincera amicizia fra Berlusconi e Putin non è mai stata messa in discussione, nemmeno quando l’occidente ha deciso di imporre dure sanzioni alla Russia o quando Mosca ha deciso di intervenire militarmente in Siria. Il presidente russo, infatti, come riportato anche dal Financial Times  chiama Berlusconi “l’ultimo dei Mohicani” in Europa: per il leader del Cremlino Berlusconi è uno dei pochi politici che “non vive solo di elezione in elezione. Ha una visione ampia e strategica“. Per Silvio Berlusconi l’amico Vladimir è l’esatto opposto del ritratto del cinico autocrate che ne fanno molti: “Vladimir è l’esatto opposto dell’immagine che ne ritraggono i media occidentali. È una persona molto sensibile, un uomo di sentimenti profondi, sempre rispettoso degli altri. È molto gentile, un uomo con una sensibilità delicata” ha dichiarato Berlusconi al Ft. Il Cav, peraltro, è stato uno dei pochi leader occidentali a dichiararsi apertamente contrario all’introduzione delle sanzioni contro la Russia, nel 2014. “Il popolo della Crimea parla russo e ha votato in un referendum per ricongiungersi alla madre Russia“, dice. “Queste sanzioni contro gli individui russi sono la politica sbagliata”. Uno degli ultimi incontri fra i due leader risale all’ottobre 2019, prima dello scoppio della pandemia. In occasione del compleanno del presidente russo, Silvio Berlusconi volò a Sochi per un incontro cordiale nel corso del quale sono stati affrontati temi inerenti ai rapporti tra Italia e Russia e discusso della situazione internazionale. Nel luglio 2019, dopo l’udienza con il Pontefice, l’incontro con Sergio Mattarella, Giuseppe Conte e la cena a Villa Madama, Valdimir Putin ha avuto un incontro privato con il Cav a Fiumicino, poco prima di ripartire per Mosca. L’ennesimo meeting fra due amici di vecchia data, grandi protagonisti della scena internazionale e della storia dei rispettivi Paesi”, conclude Vivaldelli.

E una invasione può davvero spezzare questo afflato a 360 gradi?

Altro giro, altro quadretto idilliaco

A tratteggiarlo, con penna sapiente, è Paola De Caro. Il suo articolo esce sul Corriere della Sera il 7 ottobre 2017.

“Sono cambiati governi, ruoli, assetti politici, collaboratori, amici, alleanze, cariche, nomi dei partiti. Perfino le rispettive compagne, in questi lunghissimi 16 anni, non sono più le stesse. Solo una cosa è rimasta uguale: la loro profonda quanto anomala relazione politica e assieme umana, che forse non ha eguali. Perché quello tra Vladimir Putin e Silvio Berlusconi, più che un rodato rapporto tra uomini di governo, è un sodalizio. Simbolicamente ben rappresentato da uno dei regali che il leader azzurro ieri a Sochi ha consegnato alla festa del 65esimo compleanno dell’amico, alla quale raramente è mancato: un copriletto con stampata l’immagine di loro due che si stringono la mano, un mix di pubblico e privatissimo, di formale ed intimo sul quale tanto si è scritto e tanto mistero resta. Nemmeno WikiLeaks, nato per svelare l’indicibile, è riuscito a trovare alcuna prova su un’intesa basata non solo sulle relazioni politiche ed economiche soddisfacenti per le rispettive nazioni e leadership ma su presunti «affari» privati. Nelle centinaia di foto pubbliche, accuratamente selezionate dai rispettivi staff, emerge piuttosto il calore del rapporto tra due uomini dalle origini così diverse — un grande imprenditore l’uno, un alto funzionario del Kgb l’altro —, dagli atteggiamenti in gran parte opposti (tanto comunicativo e affettuoso l’uno quanto dalla gelida virilità ostentata l’altro), eppure così sodali nei momenti buoni come in quelli cattivi. Da quei giorni drammatici del luglio del 2001, quando si conobbero in occasione del G8 di Genova, ad oggi che brindano all’eterno potere del leader russo e a un possibile ritorno in campo di quello italiano, Berlusconi e Putin non si sono lasciati mai. Durante la crisi ucraina che costò a Putin pesanti sanzioni per la sua Russia e l’esclusione dal G8, Berlusconi non solo si sgolò perché non si commettesse «l’errore tragico» di allontanare Mosca dall’Occidente dopo gli sforzi per ricostruire un rapporto post Guerra fredda, ma sfidò nel 2015 Kiev per accompagnare l’amico in Crimea, senza autorizzazione delle autorità ucraine (e bevendo con lui in una visita in una cantina locale una bottiglia del 1775 dal valore di oltre 150 mila dollari). E Putin più volte restituì il favore all’amico caduto in disgrazia dopo lo scandalo Ruby e poi la condanna per evasione fiscale: «Se fosse stato gay, nessuno lo avrebbe toccato con un dito. È sotto processo perché vive con le donne» disse nel 2013, prima di andarlo a trovare a Palazzo Grazioli, facendosi immortalare mentre giocava con Dudù, nel salotto di casa del leader detronizzato.

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Nel mezzo, infinite sono state le visite reciproche, pubbliche e private. Addirittura otto dal luglio 2001 al febbraio 2003, periodo nel quale maturò il più importante successo politico internazionale di Berlusconi, il trattato di Pratica di Mare tra Nato e Russia, nel 2002, che lo vide prima organizzare e poi benedire la celebre stretta di mano tra Bush e Putin. «Silvio — così lo chiama sempre il leader russo — è una persona franca, brillante, avrà un grande posto nella storia italiana». E sicuramente una persona piacevole, se è vero che i due hanno condiviso spesso perfino le vacanze: a villa «La Certosa» nel 2002 furono le figlie di Putin ad essere ospitate, l’anno dopo arrivò invece lui stesso con la moglie per godersi fuochi d’artificio che, raccontò ridendo, per colpa di un errore di calcolo quasi colpirono gli ospiti. 

Ma ancor più spesso è stato Berlusconi a far visita a Putin, regalando immagini che fanno ormai parte dell’iconografia non solo delle fiorenti relazioni politiche ed economiche tra Italia e Russia, ma di un nuovo stile di rapporti tra leadership. La più famosa, sicuramente quella delle due teste che si toccano teneramente nello sfogliare un libro, imbacuccate in enormi colbacchi per proteggersi dal gelo della foresta che circonda la dacia di Zavidovo dove per i -30 gradi perfino le guardie della sicurezza dovettero ridurre a 15 minuti i turni di sorveglianza per non rischiare l’assideramento. 

E poi ci furono i sorrisi incrociati di Veronica e Ljudmila, entrambe oggi ex mogli, a Sochi nel 2005, e i saluti dalle barche in Sardegna o in Russia, e le cene con i rispettivi figli, e le agiografie (il film prodotto in patria sul leader russo e trasmesso con tutti gli onori su Rete4) e le sbandate osé (quando la D’Addario raccontò delle notti passate «nel lettone di Putin» a palazzo Grazioli), e gli onori internazionali e gli internazionali dileggi. Un rapporto che ha retto a tutto. Come di rado capita, come a volte nella storia capita”.

Grande Paola, nell’idilliaco quadretto c’entrano pure Dudù, Veronica e Liudmila.

Attracca l’incrociatore

Terza agiografica descrizione è opera Di Giampiero Cocco. Che il 31 marzo 2019 ricorda su Sardiniapost.

“Agosto 2003. L’incrociatore lanciamissili Moskva e il cacciatorpediniere Smetlivj gettano le ancore nella baia di Santo Stefano, nell’arcipelago di La Maddalena. All’epoca le due navi militari russe erano la punta di diamante della flotta del Mar Nero, la cui base navale si trova a Sebastopoli sin dal lontano 1783, fondata dal principe Grigorij Aleksandrovič Potëmkin (che diede il nome alla corazzata resa nazional popolare da Fantozzi). L’approdo del Moskva e dello Smetlivj è un evento storico rimasto, sinora unico: dalla rivoluzione d’Ottobre nessuna nave con l’Aquila Imperiale o la Stella Rossa ha mai avuto accesso al Sancta Sanctorum della Nato, quella la base navale blindata, con relativo deposito di armamenti di ogni genere, che per oltre trent’anni, a partire dal ’72, è stata ad esclusivo appannaggio della Marina militare americana. La Us Navy in acque sarde. L’occasione per tale dispiegamento di forze venne fornita dalla visita che il presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, fece in Sardegna all’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Basta qualche numero: la Moskva possedeva – e possiede tutt’ora – la capacità di lanciare sedici missili antinave Ss-N-12 Sandbox. Si tratta di un razzo che nel 2003 poteva trasportate testate nucleari da 350 kilotoni, ora sostituite da una tonnellate di esplosivo convenzionale “Krasivyy, ochen krasivyy!“. Bello, bellissimo!, aveva esclamato Vladimor Joseph Mazorin, l’ammiraglio della flotta russa (l’ultimo ufficiale di marina ad aver ricevuto tale incarico) non appena scorse il granito dell’arcipelago maddalenino. Mazorin rimase estasiato nel vedere le sculture di pietra scolpite dal vento. È stato lui il primo militare delle forze non alleate a trovarsi a poche centinaia di metri dalla inviolabile e super segreta base statunitense che, durante la Guerra fredda, era stata la spina nel fianco e il deterrente mediterraneo contro l’ex Armata Rossa. Certo: all’alto ufficiale russo toccò in sorte quel passaggio avendo a disposizione una potenza di fuoco impressionante: sedici tubi lanciamissili, quattro torrette armate di cannoni a prua, cannoncini antiaerei e chissà quali altri armamenti. Tuttavia agganciò il primato, anche se gli americani non restano indifferenti. Per evitare eventuali interferenze e su diretta disposizione del Pentagono, la Us Navy ordinò di far salpare le ancore alla Emory Land, la gigantesca nave officina che nella base di Santo Stefano forniva assistenza logistica e tattica ai sottomarini atomici di classe Los Angeles. Gli arcinoti ‘hunter killer” della Marina a stelle e strisce. L’ancoraggio concesso dal governo italiano alle due navi della Federazione russa fece storcere il naso all’allora presidente Usa George Bush Jr., ma anche al capo di Stato francese, Jacques Chirac. I due non avevano condiviso l’iniziativa intrapresa dal premier italiano, tuttavia dovettero ingoiare il rospo. Anche se sul Moskva e sullo Smetlivj, in segno di rispetto per la cortesia di Berlusconi, vennero tenuti spenti i potenti radar e i sistemi di disturbo elettronico. Un gentile omaggio anche ai francesi, non fosse altro che tra Sardegna e Corsica il confine tra le acque territoriali dei due Stati coincide. La gentilezza, comunque, fu apparente più che totale. Da ambo le parti. Perché i controlli, reciproci, non si fermarono: li fecero sia i satelliti spia della Nasa americana che quelli in dotazione alla Fsb, ovvero l’ex Kgb di cui il colonello Putin fu uno degli ultimi dirigenti. Putin, ovviamente, non atterrò da sola in terra sarda. In quella torrida estate due aereiTupolev della Federazione russa portarono all’aeroporto Costa Smeralda di Olbia lo staff diplomatico del presidente e uno stuolo di agenti dei servizi segreti, incaricati di proteggere il premier russo e la sua famiglia: l’allora moglie Ludmilla Putina e le figlie Mascia e Katia. La ex first lady della Russia e le sue ragazze vennero ospitate a Porto Rotondo, nella mega villa di un magnate russo diventato in seguito sindaco di Mosca. È la stessa maison nella quale l’ex presidente Boris Eltsin, nell’agosto del 2005, si ruppe il femore scivolando in piscina. Lo ‘zar’ Vladimir Putin, appena saputa la notizia, non restà a guardare, ma a disposizione del suo mentore e predecessore mise a disposizione i servizi segreti e l’aereo di Stato perché Boris potesse fare subito rientro in patria”, conclude Cocco.

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Per dirla con il memorabile tormentone del grande comico sardo Lucio Salis, lanciato nel programma televisivo cult degli anni ’80 Drive In, “Cappìttomi hai?”.

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