Come lo Zar Putin è andato a lezione da Goebbels, l'artefice della propaganda nazista
Top

Come lo Zar Putin è andato a lezione da Goebbels, l'artefice della propaganda nazista

La propaganda costruisce mostri, si nutre di stereotipi, di pregiudizi atavici, assolutizza mezze verità, offre identità. La propaganda è un’arma di distrazione di massa. E non c’è dubbio che il “genio del male” della propaganda moderna

Come lo Zar Putin è andato a lezione da Goebbels, l'artefice della propaganda nazista
Vladimir Putin
Preroll

Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

9 Maggio 2022 - 17.19


ATF

La propaganda è l’anima di un regime dittatoriale. Perché costruisce una narrazione che piega a sé la realtà. La propaganda plasma la “psicologia di una nazione”, legittima l’illegittimo, compatta contro il Nemico, interno o esterno. La propaganda costruisce mostri, si nutre di stereotipi, di pregiudizi atavici, assolutizza mezze verità, offre identità. La propaganda è un’arma di distrazione di massa. E non c’è dubbio che il “genio del male” della propaganda moderna è Joseph Goebbels.

Gli undici comandamenti sulla propaganda.

Li ha ricavati Leonard Doob nel saggio Goebbel’s Principle of Propaganda analizzando la metodologia di Joseph Goebbels, ministro della medesima per il Terzo Reich.

1. Principio della semplificazione e del nemico unico.
E’ necessario adottare una sola idea, un unico simbolo. E, soprattutto, identificare l’avversario in un nemico, nell’unico responsabile di tutti i mali.

 2. Principio del metodo del contagio.
Riunire diversi avversari in una sola categoria o in un solo individuo.

 3. Principio della trasposizione.
Caricare sull’avversario i propri errori e difetti, rispondendo all’attacco con l’attacco. Se non puoi negare le cattive notizie, inventane di nuove per distrarre.

 4. Principio dell’esagerazione e del travisamento.
Trasformare qualunque aneddoto, per piccolo che sia, in minaccia grave.

 5. Principio della volgarizzazione.
Tutta la propaganda deve essere popolare, adattando il suo livello al meno intelligente degli individui ai quali va diretta. Quanto più è grande la massa da convincere, più piccolo deve essere lo sforzo mentale da realizzare. La capacità ricettiva delle masse è limitata e la loro comprensione media scarsa, così come la loro memoria.

 6. Principio di orchestrazione.
La propaganda deve limitarsi a un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma convergendo sempre sullo stesso concetto. Senza dubbi o incertezze. Da qui proviene anche la frase: “Una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità”.

 7. Principio del continuo rinnovamento.
Occorre emettere costantemente informazioni e argomenti nuovi (anche non strettamente pertinenti) a un tale ritmo che, quando l’avversario risponda, il pubblico sia già interessato ad altre cose. Le risposte dell’avversario non devono mai avere la possibilità di fermare il livello crescente delle accuse.

Leggi anche:  Putin, nuove minacce militari all'Europa mentre la Russia ipotizza una guerra con la Nato entro 10 anni

 8. Principio della verosimiglianza.
Costruire argomenti fittizi a partire da fonti diverse, attraverso i cosiddetti palloni sonda, o attraverso informazioni frammentarie.

 9. Principio del silenziamento.
Passare sotto silenzio le domande sulle quali non ci sono argomenti e dissimulare le notizie che favoriscono l’avversario.

 10. Principio della trasfusione.
Come regola generale, la propaganda opera sempre a partire da un substrato precedente, si tratti di una mitologia nazionale o un complesso di odi e pregiudizi tradizionali.
Si tratta di diffondere argomenti che possano mettere le radici in atteggiamenti primitivi.

 11. Principio dell’unanimità.
Portare la gente a credere che le opinioni espresse siano condivise da tutti, creando una falsa impressione di unanimità.

Da Berlino a Mosca

Veniamo all’oggi. Cambia il regime, ma il meccanismo della propaganda al servizio del potere assoluto, resta lo stesso.

Un impressionante sfoggio di potenza militare sfila davanti alle mura del Cremlino, in testa alla sfilata due missili nucleari di ultima generazione, 131 mezzi militari di terra 11.000 soldati e carri armati, mentre la parte aerea della parata è stata cancellata a causa del tempo, questo almeno il motivo secondo quanto dichiarato dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov all’agenzia di stampa Ria Novosti. La cerimonia avrebbe dovuto presentare 77 aerei che sorvolavano la Piazza Rossa, nella Capitale. Da Mosca Vladivostok, sulla costa russa del Pacifico, la Russia celebra così il Giorno della Vittoria, e la sconfitta del nazismo nel 1945. Ma per il presidente russo Vladimir Putin è l’occasione per rivendicare l’offensiva e l’invasione in Ucraina, contro “la minaccia inammissibile della Nato”, come una “operazione preventiva, necessaria e giusta”. Non c’è però alcun annuncio importante nel suo discorso, come alcuni avevano previsto o temuto. Né riferimenti a un’imminente escalation. “L’orrore di una guerra globale non si deve ripetere” ha detto il leader del Cremlino.

Nell’apertura del suo discorso Putin si è congratulato con i combattenti russi: “Compagni ufficiali, sottoufficiali, compagni, generali e ammiragli, mi congratulo con voi per il 77esimo anniversario della grande vittoria. Anche ora in questi giorni voi combattete per la nostra gente nel Donbass, per la sicurezza della nostra patria”. Poi attacca: “Alla fine dello scorso anno l’Occidente stava apertamente preparando un attacco al Donbass e alla Crimea, a Kiev c’erano richieste di armi nucleari che creavano “una minaccia inaccettabile proprio al nostro confine. L’Occidente preparava una invasione di nostri territori”, ha detto il presidente, che definito l’offensiva in Ucraina una “operazione preventiva, necessaria e giusta”.     Il presidente russo ha poi ricordato di aver chiesto ai Paesi della Nato un accordo sulle garanzie di sicurezza, ma, ha lamentato, “non siamo stati ascoltati”.

Leggi anche:  Putin minaccia l'Occidente e si dice pronto a un duello missilistico con gli Stati Uniti

Lo zar ha accusato i Paesi occidentali di degrado morale e ha affermato che ai veterani americani è stato vietato di partecipare alla parata del V-Day a Mosca. “In Occidente, a quanto pare, hanno deciso di cancellare valori millenari”, ha detto dalla tribuna in Piazza Rossa prima dell’inizio della parata, “tale degrado morale è diventato la base per ciniche falsificazioni della storia della Seconda guerra mondiale, incitando alla russofobia, elogiando i traditori, deridendo la memoria delle vittime, cancellando il coraggio di coloro che hanno ottenuto la vittoria”.

Durante il discorso Putin ha chiesto un minuto di silenzio per i militari uccisi durante la Seconda guerra mondiale e per quelli nei combattimenti in corso nel Donbass e a chi ancora sta combattendo in quell’area ha detto: “Mi rivolgo alle nostre forze armate e alle milizie del Donbass: voi combattete per la sicurezza patria e per il futuro”, affinché “non ci sia posto nel mondo per i criminali nazisti”. I combattenti del Donbass e le truppe russe “stanno combattendo sulla loro terra, dove i nostri antenati hanno combattuto il nemico nazista”, ha aggiunto. Putin ha poi accusato i Paesi occidentali di degrado morale e ha affermato che ai veterani americani è stato vietato di partecipare alla parata del V-Day a Mosca. “In Occidente, a quanto pare, hanno deciso di cancellare valori millenari”, ha detto dalla tribuna in Piazza Rossa prima dell’inizio della parata militare, “tale degrado morale è diventato la base per ciniche falsificazioni della storia della Seconda guerra mondiale, incitando alla russofobia, elogiando i traditori, deridendo la memoria delle vittime, cancellando il coraggio di coloro che hanno ottenuto la vittoria”.

Leggi anche:  Putin minaccia l'Occidente e si dice pronto a un duello missilistico con gli Stati Uniti

Anche il patriarca Kirill, massima autorità della Chiesa ortodossa di Mosca, ha partecipato alla parata sulla Piazza Rossa. Il patriarca è apparso nelle immagini della tribuna ufficiale accanto al vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitri Medvedev. Non si è visto invece il generale Valery Gerasimov, capo di stato maggiore delle forze armate russe. Nei giorni scorsi erano circolate indiscrezioni sul suo ferimento mentre si trovava a Izyum, nella regione di Kharkiv.

Quelle parole non dette…

Le rimarca Marc Imarisio, inviato a Mosca del Corriere della Sera: “Per una volta – scrive tra l’altro Imarisio – sono più importanti le parole non dette di quelle effettivamente pronunciate. […]. Vladimir Putin non ha fatto alcun riferimento al nucleare, non ha dato inizio ad alcuna escalation, non ha trasformato l’Operazione militare speciale in guerra. Niente di tutto questo. Anzi per la prima volta ha riconosciuto il prezzo in termini di vite umane che la Russia sta pagando. ‘La morte di ognuno dei nostri soldati e dei nostri ufficiali è un dolore che grava su tutti noi’, ha detto aggiungendo che ‘lo Stato farà di tutto per aiutare le famiglie e darà un supporto speciale ai bambini delle vittime e ai nostri compagni feriti’. 

Così Imarisio.

Zelensky contrattacca

Solo un pazzo può sperare di ripetere 2194 giorni di guerra” della Seconda guerra mondiale: “colui che sta ripetendo oggi gli orribili crimini del regime di Hitler, seguendo la filosofia dei nazisti e replicando tutto quello che hanno fatto. È condannato. Perché è stato maledetto da milioni di antenati quando ha cominciato ad imitare il loro assassino. E allora perderà tutto”. Lo dice il presidente ucraino Volodymyr Zelensky nel video di oltre cinque minuti, girato in occasione del Giorno della Vittoria sul nazismo mentre cammina nel centro di Kiev, senza mai nominare direttamente Putin.

Propaganda e contro propaganda. La guerra è anche questo. 

(seconda parte, fine)

Native

Articoli correlati