Una spia russa infiltrata per anni nella base Nato di Napoli: tutti i dettagli dell'inchiesta
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Una spia russa infiltrata per anni nella base Nato di Napoli: tutti i dettagli dell'inchiesta

La spia russa sarebbe Olga Kolobova, che si faceva passare per Maria Adela Kuhfeldt Rivera. L'inchiesta è stata condotta da La Repubblica, Bellingcat, Der Spiegel e The Insider.

Una spia russa infiltrata per anni nella base Nato di Napoli: tutti i dettagli dell'inchiesta
Putin e la presunta spia russa
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26 Agosto 2022 - 10.15


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Una spia russa nella base Nato di Napoli, è questa la rivelazione de La Repubblica, al termine di un’inchiesta congiunta con il sito investigativo Bellingcat, il settimanale tedesco Der Spiegel e The Insider. La spia sarebbe riuscita a infiltrarsi tra il personale della base Nato di Napoli e della VI Flotta statunitense. 

La storia viene definita dagli autori dell’indagine “la più clamorosa operazione d’intelligence” realizzata da Mosca in Italia: la spia sarebbe la trentenne Maria Adela Kuhfeldt Rivera, nata in Perù da padre tedesco. Ma si tratta di un’identità fittizia: il vero nome della donna, inseritasi in oltre 10 anni nei circoli mondani del capoluogo campano fino a penetrare il vertice dell’Alleanza atlantica, sarebbe Olga Kolobova, figlia di un ufficiale russo.

“La traccia principale che la collega ai servizi segreti di Mosca – spiega Repubblica – è il passaporto russo usato per entrare in Italia: appartiene alla stessa serie speciale utilizzata dagli 007 del Gru, l’intelligence militare agli ordini del Cremlino”. “La nostra inchiesta – afferma il quotidiano – non è riuscita a ricostruire quali informazioni siano state ottenute dalla spia, né se sia stata capace di seminare virus informatici nei telefoni e nei computer dei suoi amici. E’ però entrata in contatto con figure chiave della Nato e della Marina statunitense: nessun agente russo era mai riuscito a penetrare così in profondità il vertice dell’Alleanza atlantica”. 

La donna, racconta il quotidiano, è una trentenne cosmopolita e spigliata che parla sei lingue e ha avviato un’azienda per produrre gioielli, poi si è inserita nei circoli mondani di Napoli e infine è riuscita a infiltrarsi tra il personale della base Nato e della VI Flotta statunitense, cioè il vertice operativo del potere militare occidentale in Europa. “Una moderna Mata Hari, che si è fatta notare per i modi seduttivi e ha lasciato una scia di cuori infranti prima di sparire nel nulla”, scrive il quotidiano.

La donna “si impone nella vita cittadina tra vernissage ed eventi”, inaugura una “concept gallery” alla quale prendono parte in tanti. Riesce a entrare nel Lions Club Napoli Monte nuovo, club “fondato dagli ufficiali della base Nato di Lago Patria, persino il logo ricalca il simbolo marziale della Allied Joint Force. I soci sono praticamente tutti militari, impiegati e tecnici dell’Alleanza Atlantica o della VI Flotta statunitense. Si tratta dei comandi che gestiscono le missioni della Nato e le attività della marina statunitense in Europa”.

Un club che “è la ragnatela perfetta in cui l’agente del Gru ha agganciato numerosi ufficiali della Nato, imbastendo una vasta rete di rapporti”. “Non sappiamo se fosse riuscita fisicamente a entrare nella base Nato o nel comando Usa ma ci sono indizi robusti della sua presenza durante alcune cerimonie: i balli annuali della Nato, quello del Corpo dei Marine, diverse serate di beneficenza”, scrive Repubblica. Poi, nel 2018, la scomparsa improvvisa: la donna “è partita all’improvviso da Napoli con un volo per Mosca, senza più riapparire”.

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