Kherson, la Russia pensa ad evacuare i civili mentre Kiev prepara l'assalto
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Kherson, la Russia pensa ad evacuare i civili mentre Kiev prepara l'assalto

A Kherson, da agosto, i russi sono stati costretti ad una progressiva ritirata, quantificata in oltre 20 km. E questa situazione ha allarmato il governatore locale

Kherson, la Russia pensa ad evacuare i civili mentre Kiev prepara l'assalto
Il governatore filo-russi di Kherson Vladimir Saldo
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13 Ottobre 2022 - 20.41


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La guerra continua e se la Russia fa qualche progresso in una zona del Donetsk sul resto continua ad arretrare.

 La battaglia per mantenere il controllo di Kherson, per i russi, si fa sempre più difficile. E per la prima volta le autorità della regione occupata dell’Ucraina meridionale hanno chiesto aiuto a Mosca per l’evacuazione dei civili. Richiesta che è stata accolta, forse nella consapevolezza che la resa dei conti sul principale fronte del conflitto sia vicina. Nel resto del Paese l’Armata di Vladimir Putin ha tenuto la pressione anche sugli altri fronti, come Kiev e Leopoli, sperando di rallentare la controffensiva del nemico nel sud.

A Kherson, da agosto, i russi sono stati costretti ad una progressiva ritirata, quantificata in oltre 20 km. E questa situazione ha allarmato il governatore locale. «Ogni giorno, le città della regione sono soggette ad attacchi missilistici», e per questo motivo «abbiamo suggerito a tutti i residenti, se lo desiderano, di andare in altre regioni» della Russia al confine, come «Crimea, Rostov, Krasnodar e Stavropol», ha scritto su Telegram il governatore Vladimir Saldo, lanciando un appello a Mosca: «Mi rivolgo alla leadership del Paese, vorrei chiedere il vostro aiuto per organizzare questo lavoro».

Subito dopo il suo vice Kirill Stremousov ha precisato che non si è trattato di un appello all’evacuazione e che non c’era motivo di panico. E «nessuno – ha assicurato – ha in programma di ritirare le truppe russe dalla regione di Kherson». Ma la richiesta di aiuto, a Mosca, è stata accolta con prontezza e senza esitazioni. «Il governo ha deciso di organizzare l’assistenza per la partenza degli abitanti della regione verso altre regioni del Paese», ha reso noto il vice primo ministro Khusnullin, che ha una responsabilità speciale per la Russia meridionale e la Crimea. Confermando, di fatto, che la situazione non è sotto controllo. Anzi, secondo l’intelligence britannica, i filorussi si starebbero preparando al combattere anche nel capoluogo.

La ritirata completa da Kherson sarebbe un duro colpo per l’esercito di Putin, perché limiterebbe l’accesso alla Crimea, alimentando le speranze degli ucraini di riprendersi anche la penisola, che Vladimir Putin considera irrinunciabile.

In questo quadro si può leggere l’intensificazione dell’offensiva su quasi tutto il resto del Paese. Gli ucraini hanno denunciato attacchi in 40 città in appena 24 ore, anche della regione di Kiev, colpita da droni kamikaze, mentre diverse esplosioni sono state segnalate nelle regioni occidentali, come Leopoli e Ternopil. A sud la città di Mykolaiv è stata pesantemente bombardata per tutta la notte, riducendo in macerie anche un edificio residenziale di cinque piani. E provocando, si teme, diverse vittime civili, perché sono stati trovati due corpi e si contano sette dispersi.

Tra l’altro per diverse ore si è temuto il peggio per un bambino di 11 anni, che alla fine è stato estratto vivo dai detriti. Gli ucraini hanno ribattuto colpo su colpo, continuando a sfidare i russi anche sul loro territorio. Nella regione di Belgorod è stato distrutto un deposito di munizioni ed è stato colpito un condominio nel capoluogo, hanno denunciato le autorità locali.

A Kiev, nel frattempo, si canta già vittoria. Secondo lo Stato Maggiore, le forze russe hanno iniziato a ricevere dai vertici militari l’ordine di sospendere le operazioni offensive su diversi fronti, in particolare nella regione di Donetsk. A causa del basso morale dei rinforzi recentemente arrivati, dei numerosi atti di diserzione da parte delle nuove reclute e del loro rifiuto di eseguire gli ordini. Quanto a Mosca, i segnali lanciati dal Cremlino sono ambigui, quasi a confermare che le cose si stanno complicando. Dmitry Peskov, parlando con i giornalisti, ha spiegato che «l’operazione militare speciale continua, ma – ha aggiunto – la Russia è aperta al dialogo per raggiungere i suoi scopi, che non sono cambiati». Una nuovo gesto distensivo, nel giorno del faccia a faccia tra Putin e il presidente turco Recep Tayyp Erdogan. Che lo zar considera l’unico leader in grado di favorire una mediazione. 

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