La commissione d’inchiesta della Camera degli Stati Uniti incaricata di indagare sull’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 non ha trovato prove che il Dipartimento della Difesa abbia intenzionalmente ritardato il dispiegamento della guardia nazionale il giorno dell’attacco.
Lo si legge nella relazione finale di 845 pagine, da cui emerge, in base alle testimonianze raccolte, che alcuni al Pentagono nutrivano reali preoccupazioni – e consigliavano cautela – che il presidente Trump potesse impartire un «ordine illegale» di impiegare militari a sostegno dei suoi sforzi per ribaltare le elezioni.
Il rapporto è basato su oltre 1.000 interviste, documenti raccolti tra cui e-mail, messaggi, tabulati telefonici e un anno e mezzo di indagini. La commissione d’inchiesta raccomanda al Congresso di approvare un «meccanismo formale» che impedisca all’ex presidente di ricandidarsi, in nome del 14esimo emendamento che esclude coloro che si sono «impegnati in un’insurrezione» o abbiano «aiutato i nemici della Costituzione».
I membri della commissione chiedono che Trump sia incriminato per quattro reati: istigazione all’insurrezione, ostruzione a una procedura ufficiale del Congresso, tentata frode ai danni degli Stati Uniti e cospirazione per presentare false testimonianze elettorali al Congresso e agli archivi nazionali. Le raccomandazioni non sono vincolanti, ma è il dipartimento di Giustizia, che sta già conducendo le proprie indagini, a poter agire.
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