Una situazione molto incerta e l’ultimo disastro della diga ha provocato grandi danni sia sul versante ucraina che su quello controllato dai russi.
Il crollo della diga di Kakhovka ha «pesantemente compromesso» il canale della Crimea del Nord, principale fonte di acqua dolce della penisola occupata.
È quanto si legge nell’aggiornamento quotidiano dell’intelligence britannica. «Il canale attinge l’acqua dal bacino di Kakhovka, da un ingresso più in alto rispetto al letto del serbatoio», spiega il rapporto. «Al 9 giugno il livello dell’acqua nel bacino era probabilmente sceso al di sotto del livello dell’ingresso e l’acqua smetterà presto di defluire in Crimea» si legge.
Tuttavia, prosegue il rapporto, «è probabile che le autorità russe soddisfino il fabbisogno idrico della popolazione utilizzando serbatoi, razionando l’acqua, scavando nuovi pozzi e consegnando acqua in bottiglia dalla Russia».
Inoltre, aggiunge il rapporto, «le comunità sia sul lato russo sia su quello ucraino del fiume Dnipro inondato stanno affrontando una crisi igienico-sanitaria con un accesso limitato all’acqua pulita e un aumento del rischio di malattie trasmesse dall’acqua».