Il "metodo Wagner" è nato in Siria ma il mondo l'ha dimenticato
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Il "metodo Wagner" è nato in Siria ma il mondo l'ha dimenticato

Per anni, le attività dell'esercito privato russo in Siria, Libia e Sudan hanno fornito al Cremlino la copertura per intervenire in altri Paesi. 

Il "metodo Wagner" è nato in Siria ma il mondo l'ha dimenticato
Gruppo Wagner
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

27 Giugno 2023 - 13.47


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Il metodo del Gruppo Wagner è nato in Medio Oriente

Per anni, le attività dell’esercito privato russo in Siria, Libia e Sudan hanno fornito al Cremlino la copertura per intervenire in altri Paesi. 

Quello in corsivo è il titolo di una documentata analisi di una delle firme storiche di Haaretz: Zvi Bar’el. In neretto la spiega del sommario.

“Una delle battaglie più importanti e sconcertanti della guerra civile siriana  – annota Bar’el – è iniziata in un giacimento petrolifero nel febbraio 2018. I Marines e i Berretti Verdi statunitensi che sostengono le forze curde nel nord della Siria erano in missione per proteggere l’impianto, originariamente di proprietà della società statunitense Conoco, vicino a Deir el-Zur.
Hanno ricevuto informazioni di intelligence sull’intenzione delle forze governative siriane di attaccare e prendere il controllo dell’impianto. In breve tempo, sono stati avvistati 25-30 furgoni e camion con a bordo centinaia di uomini armati di mitragliatrici e altre armi che correvano verso l’installazione statunitense.
La battaglia del 2018 in Siria è stata la prima volta che le forze russe si sono impegnate direttamente con le forze statunitensi da prima della Guerra Fredda.
Un gruppo di aerei statunitensi, tra cui elicotteri, droni e caccia stealth F-22, coordinati con forze di terra esperte, hanno respinto l’attacco. L’attacco si è concluso in circa quattro ore, con 200-300 morti. La maggior parte erano combattenti del Gruppo Wagner, l’esercito privato russo attivo in Siria dal 2015. C’è voluto tempo prima che la Russia ammettesse finalmente che i morti erano “cittadini russi”. In seguito è emerso che la Russia aveva esercitato forti pressioni sulle famiglie dei morti affinché non parlassero dell’incidente o della morte dei loro parenti in Siria. Per un certo periodo, la Russia ha negato di aver impiegato le unità del Gruppo Wagner in Siria, o addirittura che tale forza esistesse.

Secondo la versione russa degli eventi, la battaglia si è svolta tra le forze americane e siriane senza alcun coinvolgimento del Cremlino. Il Gruppo Wagner avrebbe continuato a combattere per gli interessi russi, fino a quando il suo leader, Prigozhin, ha dichiarato una ribellione contro il Cremlino venerdì scorso. Prigozhin ha iniziato una marcia su Mosca ma si è ritirato, raggiungendo un accordo che lo vedrà esiliato in Bielorussia ed eviterà il processo.

La battaglia del 2018 in Siria è stata la prima volta che le forze russe si sono impegnate direttamente con le forze statunitensi da prima della Guerra Fredda. Ma non è stato il primo fallimento delle truppe russe in Siria. La società madre del Gruppo Wagner è un appaltatore militare russo chiamato Corpo Slavo, registrato a Hong Kong. La storia dell’organizzazione risale alla mobilitazione nel 2013 di 270 “volontari” per operazioni di sicurezza nei giacimenti petroliferi vicino a Palmira.

Queste forze, comandate da Dmitry Utkin, sono state sconfitte in un confronto con le forze dell’Isis che controllavano la città. Utkin, il cui soprannome militare era “Wagner”, era un generale in pensione decorato con una vasta esperienza di combattimento che si è unito alla società di sicurezza per un salario elevato. Dopo la sconfitta a Palmira, è tornato a Mosca e ha iniziato a formare il Gruppo Wagner, con il finanziamento di Prigozhin.
Due anni dopo, dopo aver mobilitato con successo diverse migliaia di combattenti, Utkin è tornato in Siria. Nel marzo dello stesso anno si è trovato al fronte a Palmira, alla guida di una forza combinata di centinaia di suoi combattenti e di soldati siriani fedeli al presidente Bashar al-Assad. Palmira è stata strappata al controllo dell’Isis, ma le forze di Wagner hanno perso centinaia di combattenti durante i combattimenti durati un mese.


La Siria è stata oggetto di controversie tra Utkin e il Gruppo Wagner da una parte e l’establishment militare russo dall’altra. Poche settimane prima del fallimento dell’offensiva a Deir el-Zur, era stato firmato un accordo tra il gruppo Evro Polis, legato al Gruppo Wagner e anch’esso di proprietà di Prigozhin, e la compagnia energetica statale siriana. L’accordo concedeva alla società il 25% di tutte le entrate derivanti dal petrolio e dal gas prodotti nei giacimenti petroliferi sequestrati e ceduti al regime.


Tra i vertici russi si è sviluppato un disaccordo sull’utilizzo del Gruppo Wagner in Siria. Gli ufficiali militari vedevano il gruppo principalmente come un concorrente, nonostante la sua partecipazione all’occupazione della penisola di Crimea nel 2014. In un libro e in alcune interviste, Marat Gabidullin, un ex comandante del Gruppo Wagner che si è dimesso, descrive la delusione interna e la frustrazione per la qualità dell’assistenza militare russa. Ha detto che la Russia aveva promesso carri armati, armi e attrezzature. Ciò che è arrivato era di qualità inferiore e ottenuto solo dopo aspre discussioni con i leader militari. Ha anche descritto la profonda corruzione che si era diffusa tra i ranghi dei combattenti. “Non c’era nulla di ideologico nella guerra in Siria”, ha detto. “Era tutta una questione di soldi. … I comandanti intascavano i soldi che erano destinati ai soldati, e i soldati facevano razzie, saccheggiavano e rubavano anche oggetti d’antiquariato che si trovavano nella zona”.
Secondo Gabidullin, nel caso del Gruppo Wagner, “combattenti” è un termine glorificato per le bande di uomini che venivano prelevati dalle prigioni, sottoposti a un corso di addestramento accelerato di una settimana e mandati a combattere. A questi drappelli veniva promesso uno stipendio iniziale di quasi 4.000 dollari al mese e condizioni facili, senza dover combattere in battaglie pericolose.

In Siria, il Gruppo Wagner è stato coinvolto nell’uccisione di disertori dell’esercito di Assad. I metodi includevano le decapitazioni, come dimostrano i video diffusi sui social media. Nella fase successiva, i “volontari” siriani addestrati dai comandanti del Gruppo Wagner sono stati inviati al fronte nella guerra civile libica.

A loro sono stati promessi buoni stipendi e una vita facile. Molti sono tornati nelle bare e la mobilitazione è diminuita. Nel frattempo, i gruppi di combattimento sono stati inviati anche in Sudan, dove hanno collaborato con Mohamed Hamdan Dagalo, che sta combattendo contro Abdel Fattah Burhan, capo dell’esercito e leader de facto del Paese.
Secondo quanto riportato in Sudan, il Gruppo Wagner ha fornito a Dagalo missili terra-aria e altri aiuti militari in cambio del permesso di gestire le miniere d’oro che Dagalo controlla. Su tutti questi fronti, le attività del Gruppo Wagner hanno fornito una buona copertura al Cremlino, che ha potuto affermare che la Russia non era coinvolta nei combattimenti in Medio Oriente.
Si è così creata una catena alimentare in quei Paesi. Si partiva dal Cremlino, si passava attraverso il Gruppo Wagner e poi alle milizie locali. Questo ha permesso la creazione di forze militari alternative e non ufficiali. Queste forze hanno creato una dipendenza reciproca tra loro e i regimi locali, fornendo alla Russia un’importante leva per influenzare le politiche di questi Paesi”.


Un report dettagliato

E’ quello di Leonardo Bianchi per Valigiablu: “Subito prima dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina – annota Bianchi –  alcuni funzionari dell’intelligence occidentale avevano detto al New York Times che circa 300 membri della compagnia erano entrati nelle sedicenti “repubbliche popolari” di Donetsk e Lugansk – sia per condurre falsi attentati e incolpare gli ucraini, sia per supportare i separatisti (come del resto avevano fatto nel 2014). Secondo un mercenario intervistato dalla Bbcsempre nel periodo antecedente l’invasione, molti veterani della Wagner erano stati contatti su Telegram e invitati a partecipare metaforicamente a un “picnic in Ucraina” per assaggiare il ‘Salo’(la pancetta di maiale, un piatto tipico ucraino). Lo stesso aveva poi parlato dell’intensificazione della campagna di reclutamento in vista dell’aggressione dell’Ucraina.

Movimenti di soldati della Wagner si sono registrati anche in Africa. Il sito HumAngle, fondato dai giornalisti nigeriani Obiora Chukwumba e Ahmad Salkida, ha riportato che diversi membri del gruppo hanno lasciato la Repubblica Centrafricana all’inizio di marzo. In un’intervista a The Voice of America, il generale americano Stephen Townsend (comandante dello U. S. Africa Command), ha parlato di “reclutamento” di mercenari russi in Libia.

L’8 marzo 2022 è emersa la prima prova della loro presenza sul campo. La pagina Facebook del Direttorato dell’intelligence militare ucraina ha postato la foto di una strana targhetta militare: su un lato si vede un indirizzo mail e un numero siriano; sull’altro c’è la scritta “per piacere aiutateci e contattateci” in inglese, francese e arabo.

Nel testo d’accompagnamento si sostiene che la targhetta in questione appartiene a un mercenario della Wagner, i cui membri – prosegue il post – “stanno morendo” e “combattendo insieme all’esercito dell’aggressore”.  Il 22 marzo, una fonte del Pentagono ha confermato che “il gruppo Wagner è attivo in Ucraina, e pensiamo che stazionino soprattutto nell’area del Donbass”.

Tuttavia, è difficile conoscere appieno il numero reale di mercenari impiegati in Ucraina le loro attività sul campo. Del resto, ha detto la ricercatrice Aaanu Adeove a iNews le compagnie militari private sono tendenzialmente “organizzazioni molte oscure” che si muovono nella zona d’ombra informativa creata dalla cosiddetta “nebbia di guerra (‘fog of war’).Nel caso specifico c’è un ulteriore elemento di complessità: sulla carta, il gruppo Wagner non esiste nemmeno.

L’ascesa delle compagnie private militari nella Russia di Putin

La prima cosa da capire del gruppo Wagner, ha scritto Amy Mackinnon su Foreign Policy, è che “non c’è nessun gruppo Wagner” – a partire dal punto di vista legale. La legislazione russa proibisce esplicitamente le compagnie militari private e, almeno a parole, non ha alcuna tolleranza verso i mercenari.

Da un punto di vista sostanziale, continua Mackinnon, più che un’entità monolitica è una rete di affaristi e gruppi di mercenari uniti da interessi economici […] e coinvolti in varie attività, tra cui la soppressione di insurrezioni e proteste pro-democrazia, la diffusione di disinformazione, lo sfruttamento di miniere di oro e diamanti, e naturalmente le operazioni militari.

Ma come si è arrivati a questo punto? E qual è il vero ruolo del “gruppo Wagner” all’interno dell’apparato di potere putiniano? E cosa differenzia questa compagnia militare privata russa da quelle di altri paesi, tipo l’americana Blackwater?

La nascita, come detto, risale al 2014 nell’Ucraina dell’est – ma il modello di riferimento è ancora più risalente, essendo il prodotto dell’inestricabile intreccio tra l’interesse pubblico e gli interessi privati nella Russia post-sovietica.

In particolare, ricostruisce un paper di Candace Rondeaux pubblicato sul sito New America, le basi per l’ascesa delle compagnie private militari russe vengono gettate negli anni Novanta, quando l’allora presidente Boris Yeltsin permise ai colossi energetici e petroliferi (da poco privatizzati) di costruirsi dei veri e propri “eserciti privati”.

In quel periodo molti membri di corpi d’élite dell’esercito passano nel settore della sicurezza aziendale, mantenendo comunque i legami con le forze armate e soprattutto i servizi di sicurezza militari dominati dai siloviki (gli “uomini forti” fedeli a Putin).

Una delle prime compagnie a utilizzare questa formula è Anti-Terror Orel, fondata da veterani dell’intelligence militare e degli spetsnaz (corpi speciali). Negli anni Novanta, membri del gruppo Orel sono ingaggiati in Iraq per sminare i terreni e proteggere infrastrutture energetiche.

Alla fine dello stesso decennio l’ex agente del Kgb Vyacheslav Kalashnikov crea il Moran Security Group. Inizialmente si specializza in operazioni anti-pirateria nel golfo di Aden e nell’Oceano Indiano, e in seguito espande le sue attività e il proprio raggio d’azione in Iraq, Somalia, Afghanistan e altri paesi.

Dopo la prima apparizione ufficiosa nell’Ucraina dell’est, i mercenari della compagnia militare privata sono volati in Siria per combattere a fianco delle truppe governative di Bashar al-Assad e dell’esercito russo. In base a vari resoconti il “gruppo Wagner” ha contribuito alla riconquista di Palmira, ha preso parte a operazioni contro l’Isis e si è occupato della sicurezza di giacimenti petroliferi e oleodotti – in cambio, ovviamente, di una considerevole quota dei profitti.

Non solo: ha commesso diversi crimini di guerra, compresa la decapitazione del disertore dell’esercito siriano Muhammad “Hamdi Bouta” Taha al-Abdullah  (un brutale omicidio ripreso in video, su ordine di Utkin in persona); e nel 2018 si è addirittura scontrato con membri delle forze speciali statunitensi  in una battaglia di quattro ore svoltasi intorno alla centrale di gas di Conoco a Deir el-Zor, dove ha subito pesanti perdite (le stime variano dai cento ai duecento morti). Per i servizi resi in Ucraina e Siria, comunque, nel dicembre del 2016 Utkin è stato premiato con una medaglia al valore al Cremlino, alla presenza di Vladimir Putin. Oltre alla Siria, il “gruppo Wagner” è stato impiegato in vari paesi africani. Tra il 2019 e il 2020 si è unito al Libyan National Army (“Esercito nazionale libico”) del generale Khalifa Haftar, partecipando al fallito assedio di Tripoli e all’offensiva contro il premier Fayez al-Serraj e il Governo di accordo nazionale. Una inchiesta della Bbc, resa possibile dal ritrovamento di un tablet appartenente a un mercenario di Wagner, ha rivelato che anche in Libia la compagnia privata militare si è resa responsabile di crimini di guerra, tra cui l’uccisione indiscriminata di cittadini e prigionieri, nonché la disseminazione di mine ed esplosivi in aree civili.

Nel settembre del 2019 i mercenari russi sono arrivati in Mozambico per reprimere le milizie jihadiste di Al-Shabaab (legate all’Isis) nella regione di Cabo Delgado, ricca di gas naturale e pietre preziose. Stando al Moscow Timesl’incarico è stato affidato dal presidente Filipe Nyusi, che nell’agosto dello stesso anno era stato in visita a Mosca per siglare con Putin diversi accordi di cooperazione su energia e sicurezza.[…].

I servizi della compagnia militare privata, che comprendono anche l’addestramento dell’esercito locale, sono ripagati con contratti per la “sicurezza” delle miniere di oro e diamanti e soprattutto con le concessioni esplorative nei giacimenti, stipulate con aziende riconducibili all’oligarca russo…”.

Il dossier Onu

Secondo gli analisti della Nazioni Unite, contractor militari russi sono impegnati in Libia in operazioni “su vasta scala” — dal training al fronte — per sostenere le ambizioni politiche armate di Haftar.  Ci sarebbero tra gli 800 e i 1200 uomini del gruppo Wagner, che operano attivamente in Libia almeno dal 2018. Tra questi ci sono anche una quarantina di cecchini in prima linea sul fronte tripolino. Sono ex forze speciali che mesi fa hanno fatto la differenza pro-Haftar, e da quando hanno un po’ allentato le attività il capo miliziano dell’Est ha iniziato a indietreggiare.

Nel report ci sono le immagini di questi professionisti della guerra e prove tecniche circostanziali, come la presenza in Libia di granate Vog-25 da 40 mm, che sono state utilizzate dagli agenti Wagner nell’Ucraina orientale e in Siria.

Quando i mercenari nazi-nazionalisti della Wagner si esercitavano a depredare, massacrare, stuprare in Siria, replicando in Mali e Sudan e Libia, il mondo faceva finta di guardare da un’altra parte. Come da un’altra parte aveva guardato quando Putin con le sue armate perpetrava il genocidio del popolo ceceno. Così è stato. E ora temiamo di pagarne il conto. Con un Armageddon nucleare.

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