Attentato a Trump: si indaga per verificare la presenza di un secondo killer
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Attentato a Trump: si indaga per verificare la presenza di un secondo killer

Mentre il tycoon in nottata è stato dimesso e sembra stare bene - è stato ripreso mentre scende le scale del suo aereo -, proseguono le indagini sulle dinamiche dell'attentato e c'è chi ipotizza che ci potrebbe essere stato un secondo killer

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14 Luglio 2024 - 10.47


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Si chiama Thomas Matthew Crooks, di Bethel Park, Pennsylvania, il giovane di venti anni che ha sparato a Donald Trump con il suo Ar 45, un fucile d’assalto semiautomatico, prima di essere freddato dai cecchini del Secret Service. Lo ha identificato l’Fbi che ha avviato l’inchiesta. Secondo il Washington Post il ragazzo era un elettore repubblicano, iscritto nei registri del partito della Pennsylvania.

Mentre il tycoon in nottata è stato dimesso e sembra stare bene – è stato ripreso mentre scende le scale del suo aereo -, proseguono le indagini sulle dinamiche dell’attentato e c’è chi ipotizza che ci potrebbe essere stato un secondo killer: «Per ora abbiamo uno sparatore. Le indagini continueranno finché non avremo una risposta definitiva», ha commentato uno degli investigatori in una conferenza stampa.

Un’analisi dell’Associated Press di oltre una dozzina di video e foto della scena del comizio di Donald Trump, nonché di immagini satellitari del sito, mostra che chi ha sparato è riuscito ad avvicinarsi sorprendentemente al palco dove stava parlando l’ex presidente. Secondo alcuni giornalisti, il tetto su cui si era appostato era a meno di 150 metri dal palco, una distanza dalla quale un tiratore decente avrebbe potuto ragionevolmente colpire un bersaglio di dimensioni umane.

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Un video pubblicato sui social media e geolocalizzato dall’Ap mostra il corpo di una persona in mimetica grigia che giace immobile sul tetto di un edificio alla Agr International Inc., un’azienda manifatturiera di imbottigliamento appena a nord dell’area del Butler Farm Show dove si è tenuto il comizio di Donald Trump, teatro della sparatoria.

«Questa sera abbiamo avuto quello che chiamiamo un tentativo di omicidio contro il nostro ex presidente Donald Trump»: lo ha detto Kevin Rojek, l’agente speciale responsabile dell’ufficio locale dell’Fbi a Pittsburgh

Dopo la condanna dei leader del mondo occidentale, arriva la prima reazione di Mosca. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha incoraggiato gli Stati Uniti a fare un «inventario» delle loro «politiche di incitamento all’odio contro gli oppositori politici, i paesi e le persone», cogliendo l’occasione del tentativo di omicidio ai danni di Trump per denunciare il sostegno americano a Kiev.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ribadisce «la profonda vicinanza agli Stati Uniti» e condanna «la violenza che non può avere spazio nel dibattito democratico». Concetti espressi anche dal Cancelliere tedesco Olaf Scholz che ha definito l’aggressione a Trump «uno spregevole atto di violenza che minaccia la democrazia». Per il premier spagnolo Pedro Sanchez, «l’odio e la violenza non hanno spazio in una democrazia». Anche secondo il presidente indiano, Narendra Modi, «la violenza non ha posto nella politica». Infine, il presidente cinese Xi Jinping ha espresso a sua «solidarietà e compassione» nei confronti del 54esimo presidente degli Stati Uniti.

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