A un anno esatto dal terribile attacco al Crocus City Hall di Mosca, il Comitato investigativo della Russia insiste con la tesi della prima ora del Cremlino, secondo cui l’attacco terroristico del 22 marzo 2024 sarebbe stato organizzato dai servizi di un altro Paese ostile, con l’obiettivo di destabilizzare Putin.
“Sulla base delle prove raccolte, l’indagine ha concluso che l’atto terroristico è stato pianificato e organizzato dai servizi speciali di uno Stato ostile al fine di destabilizzare la situazione in Russia. Membri di un’organizzazione terroristica internazionale sono stati coinvolti nella sua commissione”, ha dichiarato la rappresentante ufficiale del Comitato investigativo, Svetlana Petrenko.
Secondo la Petrenko, “sei cittadini dell’Asia centrale, alcuni sotto pseudonimo”, sarebbero stati direttamente coinvolti nell’organizzazione dell’attacco terroristico. La portavoce ha aggiunto che gli organizzatori “sono all’estero e sono inseriti nella lista dei ricercati”.
Come si ricorderà, era il 22 marzo 2024 quando un gruppo di terroristi fece irruzione al Crocus City Hall prima dell’inizio del concerto della band Picnic. Aprirono il fuoco sui visitatori e appiccarono un rovinoso incendio.
Pesante il bilancio finale dell’attacco terroristico: 146 persone uccise, più di 500 ferite. Gli autori dell’attacco cercarono di fuggire in auto, ma furono arrestati nella regione di Bryansk. Per quell’attacco, 27 persone sono state accusate, tra cui quattro presunti organizzatori.
L’avvocato di uno degli imputati, Oleg Vlasov, alla vigilia dell’anniversario ha dichiarato che, secondo le indagini, i partecipanti all’attacco terroristico sarebbero stati reclutati dai leader dell’organizzazione terroristica Vilayat Khorasan, che fa parte dello Stato Islamico.
Secondo Vlasov, dopo l’attacco terroristico, gli attentatori si sarebbero nascosti in Ucraina solo perché convinti che “non sarebbero stati assolutamente estradati da lì”.
Subito dopo l’attacco al Crocus, fu il presidente russo Vladimir Putin ad annunciare la “pista Kiev”, aggiungendo però che la Russia non può diventare “l’oggetto di attacchi terroristici da parte dei fondamentalisti islamici”.
Da parte sua, il direttore dell’FSB, Alexander Bortnikov, dichiarò senza mezzi termini che “i neonazisti ucraini e i loro protettori occidentali” erano dietro l’organizzazione dell’attacco terroristico.
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