Roma, 11 maggio: il ''giorno del terremoto'' all'Ingv
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Roma, 11 maggio: il ''giorno del terremoto'' all'Ingv

Oggi l'Open day: quando la bufala diventa un'occasione di divulgazione scientifica

Roma, 11 maggio: il ''giorno del terremoto'' all'Ingv
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11 Maggio 2011 - 17.59


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di Michela Rossetti

11 maggio 2011. Si comincia a parlare di terremoto già in luoghi non sospetti. Quando saliamo sul taxy per andare all’Istituto di geofisica e vulcanologia (Ingv), passano appena due minuti e il tassista si gira verso di noi con un sorriso: “Visto…oggi poco traffico…hanno tutti lasciato Roma per paura del terremoto…”.

Sì. Perchè oggi è “il grande giorno”. Quello cui secondo la previsione di Raffaele Bendandi (e nulla importa che nelle carte dello studioso non compaia mai Roma e tantomeno l’11 maggio) ci sarebbe stato un catastofico terremoto che avrebbe raso al suolo la capitale.
Per l’occasione, l’Ingv ha organizzato una giornata di divulgazione scientifica sui terremoti. Un “Open day” (la prenotazione non è obbligatoria) con porte aperte dalle 10 alle 20.

“Abbiamo approfittato dell’elevata attenzione sull’argomento per illustrare le dimensioni del problema e sfatare luoghi comuni”: spiegano dall’Istituto.


Quando la “bufala” è un successo

E il successo è evidente. Dalle 10 a mezzogiorno si sono contati circa 300 ingressi. La sala di monitoraggio, dove ogni giorno i sismografi registrano circa 30 terremoti (questo è il numero medio di scosse quotidiane in Italia) risuona di domande.

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Nei corridoi è un via vai di gente costante: scolaresche, soprattutto; ma anche famiglie e ragazzi.
Sono venuto qui perchè mi sento più sicuro”: spiega sempliecemente un signore sulla sessantina. “Mia figlia non voleva andare a scuola e allora ho approfittato per farle passare una giornata in cui comunque avrebbe imparato qualcosa”: dice una mamma che tiene per mano una bambina di 10 anni.
“Raramente si vede una giornata così”: è il commento unanime dei ricercatori.
Ma anche la presenza di giornalisti e telecamere rende l’idea di quanto “il fenomeno Bendandi” sia sentito. C’è la Rai, Mediaset, diverse radio.


3mila articoli sulla previsione

“Sulla previsione di Bendandi sono stati scritti circa 3.000 articoli”: ci spiegano dall’ufficio stampa. E l’“evento” non è rimasto solo nei confini nazionali, considerando che negli ultimi giorni sono arrivate due tv tedesche e una francese.


Il fenomeno Bendandi? In Italia manca una cultura sismica

La domanda a questo punto è scontata. Com’è possibile che in tanti siano stati contagiati da una previsione inesistente e smentita con forza da ogni esperto intervistato sull’argomento?
“Purtroppo in Italia manca un’adeguata cultura sismica”: ci spiega Lucia Margheriti, primo ricercatore del Centro nazionale terremoti. “E in mancanza di strumenti d’interpretazione adeguati le informazioni possono essere facilmente distorte”.

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Il fascino delle “previsioni”, ma senza prove

Gli scienziati ripetono da anni che i terremoti non si possono prevedere. Eppure, dalla teoria dei pianeti di Bendandi passando per lo studio del radon, quello grazie a cui Giancarlo Giuliani “predette” il terremoto all’Aquila, sembra che le previsioni facciano presa.

“E’ così, ma sono teorie destituite da fondamenti scientifici”: spiega la ricercatrice. “Giuliani, per rimanere sull’esempio, non predette un terremoto all’Aquila, ma a Sulmona. Il radon è un precursore sismico importante, e le ricerche su questo elemento vanno avanti da anni. Al momento, però, non hanno alcuna possibilità di applicazione pratica per la previsione dei terremoti.
Ad oggi non possiamo prevedere dove e quando avverrà un terremoto di una certa magnitudo. Possiamo però fare delle previsioni probabilistiche: ossia stimare la probabilità che si verifichi un terremoto di una certa magnitudo in una certa area. La mappa di pericolosità sismica non è altro che questo: una previsione probabilistica di lungo termine”.

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